Oggi si vota in Ungheria
È strafavorito il primo ministro di destra Viktor Orbán, che potrebbe distanziare gli avversari di oltre 20 punti percentuali
Oggi, domenica 6 aprile, si tengono le elezioni parlamentari in Ungheria, le prime dopo l’adozione della nuova e contestata Costituzione voluta dall’attuale primo ministro Viktor Orbán ed entrata in vigore l’1 gennaio 2012. Per la prima volta nella storia post-sovietica dell’Ungheria le elezioni saranno a un turno unico, senza possibilità di ballottaggio. Il partito che viene dato per strafavorito è Fidesz, il partito di destra attualmente al governo e guidato da Orbán, che secondo gli ultimi sondaggi dovrebbe ottenere tra il 45 e il 50 per cento dei voti. Se dovesse vincere di nuovo, per Orbán sarebbe il terzo mandato consecutivo da primo ministro.
Dietro Fidesz ci sono due forze politiche che secondo i sondaggi potrebbero ottenere – insieme – un numero simile di consensi: la prima è la coalizione di centrosinistra attualmente all’opposizione, Unità, formata da cinque partiti e guidata dal leader socialista Attila Mesterhazy. I sondaggi la danno al 25 per cento circa, ma Mesterhazy ha detto di poter battere Orbán: «Non mi importa dei sondaggi, le persone hanno paura di esprimere i loro punti di vista», ha detto Mesterhazy durante una piccola manifestazione a Budapest, la capitale dell’Ungheria. La seconda forza politica che se la gioca con Unità è Jobbik, il partito di estrema destra anch’esso all’opposizione, che viene dato circa al 20 per cento. Recentemente Jobbik ha moderato alcune delle sue posizioni politiche più dure e intransigenti, una mossa che secondo alcuni esperti potrebbe avergli fatto guadagnare diversi consensi: negli ultimi sondaggi, infatti, il leader e fondatore del partito, Gabor Vona, è risultato essere il politico di opposizione più popolare del paese.
Secondo molti giornalisti ed esperti che hanno seguito le vicende politiche ungheresi in questi ultimi anni, il governo del primo ministro Orbán ha indebolito la democrazia nel paese: le opposizioni hanno accusato Fidesz di avere anche colpito i diritti civili e la libertà di espressione. Gordon Bajnai, ex primo ministro “tecnico” della coalizione formata da socialisti e liberali, ha detto: «Le elezioni saranno libere nel senso che si può votare in un seggio, e il voto rimane segreto, ma niente di più. Orbán sta provando a costruire un paese post-sovietico sul modello dei paesi dell’Asia Centrale, dell’Ucraina o della Bielorussia».
Le opposizioni hanno anche accusato la nuova legge elettorale di introdurre una serie di novità funzionali ad aumentare il consenso del partito al governo: per esempio favorirebbe la creazione di “partiti istantanei”, pagati con i soldi pubblici e usati per confondere gli elettori e dividere il voto anti-governativo; inoltre avrebbe disegnato nuovi distretti elettorali e aumentato i controlli sulla televisione di stato e la radio con l’obiettivo di favorire Fidesz. Secondo il partito di governo, invece, le misure adottate sono state necessarie per sradicare del tutto gli ultimi elementi di comunismo presenti nel paese, e per rispettare la soglia del 3 per cento di deficit sul PIL imposta dall’Unione Europea all’economia ungherese.
Le ultime elezioni parlamentari del 2010 furono vinte dall’attuale primo ministro Orbán con una maggioranza larghissima, che gli permise di ottenere i due terzi dei seggi in Parlamento e di approvare alcune contestate modifiche alla Costituzione nel marzo del 2013 (le novità introdotte, tra cui importanti limitazioni al potere della Corte Costituzionale sulle leggi approvate dal Parlamento, furono giudicate dall’Unione Europea e dagli Stati Uniti “antidemocratiche”). Orbán aveva fatto campagna elettorale usando una retorica moto dura contro l’Unione Europea, il Fondo Monetario Internazionale e il comunismo, che secondo lui minaccia ancora il paese e ha infiltrato l’opposizione di centrosinistra.