Davvero Pavese sgridò Einaudi?
No, al contrario di ciò che suggerisce una vecchia lettera che circola molto sui social network: manca un pezzo della storia
Da qualche giorno circola molto sui social network un estratto di una lettera che lo scrittore italiano Cesare Pavese scrisse il 14 aprile 1942 all’editore Giulio Einaudi. Nella lettera Pavese si lamenta dello “sfruttamento integrale” dei dipendenti della casa editrice, accusando Einaudi di avergli offerto troppo poco – sei sigari – come anticipo in cambio dell’introduzione a una voce enciclopedica. La lettera viene descritta come la reazione di Pavese allo sfruttamento a buon mercato del lavoro intellettuale: un tema tutt’ora molto attuale.
A Giulio Einaudi, Torino.
Torino, 14 aprile 1942
Spettabile Editore,
Avendo ricevuto n. 6 sigari Roma – del che Vi ringrazio – e avendoli trovati pessimi, sono costretto a risponderVi che non posso mantenere un contratto iniziato sotto così cattivi auspici. Succede inoltre che i sempre rinnovati incarichi di revisione e altre balle che mi appioppate, non mi lasciano il tempo di attendere a più nobili lavori. Sì, Egregio Editore, è venuta l’ora di dirVi, con tutto il rispetto, che fin che continuerete con questo sistema di sfruttamento integrale dei Vostri dipendenti, non potrete sperare dagli stessi un rendimento superiore alle loro possibilità.
C’è una vita da vivere, ci sono delle biciclette da inforcare, marciapiedi da passeggiare e tramonti da godere. La Natura insomma ci chiama, egregio Editore; e noi seguiamo il suo appello.
Fatevi fare il Bini da un altro.
Cordialmente. C. Pavese
La lettera è tratta dal libro “Cesare Pavese” di Franco Vaccaneo, Gribaudo Editore (2011). La pagina che circola sui social network però è incompleta, e la parte successiva chiarisce che la lettera era volutamente spiritosa.
Questa lettera scherzosa risponde a un’altrettanto scherzosa lettera-contratto di Giulio Einaudi, datata 4 febbraio, che riportiamo qui di seguito:
Egregio Signore,
Siamo a proporVi di curare per la «Biblioteca universale» dello Struzzo il Manoscritto di un prigioniero di Carlo Bini, corredato da una introduzione inquadratrice e delle note essenziali.
Certi che il nome dell’insigne curatore (oltre al centenario della morte di Bini) sarà sufficiente ad assicurare il successo del volume, osiamo proporVi come anticipo su un compenso a forfait di L. 800, n. 6 Sigari Roma che Vi saranno portati di persona dal nostro Titolare alla sua prossima venuta costì.
Grati se vorrete favorirci un cenno di conferma, Vi porgiamo i nostri più rispettosi saluti.
Giulio Einaudi
D’altra parte è noto che Cesare Pavese e Giulio Einaudi ebbero un lungo e proficuo rapporto di amicizia e collaborazione. Già negli anni Trenta Pavese iniziò a collaborare con la casa editrice di Einaudi, che nel 1941 pubblicò il suo primo romanzo, “Paesi tuoi”. Nel 1942, l’anno della lettera di cui sopra, Pavese fu assunto proprio da Einaudi – “con il doppio dello stipendio sulla base del contratto nazionale collettivo di lavoro dell’industria”. È vero invece che in un’altra occasione, nel 1946, Pavese si lamentò con Einaudi del ritardo nel pagamento degli stipendi da parte della casa editrice.