La chiusura del quotidiano Pagina99
La racconta Roberta Carlini, uno dei direttori dimissionario: continuerà sul Web e nella versione cartacea del weekend
Roberta Carlini, co-direttrice del giornale Pagina99, ha spiegato in un articolo pubblicato sulla versione online del giornale i motivi della chiusura del quotidiano cartaceo, già annunciata in un editoriale dello scorso 27 marzo. Pagina99 continuerà a essere pubblicato in versione online, e in versione cartacea soltanto nel weekend (Pagina99We, che uscirà il sabato e resterà in edicola per tutta la settimana). Carlini ha anche annunciato le sue dimissioni da direttore e ha fatto un bilancio dei 35 numeri cartacei di Pagina99 usciti in edicola, interrogandosi anche su temi che riguardano il dibattito più generale sul futuro del giornalismo, e chiedendosi se serva “un giornale quotidiano di carta, oggi” e se ci sia spazio per “un giornale nuovo, che non possa appoggiarsi sulle spalle dei giganti del passato”.
Nell’editoriale dello scorso 27 marzo, il co-direttore Emanuele Bevilacqua aveva scritto: “Le nostre risorse sono quelle di un piccolo ecosistema dove si ricerca e si sperimenta. E come succede per tutti gli esperimenti, alcune strade vanno abbandonate e ci si concentra su quelle più promettenti”.
Carta canta, si suol dire. E in effetti a volte la carta canta. È successo per le sedici pagine di carta del pagina99 quotidiano che abbiamo mandato in edicola per 35 numeri. Tranquilli, questo non è un obituary: sarebbe fuori luogo, visto che l’impresa di pagina99 continua, sia sulla carta, con il settimanale che resta in edicola più forte di prima, che sul web, dove del resto ha mosso i primi passi dai primi giorni di quest’anno. Non un addio, dunque, ma un mini-bilancio, che sento di dovere a me e a chi legge, visto che mi sono curata abbastanza del quotidiano, e con la sua chiusura esco anche dalla direzione di pagina99 weekend e web.
Dicevo, carta canta. Nel senso che: non le manda a dire, le scodella proprio tutte. E l’edicola canta inequivocabilmente, dicendo a chi giorno per giorno va a chiedere “il voto” ai lettori se un numero sufficiente di persone ha deciso di sborsare quell’euro e mezzo o no. E’ il bello e il brutto dell’edicola: si va al mercato tutti i giorni e si rischia, c’è chi vive di rendita e questo rischio non se l’è preso mai, ma qui a pagina99, l’abbiamo detto dall’inizio, siamo contro le rendite. Quindi, non c’è tanto da girarci intorno: quel giornale non è piaciuto abbastanza.
Si potrebbe dire: forse con più tempo a disposizione (beh 35 numeri è un record storico), forse con un po’ di promozione, forse con più pubblicità, forse con una migliore diffusione… Oppure: forse se era più di sinistra, forse se era più di destra… Si potrebbe dire, si potrà. Ma per me non è questo il punto, qui. Il punto è: serve un giornale quotidiano di carta, oggi, anno 2014? E c’è spazio per un giornale nuovo, che non possa appoggiarsi sulle spalle dei giganti del passato? Si lo so, su questo si stanno rompendo la testa giornalisti editori e affini in tutto il mondo, e non sarò certo io a dare contributi decisivi alla risposta. Però posso dare alcune piccole sensazioni soggettive e parziali.
Il lancio di pagina99 – per me un ritorno full time al quotidiano cartaceo, postaccio che non frequentavo da diversi anni – è stato entusiasmante, divertente, pericoloso, funambolico. E dalle funi si cade, anche, consapevoli del fatto che era in fondo un esperimento, e, come è stato scritto qui, quando in laboratorio un esperimento dice che una cosa non va, si cambia strada. Però a me quell’esperimento ha detto anche altre cose. Per esempio che “carta canta”, non solo nel senso del verdetto dell’edicola, ma anche nel senso sonoro e ritmico dell’espressione.
Attenzione, non è una dichiarazione nostalgica: lavoro nella comunicazione sul web da diversi anni, so benissimo che l’informazione si fa, si vive e si consuma in tanti modi, con tanti mezzi, di continuo e con inondazione crescente. Ma dover stampare tutte le sere un discreto numero di caratteri impaginati e messi in ordine, dà un ritmo, appunto, quotidiano: di chi tutte le sere, verso una cert’ora, deve tirare una riga, e dire “questo sì questo no”, “questo così questo cosà”, “questo di più, questo di meno”, “questo prima, questo dopo”….
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