Un altro terremoto in Cile
Di magnitudo 7.6, dopo quello molto forte di martedì: non ha causato grossi danni ma ha rallentato i soccorsi nel nord del paese, mentre si cercano decine di detenute evase
A circa 24 ore di distanza dal terremoto di magnitudo 8.2, giovedì 3 aprile nel nord del Cile si è verificata una nuova forte scossa di magnitudo 7.6 alle 23:43 locali, le 4:43 del mattino in Italia. Pochi minuti dopo è stato diffuso un avviso di allerta per la probabile formazione di uno tsunami, che è stato mantenuto fino all’arrivo sulle coste del Cile e del Perù di ondate che non hanno superato i 70 centimetri di altezza. Tra le persone che sono state evacuate per motivi di sicurezza in seguito al nuovo terremoto c’era anche il presidente del Cile, Michelle Bachelet, che era da poco arrivata nella zona di Iquique, nella Regione di Tarapacá, per verificare di persona l’entità dei danni causati dalla scossa di martedì notte.
Dopo il terremoto di magnitudo 7.6 non sono stati segnalati particolari danni agli edifici. Oltre a essere stata avvertita nel nord del Cile, la scossa è stata sentita in parte del Perù meridionale. In alcune città peruviane lungo il confine cileno migliaia di persone sono uscite dagli edifici in cui si trovavano, attendendo in strada la fine del terremoto.
Il terremoto di martedì notte di magnitudo 8.2 ha causato la morte di sei persone e ha danneggiato circa 2.600 edifici, soprattutto nella zona della città di Iquique, che si trova lungo la costa. La scossa ha portato alla formazione di uno tsunami con onde alte fino a 2 metri, che hanno causato grandi danni nell’area portuale della città e in altri paesi costieri. Circa un milione di persone sono state evacuate per precauzione in vista dello tsunami e le operazioni di evacuazione si sono svolte senza particolari problemi, cosa per cui si è molto complimentata Bachelet.
Le scosse hanno causato danni ad alcune strade, interrotto le linee elettriche e quelle telefoniche. Si stima ci siano ancora decine di migliaia di persone senza corrente elettrica, ma ci sono squadre già al lavoro per ripristinare i servizi.
A Iquique le persone detenute in un carcere femminile hanno approfittato dell’emergenza causata dal terremoto per evadere. Si stima siano scappate quasi 300 detenute e che 131 di queste siano volontariamente tornate verso il carcere dopo la fine del terremoto. L’esercito inviato per assistere la popolazione nella zona si sta anche occupando della ricerca delle altre persone evase.
Per la sua posizione e la sua conformazione geografica, il Cile è particolarmente esposto ai terremoti. Nel febbraio del 2010 una scossa di magnitudo 8.8 seguita da uno tsunami causò la morte di almeno 500 persone. Nel maggio del 1960 il terremoto di Valdivia di magnitudo 9.5 causò la morte di circa 3mila persone.