Nudi o quasi, a l’Aquila
Il progetto del fotografo Paolo Porto, che ha infilato corpi tra le rovine a cinque anni dal terremoto
Paolo Porto è un fotografo dell’Aquila che nella sua carriera ha fatto cose diverse, ha vinto una volta un premio dell’importante concorso World Press Photo (ma non gli è servito a niente, dice lui) e ha spesso lavorato col movimento di corpi umani, di attori, di ballerini, di modelli e modelle. Dal terremoto dell’Aquila del 2009 – saranno passati cinque anni il 6 aprile – ha provato a mostrare com’è la sua città con scelte creative e di reportage insieme, associando modelle e ambienti devastati, appuntellati, trascurati, tuttora terremotati. Per cercare – come dice esplicitamente – di attirare l’attenzione sull’Aquila, dove l’attenzione arriva ritualmente a ogni anniversario e sparisce poco dopo: mostrando i luoghi intorno ai soggetti e introducendo – letteralmente – i soggetti nei luoghi (“porta un nuovo vivere all’interno dei luoghi e degli spazi”, spiega Rai Arte) indicati poi su una mappa.