Umberto Eco racconta Le Goff
Su Repubblica, dopo la morte a 90 anni del grande storico francese
Lo storico e intellettuale francese Jacques Le Goff è morto ieri, martedì 1 aprile, nella sua casa di Parigi: aveva 90 anni ed era malato da tempo. Fu uno dei più grandi studiosi e innovatori della storiografia europea, in cui introdusse l’idea di un Medioevo non solo inteso come età oscura, quella di una storia in movimento che non è solo il racconto di un avvenimento dopo l’altro e quella di una ricerca che tiene conto anche delle altre scienze sociali.
Le Goff ebbe diversi rapporti con l’Italia, non solo come tema di studi. Collaborò alla «Storia d’Italia» di Einaudi, curò una collana per Laterza e ebbe rapporti di amicizia con molti storici e intellettuali italiani, in particolare con Umberto Eco: partecipò, come esperto, anche alla trasposizione cinematografica del suo libro “Il nome della Rosa”. Umberto Eco, su Repubblica di mercoledì, ricorda Le Goff come un intellettuale unico «tra i tanti e insigni studiosi» che ha prodotto la Francia:
È scomparso Jacques Le Goff. Aveva novant’anni, e a molti potrà sembrare un’età ragionevole, ma dopo la morte della moglie, trauma che lo aveva letteralmente sconvolto e da cui non si era mai liberato, aveva passato gli ultimi anni immobilizzato in casa, senza poter camminare, anche se la testa gli funzionava ancora benissimo e non cessava di lavorare e pubblicare, muovendosi con apparati di sostegno, senza incespicare, tra i grattacieli di libri che, non potendo essere ospitati negli scaffali, si ergevano come una dotta Manhattan nel suo appartamento minuto.
La Francia ha prodotto tanti e insigni studiosi del Medioevo, e basti pensare perla storia della filosofia a Etienne Gilson, per la storia dell’arte a Émile Mâle o a Henri Focillon, per la storiografia a Pirenne o a Duby, ma Le Goff è stato un interprete personalissimo di questa grande vocazione francese.