Forse non sapremo mai cosa accadde al volo MH370
Le ricerche e le indagini sono riprese anche oggi, cresce lo scetticismo, e si comincia a lavorare alle cause di risarcimento
Nelle prime ore di mercoledì 2 aprile, al largo delle coste occidentali dell’Australia sono riprese per l’ennesimo giorno le ricerche del volo MH370 di Malaysia Airlines, scomparso l’8 marzo mentre sorvolava il Golfo di Thailandia in viaggio dalla Malesia verso la Cina. Alle operazioni di ricerca stanno partecipando dieci aeroplani da ricognizione e diverse navi, impegnate nell’area dell’Oceano Indiano dove si pensa sia precipitato l’aereo, dopo avere viaggiato per circa 6mila chilometri su una rotta completamente diversa da quella che avrebbe dovuto seguire per raggiungere Pechino. Dopo 25 giorni di ricerche, gli addetti iniziano a essere molto scettici sulla possibilità di recuperare qualcosa del Boeing 777, che trasportava a bordo 239 persone, per lo più di origini cinesi.
Senza un perché
Il capo della polizia della Malesia, Khalid Abu Bakar, ha spiegato ai giornalisti che le indagini sull’incidente al volo MH370 potrebbero “andare avanti e avanti” per un numero imprecisato di giorni, perché è necessario “fare chiarezza su qualsiasi piccolo dettaglio”. Ha poi aggiunto che “alla fine delle indagini, potremmo non arrivare nemmeno a conoscere la vera causa” della scomparsa dell’aeroplano.
A oggi non si sa perché il volo abbia cambiato rotta, andando verso ovest invece che verso est mentre si trovava sul Golfo di Thailandia, né perché dopo avere raggiunto lo Stretto di Malacca abbia iniziato a viaggiare per ore verso sud, finendo il suo viaggio sull’Oceano Indiano. L’ipotesi che sembra convincere di più le autorità malesi continua a essere quella di una scelta deliberata da parte di qualcuno a bordo per cambiare la rotta, anche se non è chiaro a quale scopo: se per rispondere a una emergenza o per dirottare l’aereo verso un’altra destinazione.
Khalid Abu Bakar ha spiegato che sono state interrogate più di 170 persone, tra parenti e amici dei membri dell’equipaggio, senza trovare particolari indizi. Le indagini hanno anche riguardato gli eventuali precedenti dei passeggeri, le aziende che avevano preparato e caricato sull’aereo i pasti da servire in volo e le società che si erano occupate di caricare la stiva del Boeing 777.
“Buonanotte”
Martedì 1 aprile il governo della Malesia ha pubblicato la trascrizione integrale delle ultime comunicazioni avvenute tra i piloti del volo MH370 e un centro del controllo del traffico aereo a terra. Le parole pronunciate nell’ultimo contatto radio sono diverse da quelle comunicate pochi giorni dopo la scomparsa dell’aereo dalle stesse autorità malesi. All’1:19 di notte il controllo del traffico aereo ricevette questa comunicazione: “Buonanotte, Malaysian Tre Sette Zero”. In precedenza era stato annunciato che le ultime parole trasmesse dal volo MH370 erano state “Tutto bene, buonanotte”. Il “tutto bene”, che a molti era parso eccessivamente informale come comunicazione a terra, nelle trascrizioni non c’è.
Si tratta probabilmente di un dettaglio di poco conto, ma sta comunque costando nuove critiche alle autorità malesi, duramente criticate negli ultimi giorni per come hanno condotto le operazioni di ricerca e le indagini legate al volo scomparso. Le critiche più dure sono arrivate dai parenti dei passeggeri, che in un mese hanno spesso ricevuto notizie contraddittorie o per lo meno incomplete dal governo e dalla polizia della Malesia.
Gli investigatori stanno analizzando da giorni le ultime comunicazioni vocali tra il volo MH370 e il controllo del traffico aereo: vogliono capire se alla radio ci fosse effettivamente il pilota, o il suo primo ufficiale, oppure se i comandi fossero stati assunti da un’altra persona, forse un dirottatore.
Risarcimenti
A Pechino (Cina), dov’è riunita la maggior parte delle famiglie in attesa di informazioni sui loro parenti che erano a bordo del volo MH370, e a Kuala Lumpur (Malesia) alcuni studi legali hanno iniziato a contattare i familiari dei passeggeri per proporre loro di fare causa alla compagnia aerea Malaysia Airlines, al produttore di aeroplani Boeing e se necessario ad alcuni suoi fornitori di materiale. Come spiega il New York Times, poiché il produttore del Boeing 777 è statunitense, molti avvocati alla ricerca di clienti sono arrivati direttamente dagli Stati Uniti.
La Convenzione di Montreal, che regolamenta il trasporto aereo internazionale, vincola la società che ha subito un incidente a un proprio aeroplano a risarcire le famiglie dei passeggeri coinvolti, nel caso di Malaysia Airlines fino a 174mila dollari per ogni passeggero. Ma oltre a queste forme di risarcimento obbligatorie, i parenti hanno la facoltà di avviare ulteriori cause contro la compagnia aerea per ottenere altri risarcimenti danni ed estendere le iniziative legali alle società che si sono occupate direttamente della produzione e della manutenzione dell’aeroplano. Per evitarsi lunghe e costose cause in tribunale, di solito le compagnie aeree provano a raggiungere accordi separati con ogni famiglia, offrendo risarcimenti consistenti a patto che non siano avviate altre iniziative legali contro di loro. Altri risarcimenti possono arrivare dalle compagnie di assicurazione.
Per ora la maggior parte delle famiglie con parenti sul volo MH370 si sono mostrate poco disposte a raggiungere accordi con Malaysia Airlines. Alcune sono orientate a fare direttamente causa, mentre altre non si sono ancora rassegnate alla possibilità dell’incidente mortale, e vogliono aspettare notizie più chiare e definitive sulla fine del Boeing 777.