Le 10 ragioni per cui non si usa la bici per andare al lavoro
Negli ultimi anni la percentuale di chi va in ufficio in bici è rimasta la stessa, nel Regno Unito: il Guardian ha cercato di capire perché
La settimana scorsa i giornali britannici hanno pubblicato alcuni dati relativi all’uso della bicicletta in Inghilterra e nel Galles, raccolti nel censimento del 2011 e resi noti a distanza di quasi tre anni, mercoledì 26 marzo (non è un fatto strano: l’Office for National Statistics, l’agenzia governativa che si è occupata del censimento, rilascia nuovi dati a intervalli regolari dal 2012). I dati mostravano che a distanza dall’ultimo censimento – organizzato nel 2001 – la percentuale delle persone che raggiungono il proprio posto di lavoro in bicicletta è rimasta la stessa: circa il 2,8 per cento del totale dei lavoratori (cioè, nel 2011, 741mila persone).
Il Guardian, a margine della pubblicazione di questi dati, ha chiesto ai propri lettori di raccontare al giornale le principali ragioni che ancora oggi rendono complicato usare la bici per andare al lavoro. In un articolo successivo, pubblicato oggi, il Guardian ha messo insieme le dieci difficoltà segnalate più di frequente dai propri lettori. Con tutta probabilità, le segnalazioni dei lettori del Guardian risulteranno familiari anche a chi le legge da qui.
1) La guida pericolosa degli automobilisti: spesso sorpassano le bici a velocità eccessiva, passandogli a volte troppo vicino; oppure non vedono i ciclisti, nonostante indossino giubbotti catarifrangenti o abbiano attaccati alla bici dei fanalini di segnalazione.
2) Le strade pensate esclusivamente per le auto: senza spazi adeguati per le bici, che siano piste ciclabili o corsie riservate.
3) La scarsa qualità delle piste ciclabili: anche quando ci sono, si lamenta un lettore, non è raro che un bus debba passarci sopra per raggiungere una fermata, oppure che il ciclista venga costretto a incrociare i binari di un tram.
4) La paura degli incidenti: cioè una diretta conseguenza della rilevanza dei primi tre fattori, che quindi contribuiscono a diffondere l’idea che un incidente possa accadere a prescindere dalle colpe del ciclista.
5) La mancanza di infrastrutture secondarie: cioè parcheggi per le biciclette nei pressi del proprio posto di lavoro, o di docce nei bagni dell’ufficio, per chi arriva stanco e – soprattutto – sudato.
6) La propria esperienza di incidenti: molti lettori, dopo averne avuto uno, hanno semplicemente smesso di usare la bici per il proprio tragitto casa-lavoro.
7) Le condizioni della strada: a volte pessime, piene di buche, oppure dal manto rovinato (che fra l’altro danneggia anche la bici).
8) La propria età: e cioè la sensazione di essere meno reattivi, e di avere un udito e una vista sempre meno sviluppati e attenti; insomma, la preoccupazione di essere diventati troppo vecchi per guidare nel traffico, attorno a frequenti pericoli.
9) Trovarsi in un posto diverso dalla Germania o dai Paesi Bassi: dove ci sono molto più piste ciclabili, e stalli, e parcheggi, e semafori dedicati, e tutto il resto.
10) Il maltempo: fondamentalmente la pioggia, che rende scomodo andare in bici per varie ragioni (fra cui il fatto che il terreno diventa spesso più scivoloso e che ci si bagna, semplicemente).
foto: il sindaco di Londra Boris Johnson mentre va in bici alla sede del Comune (GEOFF CADDICK/AFP/Getty Images)
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