La storia di Radio Caroline, la più famosa radio pirata del mondo
Cominciò a trasmettere 50 anni fa da una nave, aggirando le leggi britanniche, ha ispirato un film ed esiste ancora oggi
A mezzogiorno del 28 marzo 1964, Chris Moore e Simon Dee si trovavano su una nave al largo delle coste dell’Essex, a sudest dell’Inghilterra, e annunciarono l’inizio delle trasmissioni dalla MV Caroline – una vecchia nave passeggeri danese – mandando in onda un messaggio pre-registrato: «Questa è Radio Caroline sul 199, la vostra stazione musicale 24 ore su 24». La prima canzone che venne mandata in onda fu Not Fade Away dei Rolling Stones, dedicata a Ronan O’Rahilly. Erano cominciate le trasmissioni di quella che sarebbe diventata una delle prime “radio pirata” del mondo e certamente la più famosa, la cui storia ha ispirato il celebre film I Love Radio Rock del 2009.
Nel 1964 in Inghilterra suonavano, tra gli altri, i Beatles, i Moody Blues, gli Who, i Rolling Stones, gli Yardbirds di Eric Clapton e i Kinks. Davanti a questo scenario unico nella storia della musica pop, le trasmissioni radiofoniche erano ancora dominate dai tre canali radio di BBC, che confinava il pop a pochissime ore la settimana e non voleva saperne di ospitare i gruppi delle etichette indipendenti. Le trasmissioni musicali erano dominate dai gruppi delle grandi case discografiche come EMI e Decca. Il gusto un po’ ingessato dell’emittente e alcuni regolamenti bizantini – che per esempio limitavano a cinque ore il massimo in cui si potevano suonare dischi in diretta – rendevano le cose ancora più complicate: spesso le canzoni venivano mandate in onda cantate da altri interpreti o in versioni solo strumentali.
Nel frattempo Ronan O’Rahilly, un ragazzo irlandese di 24 anni, cercava faticosamente di farsi strada nella Londra di quegli anni come imprenditore musicale. Era un bel ragazzo con lunghi capelli chiari, sorridente, discendente da un celebre combattente per la causa dell’Irlanda repubblicana, che descriveva se stesso come anarchico e aveva un carattere carismatico. I gruppi della sua piccola etichetta – allora completamente sconosciuta – non avevano nessuna speranza di ottenere spazio su BBC, per cui O’Rahilly cominciò ad informarsi su alcune esperienze olandesi, danesi e svedesi di stazioni radiofoniche che trasmettevano dal mare.
La legislazione della terraferma, nel Regno Unito come altrove, finiva a pochi chilometri di distanza dalle coste: oltre quel limite si era in acque internazionali e la legge da osservare era quella del paese in cui era registrata la nave. Se la legge di quel paese non aveva obiezioni contro la trasmissione radiofonica marittima, era possibile far sentire una radio a chi stava sulla terraferma senza essere illegali.
O’Rahilly decise quindi di mettere in piedi la sua stazione, “Radio Caroline”, riadattando una nave passeggeri danese di 700 tonnellate, la MV Fredericia (che formalmente era registrata a Panama). La sua famiglia poteva dargli una mano: era infatti la proprietaria di un piccolo porto privato a Greenore, nel nord dell’Irlanda. Le apparecchiature radio vennero installate con l’aiuto di un ingegnere svedese, Ove Sjöström, che aveva lavorato in una esperienza simile in Svezia. O’Rahilly disse che, per il nome, si ispirò a una delle celebri foto di Caroline Kennedy che gioca nello Studio Ovale.
Dopo il suo lancio nel marzo del 1964, Radio Caroline ebbe un successo straordinario: trasmetteva musica pop tutto il giorno – la vera novità rispetto ai seriosi canali di BBC – e arrivò a raggiungere, dopo pochi mesi dall’inizio delle trasmissioni, quattro milioni di ascoltatori. Anche se inizialmente era tutto molto amatoriale – ma agli ascoltatori interessava la musica, e quella non mancava – presto comparvero molte caratteristiche delle radio commerciali di oggi. Venivano trasmesse pubblicità, vietate per radio dalla legge britannica fino agli anni Settanta. Erano famosi anche i suoi giochi a premi, in cui si potevano vincere anche quatttromila sterline (una cifra molto ragguardevole per l’epoca).
Durante le trasmissioni si parlava molto in diretta e i DJ potevano scegliere la musica che preferivano (senza pagare nulla agli autori); comparivano come ospiti molte star dell’epoca, come il presentatore Jimmy Savile o gli stessi Beatles; la radio vendeva magliette personalizzate; i DJ si guadagnavano un seguito di pubblico entusiasta che scriveva centinaia di lettere alla casella postale della radio, sull’Isola di Man. Uno dei più popolari, Mick Luvzit, sposò la sua fidanzata alla radio e in diretta nel 1966. Molti di loro sarebbero passati a BBC quando venne cominciarono le trasmissioni del nuovo canale Radio 1, nel settembre 1967, diventando presentatori radiofonici e televisivi molto famosi.
Radio Caroline non rimase a lungo la sola radio pirata. Già mentre O’Rahilly stava lavorando al suo progetto, l’imprenditore australiano Alan Crawford aveva avviato il “Progetto Atlanta” per un’altra stazione radiofonica galleggiante, che cominciò le trasmissioni poche settimane dopo Radio Caroline. Nei mesi successivi ne nacquero molte altre: Swinging Radio England, Radio Scotland, Radio London, BBMS. In un sondaggio del 1966, il 45 per cento dei britannici disse di sintonizzarsi regolarmente su una radio pirata o su Radio Luxembourg, la potente emittente lussemburghese che era una specie di antenata delle radio pirata.
Nel frattempo, poco dopo l’inizio delle trasmissioni – e a causa di rapporti non facili con Radio Atlanta, con cui alla fine si fuse – la nave dove era nata Radio Caroline si spostò dall’altra parte dell’Inghilterra, gettando l’ancora circa cinque chilometri al largo di Ramsey, nell’Isola di Man. Un’altra nave rimaneva al largo dell’Essex per raggiungere gli ascoltatori del sud dell’Inghilterra, mentre Radio Caroline North si poteva sentire in Scozia, Irlanda e Inghilterra del nord.
La vita a bordo era una specie di telenovela continua: il compenso per i DJ era 25 sterline la settimana, venti sigarette e birra gratis; restavano a bordo due settimane e poi andavano per una settimana sulla terraferma a spendere tutto. Una volta Johnnie Walker, un DJ arrivato 21enne sulla nave che aveva scoperto lì la marijuana, disse in diretta che a bordo era finito il “tè”, e con il carico postale successivo arrivarono parecchie canne già rollate mandate dagli ascoltatori.
L’epoca d’oro delle radio pirata, però, non durò molto. Tra le decine di radio pirata, ci furono quelle che nacquero occupando vecchi forti della marina o altre strutture militari in disuso sull’estuario del Tamigi: in una di queste, Radio City, il proprietario Reg Calvert venne ucciso a colpi di pistola dal suo ex socio Oliver Smedley. Il mondo delle radio pirata – che diversi parlamentari criticavano moltissimo – rischiava di finire fuori controllo. Nonostante le proteste, il governo britannico pose di fatto fine all’epoca delle radio pirata con il Marine Offences Act, che entrò in vigore il 15 agosto 1967. La legge, tuttora in vigore, «proibisce di trasmettere dalle navi, dalle strutture off-shore e dagli aerei in acque territoriali britanniche, o da navi e aerei registrati nel Regno Unito dovunque si trovino».
Quasi tutte le radio pirata smisero di trasmettere e anche molto personale di Radio Caroline se ne andò. O’Rahilly, però, aveva deciso di andare avanti e, poco dopo la mezzanotte di Ferragosto, disse «Radio Caroline continua» e mandò All You Need Is Love dei Beatles. La stazione dovette fermarsi – per una lunga pausa di quattro anni – solo nel marzo del 1968, quando i marinai si rifiutarono di andare avanti se non fossero stati loro pagati gli arretrati. A partire dal 1972 Radio Caroline ha ripreso e interrotto le trasmissioni diverse volte – oggi trasmette ancora – e ha cambiato nave, ma non è più tornata alla fama di un tempo. Ron O’Rahilly è molto malato ed è tornato a vivere in Irlanda.
Foto: James Jackson/Evening Standard/Getty Images