Dove finisce l’Europa
Il bel reportage di Camilla De Maffei, che nel 2012 ha viaggiato lungo il corso del Danubio, raccontando le persone e i paesaggi che lo circondano
di Diego D'Ippolito
Là dove l’Europa finisce e ne sta per nascere una nuova, o forse no. Il Danubio ha visto piantare lungo il suo corso numerose bandiere, ha raccolto storie di conflitto e ritrovata unità, ha testimoniato le contraddizioni di questo puzzle di terra e uomini. Con i suoi 2860 chilometri è il secondo fiume più lungo d’Europa: nasce nella Foresta Nera in Germania, continua la sua corsa verso est, attraversando capitali e piccole città in un susseguirsi di lingue, culture e colori.
Nel 2012 Camilla De Maffei, fotografa italiana che vive da anni a Barcellona, ha fatto un viaggio lungo il corso del Danubio: ha attraversato Ungheria, Serbia, Bulgaria fino ad arrivare al delta del fiume, in Romania. Un percorso alla ricerca dei confini culturali e geografici dell’Europa di oggi, ispirato al famoso libro di Claudio Magris, Danubio:
«Il Danubio è il fiume di Vienna, di Bratislava, di Belgrado, della Dacia il nastro che attraversa e cinge come l’oceano cingeva il mondo greco, l’Austria asburgica, della quale il mito e l’ideologia hanno fatto il simbolo di una Koinè plurima e sovranazionale (..) il Danubio è la Mitteleuropa tedesca-magiara-slava-romanza-ebraica».
Durante il viaggio di Magris, nel 1986, i venti della Guerra fredda non si erano ancora intiepiditi e la stabilità apparente dopo la morte di Tito si stava sgretolando per degenerare da lì a breve. Molto sarebbe cambiato, persino il Danubio quando, lungo le sue rive, si combatté la sanguinosa battaglia di Vukovar, città croata assediata e poi devastata dall’Armata popolare jugoslava.
La maggior parte delle immagini sono scattate in Romania sul delta del Danubio, a Tulcea e Sulina, l’ultimo paese bagnato dalle acque del fiume prima che la terra venga sommersa dal Mar Nero. Sulina, quasi sconosciuta oggi, era in passato un prospero porto, sede della Commissione danubiana. La fotografa racconta che «da lì, avvinghiati al faro vecchio, si può contemplare l’emozionate spettacolo dell’Europa che muore, silenziosamente, senza che quasi nessuno lo sappia, annegata tra canali ciechi, laghi ed acque paludose. Se si sforza ancora di più lo sguardo, spinti dall’incontenibile desiderio di vedere più in là, quasi si può scorgere l’Ucraina, una macchia sfuocata all’orizzonte».
Dal 1991 il delta del Danubio è stato dichiarato dall’Unesco patrimonio dell’umanità: è la più ricca biosfera di Europa, le sue paludi sono rifugio ideale per numerosi e rarissimi stormi di uccelli. Un paesaggio molle, umido che il corso del fiume rende mutevole nel tempo. Camilla De Maffei racconta che «durante il viaggio ho visto il paesaggio cambiare lentamente e con esso, i volti, le lingue e i costumi. Ho capito che esiste un legame fortissimo tra le persone e le terre che abitano. Il viaggio fino al delta ha un sapore speciale, e man a mano che ci si avvicina, si ha la sensazione di oltrepassare frontiere conosciute, addirittura di addentrarsi fuori dal tempo e dalle memoria».
E lì che l’Europa finisce, all’insaputa di molti, «in un enorme scenario che ci parla di antichi splendori e di opportunità perse».
(Selezione fotografica di Sarah Carlet)
Il Post seguirà con una pagina speciale dedicata alla fotografia le novità legate a Cortona on the move: da questa settimana pubblicherà con scadenza settimanale dieci reportage finalisti all’ultima edizione del concorso Off del festival. Un’iniziativa nata per dare visibilità ad alcuni dei migliori tra i 480 lavori proposti alla direzione artistica nel 2013. Le foto saranno accompagnate da un testo che racconta i luoghi e le atmosfere delle immagini.