I quadri di Frida Kahlo in Italia
Le opere e la storia della più famosa artista e pittrice messicana, in mostra a Roma e Genova
di Francesco Marinelli – @frankmarinelli
È stata inaugurata il 18 marzo alle Scuderie del Quirinale, a Roma, la prima retrospettiva in Italia dedicata all’artista messicana Frida Kahlo, con 160 dipinti e disegni e a cura di Helga Prignitz-Poda. La mostra raccoglie le opere dell’intera carriera artistica di Frida Kahlo, tra collezioni pubbliche e private provenienti da Messico, Eurpa e Stati Uniti.
Alcuni quadri non erano mai stati esposti in Italia prima d’ora: ritratti e autoritratti, tra cui il famoso Autoritratto con collana di spine del 1940 e Autoritratto con vestito di velluto del 1926, il primo che dipinse, a diciannove anni, per cercare di riconquistare l’amore di Alejandro Gòmez Arias. In mostra c’è anche il busto ortopedico che Frida Kahlo indossò a letto per un lungo periodo, dopo un grave incidente.
A partire dal 20 settembre prossimo il Palazzo Ducale di Genova ospiterà la mostra Frida Kahlo e Diego Rivera, con dipinti e disegni che raccontano la relazione amorosa e artistica tra Frida Kahlo e il pittore messicano Diego Rivera, insieme ad alcuni quadri di quest’ultimo. Saranno esposti oltre quaranta ritratti e autoritratti dell’artista e una serie di fotografie, tra cui quelle realizzate da Nickolas Muray, che per dieci anni fu l’amante di Frida, e Frida sulla panchina Bianca, New York, 1939, diventata in seguito una famosa copertina di Vogue.
Le opere di Frida Kahlo sono intrecciate spesso con gli avvenimenti più importanti della sua vita: per capirle è quindi utile conoscere un minimo la sua biografia. Magdalena Carmen Frida Kahlo y Calderón diceva di essere nata nel 1910 ma in realtà era nata il 6 luglio 1907 a Coyoacán, in Messico. Si definiva «figlia della rivoluzione messicana», che iniziò appunto nel 1910 e terminò nel 1917: «Sono nata con una rivoluzione. Diciamolo. È in quel fuoco che sono nata, portata dall’impeto della rivolta fino al momento di vedere giorno. Il giorno era cocente. Mi ha infiammato per il resto della mia vita», scrisse nel suo diario. Frida Kahlo non fu soltanto uno dei principali personaggi della cultura messicana del Novecento, ma fu considerata anche una delle principali anticipatrici del movimento femminista, rappresentò lo spunto per diversi soggetti cinematografici di Hollywood e fu la prima donna ispanica a essere ritratta su un francobollo degli Stati Uniti.
Il 17 settembre 1925, a 18 anni, Frida Kahlo fu coinvolta in un grave incidente automobilistico e rischiò di morire: l’autobus su cui si trovava per andare in città all’università si scontrò con un tram e nell’incidente morirono tre persone. Lei rimase gravemente ferita: tre fratture al bacino, undici alla gamba destra e una ferita profonda nel fianco sinistro che le lesionò gli organi genitali esterni. Fu durante il periodo di degenza che decise di interrompere gli studi di Medicina e iniziare a dipingere.
A influenzare le opere di Frida Kahlo contribuirono anche gli eventi politici e culturali e le enormi trasformazioni dell’epoca che portarono alla Rivoluzione messicana. Frida cercò di reinterpretare nei suoi dipinti il passato indigeno del suo paese e le tradizioni della cultura popolare messicana attraverso un immaginario composto soprattutto di colori. In quegli anni numerose e importanti avanguardie artistiche si concentrarono in Messico: dal Pauperismo rivoluzionario allo Stridentismo, dal Surrealismo fino a quello che venne in seguito definito Realismo magico: «Pensavano che anch’io fossi una surrealista, ma non lo sono mai stata. Ho sempre dipinto la mia realtà, non i miei sogni», disse nel 1953 in un’intervista alla rivista Time.
L’incontro con André Breton e il Surrealismo
Frida conobbe André Breton, teorico del Surrealismo, nel 1938. Nel frattempo aveva ospitato, nella casa dei suoi genitori, il rivoluzionario russo Lev Trotsky, che stava fuggendo dalla Russia governata da Stalin.
Breton scrisse la prefazione al catalogo della mostra di Frida a New York del 1939: lo definì un surrealismo intriso di cultura e carattere messicani. «Il surrealismo è la magica sorpresa di trovare un leone in un armadio dove si è certi di trovare delle camicie», scrisse Frida nel 1944. Questo senso di straniamento, vissuto insieme alla solitudine – che in più occasioni Frida raccontò di aver vissuto – fu raffigurato in una serie di piccoli autoritratti (che rappresentano circa la metà della sua intera produzione artistica). Frida Kahlo cercava di rivolgere i propri desideri, raffigurandoli, verso un mondo che non esisteva, come nell’Autoritratto con collana di spine del 1940.
La fama e “Los Fridos”
A fine anni Trenta i lavori di Frida Kahlo furono esposti a New York e Parigi, ma attraversò comunque periodi economicamente difficili. Le cose migliorarono dal 1942, quando il ministero dell’Istruzione messicano le chiese di insegnare all’accademia “La Esmeralda”.
Stando ai racconti, gli studenti la adoravano; e nacque anche un gruppetto di suoi seguaci e ammiratori, soprannominati “Los Fridos”. Frida decise in seguito di raffigurare tutto questo: nel dipinto Autoritratto con scimmie rappresentò se stessa come un’insegnante orgogliosa del suo piccolo gruppo di studenti, raffigurati in senso umoristico sotto forma di scimmiette adoranti. In quegli anni importanti collezionisti e mercanti d’arte iniziarono ad acquistare le sue opere e a commissionarne di nuove.
Frida e Diego Rivera
Il pittore messicano Diego Rivera fu l’uomo che condizionò di più l’arte di Frida Kahlo, diventandone al tempo stesso fonte d’ispirazione, amore e dolore. Frida Kahlo e Diego Rivera si incontrarono per la prima volta quando lei aveva quattordici anni, nella prestigiosa Escuela Nacional Preparatoria dove lei studiava. All’epoca Rivera era già molto famoso per i dipinti murali realizzati in Messico: erano concentrati di impegno politico e ispirazione civica con l’obiettivo di influenzare l’opinione pubblica. Frida lo ammirava molto come artista – all’epoca era il più importante pittore del Messico – e scherzando con i suoi compagni di scuola diceva che un giorno avrebbe avuto dei figli insieme a lui.
Si sposarono nel 1929 quando lei aveva ventidue anni e lui quarantadue. Diego Rivera aveva già avuto quattro mogli e tre figli, e godeva di una fama ormai internazionale. La madre di Frida non era felice del loro matrimonio e paragonò la loro relazione a quella tra un elefante e una colomba: Diego Rivera aveva il doppio degli anni di Frida, era grasso e poco attraente. Frida però era affascinata dalla sua fama e dal suo carisma. Poco dopo essersi sposati fecero un viaggio negli Stati Uniti. Durante il viaggio Frida iniziò a pensare di rappresentare la propria identità nazionale, che contrastava molto con le grandi città che stava visitando: San Francisco, New York e Detroit. Qui, nel 1932, ebbe un aborto spontaneo al quarto mese di gravidanza – una delle conseguenze dell’incidente avuto da ragazzina: rappresentò questa vicenda dolorosa nel quadro Henry Ford Hospital.
Frida soffrì molto per la sua relazione con Diego Rivera: nel dipinto Desiderio Perso raffigurò insieme l’immagine della sua sofferenza, la paura di perdere la propria indipendenza, la necessità di doversi allontanare da lui e la paura della solitudine. Diego Rivera la tradì più volte, anche con la sorella di lei, Cristina: fu quest’ultima vicenda a mettere fine al loro matrimonio, nel 1939.
L’anno dopo essersi separati però, Frida Kahlo e Diego Rivera si sposarono di nuovo, ma presto i problemi ricominciarono, come riflettono sia le opere di Kahlo, che la sua salute. Non riuscì più a dipingere con costanza: «Ho subìto due gravi incidenti nella mia vita, il primo è stato quando un tram mi ha travolto e il secondo è stato Diego», scrisse nel suo diario. Dopo venti anni di matrimonio, il rapporto tra i due sembrò capovolgersi, come venne raffigurato nel murale di Rivera Sogno di un Pomeriggio d’Estate a Parco Alameda del 1948, e nel dipinto di Frida L’amore abbraccia l’Universo, la Terra (Messico), Me, Diego e il Signor Xólotl del 1949: Frida era diventata la più grande, la più importante tra i due.
Le opere di Frida Kahlo sono state molto influenzate dalla cultura messicana, che in quegli anni era caratterizzata da un forte dualismo figurativo: da una parte l’idea di un equilibrio tra forze opposte – come risultato dell’interazione tra l’uomo e la donna, la vita e la morte, il sole e la luna – dall’altra la loro unione impossibile nella realtà. Tutti elementi che si ritrovano nei quadri di Frida, che in più occasioni decise di trasporre in immagine la sua storia d’amore, la sua relazione con Diego Rivera, desiderata ma impossibile, proprio come il dualismo figurativo che lei rappresentava con le sue opere.
Questo aspetto è evidente nel dipinto L’amore abbraccia l’Universo, la Terra (Messico), Me, Diego e il Signor Xólotl: Frida voleva rappresentare il desiderio di conciliare dentro un’unità cosmica un’opposizione insanabile, quella tra lei e Diego. E così è stato per una serie di altri quadri, in cui Frida Kahlo ha cercato di raccontare quella costante aspirazione all’unione illustrandone allo stesso tempo, di fatto, la sua impossibilità: «Ho provato ad affogare i miei dolori, ma hanno imparato a nuotare», scrisse in una lettera indirizzata a Leo Eloesser, suo amico e medico.
Erotismo e memorie per immagini
La separazione da Diego Rivera rappresentò per Frida Kahlo un vero e proprio trauma, tanto da portarla a pensare al suicidio. In quel periodo la aiutò molto una sua cara amica, la psicologa Olga Campos, che le suggerì di rielaborare attraverso la pittura i pensieri del suicidio, per tentare di aiutarla a guarire. Nelle opere realizzate da Frida Kahlo in quel periodo, sembra chiaro come riuscisse a vivere in modo quasi simbiotico il dolore e l’amore, raffigurati sempre come elementi vicini, senza che riuscisse a tenerli distinti, neanche nei suoi quadri.
A tutto questo si aggiungevano una serie di visioni erotiche, raccontate oltre che nei disegni anche nei suoi diari. In quei dipinti appare evidente come i desideri di Frida non fossero rivolti soltanto verso Diego Rivera ma anche verso altri amici e amanti, con cui si comportava in modo libero ed emancipato. Queste visioni sono presenti soprattutto nella serie di disegni a seppia conosciuti con il nome di Karma: intricate composizioni in cui si possono distinguere dei corpi che si sovrappongono.
Allo stesso modo Frida diede forma visiva alle sue passioni, soprattutto nella serie Disegni della casa, che iniziava con la raffigurazione di un caos fatto di erotismo e sessualità e si chiudeva con l’immagine dell’uomo e della donna pacificati, mentre riposano sotto un tetto coperto di raggi luminosi. Naturalmente, almeno nella loro fase iniziale, queste immagini non venivano realizzate per essere esposte in pubblico, come succedeva invece per i dipinti a olio. Erano esercizi personali, memorie per immagini che servivano da sfogo, come raccontò nel suo diario tra il 1946 e il 1952: «Spero che l’uscita sia gioiosa e spero di non tornare mai più».
Le nature morte e l’immagine della fornace
Frida Kahlo ha sempre considerato le nature morte nei quadri come impliciti autoritratti. Erano associate ai simboli della sessualità e del desiderio, come si vede in Frutti della terra o in La sposa che si spaventa vedendo la vita aperta.
Nei primi anni Cinquanta la salute di Frida Kahlo peggiorò. Anche per questo, diceva, disegnava quadri di nature morte, perché erano più facili da realizzare e da vendere. In Autoritratto dentro a un girasole, il suo ultimo dipinto a olio, raffigurò se stessa come un girasole appassito che china la testa al tramonto del sole. Nel quadro compare una fornace di mattoni, un’immagine che ricorreva spesso nell’ultimo periodo, e rappresentava – come ha raccontato nel suo diario – una metafora dell’amore che attraverso il dolore consuma come il fuoco. Frida confessò che la sua capacità di amare appariva ormai bruciata e offesa, a causa delle lunghe sofferenze.
Si presume che l’ultima opera realizzata da Frida Kahlo sia stata l’Autoritratto con colomba e lemniscata, un disegno del 1954 realizzato a matita. Raffigura una colomba, simbolo dell’anima smarrita, sospesa sulla testa dell’artista mentre intorno sole e luna tramontano: «Ero solita pensare di essere la persona più strana del mondo ma poi ho pensato, ci sono così tante persone nel mondo, ci dev’essere qualcuna proprio come me, che si sente bizzarra e difettosa nello stesso modo in cui mi sento io», scrisse nel suo diario. Frida Kahlo morì il 13 luglio del 1954 a 47 anni, nella sua città natale di Coyoacán, in Messico.