Juventus e Fiorentina, un po’ di storie
Breve ricostruzione di una delle rivalità più accese d'Italia, ma che molti non si ricordano da dove sia cominciata
Fiorentina e Juventus sono due squadre italiane protagoniste di una rivalità piuttosto accesa e piuttosto antica, che molti giovani e giovanissimi tifosi magari non si spiegano del tutto, dato che era già lì quando loro hanno cominciato a seguire il calcio. Ci sono parecchie storie dietro, e negli anni ognuna di queste ha aggiunto qualcosa di più alla rivalità che già c’era.
Una delle partite tra Juventus e Fiorentina a cui si deve una buona parte della loro rivalità più recente è la loro partita internazionale più citata: la finale di Coppa Uefa del 1990, che fu anche la prima finale internazionale tra due squadre italiane. Iniziamo da lì.
Finale di Coppa Uefa, 2 e 16 maggio 1990
Che due squadre italiane arrivassero a giocarsi una coppa internazionale in finale, nel 1990, potrebbe sembrare sorprendente oggi ma non lo era all’epoca: tra la fine degli anni Ottanta e l’inizio degli anni Novanta, le più forti squadre d’Europa – anche nei videogame di calcio delle sale giochi, per dire – erano italiane. Nelle due stagioni precedenti il Milan allenato da Arrigo Sacchi aveva vinto la Coppa dei Campioni (l’attuale Champions League) e nel 1989 la Coppa Uefa era stata vinta dal Napoli, in cui giocava Maradona, forse il più forte calciatore di sempre. Poi nel 1991, dopo Juventus e Fiorentina, in finale di Coppa Uefa si ritrovarono altre due italiane, Inter e Roma.
All’epoca la finale di Coppa Uefa – diversamente da quanto avviene oggi con l’Europa League, la versione odierna della Coppa Uefa – si giocava in due partite, andata e ritorno. Il 2 maggio 1990 la Juventus vinse a Torino quella di andata per 3-1, e fu una partita molto contestata perché al 13esimo del secondo tempo, quando il risultato era 1-1, il gol del secondo vantaggio della Juventus fu segnato da un attaccante (Pierluigi Casiraghi) che pochi istanti prima aveva spinto – in modo falloso, secondo la Fiorentina – il difensore che lo stava marcando (Celeste Pin).
La partita di ritorno fu giocata il 16 maggio in campo “neutro”, ad Avellino, e anche per quello ci furono forti contestazioni: lo stadio di casa della Fiorentina – che peraltro era provvisoriamente il Renato Curi di Perugia, a causa di alcuni lavori di ristrutturazione all’Artemio Franchi di Firenze in vista degli imminenti Mondiali di calcio – era stato squalificato a causa di un’invasione di campo nella precedente semifinale vinta contro il Werder Brema. La finale di ritorno finì 0-0 e la Juventus vinse la seconda Coppa Uefa della sua storia.
Come se non bastasse l’amarezza per la finale persa, il 17 maggio il manager di Roberto Baggio – all’epoca il giocatore più forte e più promettente della Fiorentina e della nazionale italiana – annunciò che Baggio sarebbe stato venduto proprio alla Juventus. È un momento che viene ricordato ancora oggi: le proteste dei tifosi della Fiorentina furono a tratti anche violente, e il presidente Flavio Pontello vendette la società.
L’anno seguente, quando Baggio tornò per la prima volta in campo a Firenze da giocatore della Juventus, in molti credettero che si sarebbero verificati nuovi incidenti, e invece non andò così. Baggio – che non giocò una gran partita, e rifiutò anche di calciare un rigore – fu ben accolto da un larghissima parte dei tifosi presenti allo stadio: quando fu sostituito nel secondo tempo, mentre rientrava in panchina, un sciarpa della Fiorentina lanciata in campo da un tifoso finì a pochi passi da lui; lui la raccolse e uscì dallo stadio tra gli applausi.
Lo scudetto del 1982
Ma per comprendere quanto potesse essere doloroso per un tifoso della Fiorentina vedere il migliore giocatore della propria squadra indossare improvvisamente la maglia della Juventus c’è da fare un passo indietro di qualche anno, per capire perché la rivalità tra queste due squadre fosse già tanto viva. Era di nuovo il 16 maggio, ma del 1982: Fiorentina e Juventus erano arrivate all’ultima giornata del campionato prime in classifica a 44 punti.
La Juventus aveva una partita in trasferta a Catanzaro, mentre la Fiorentina giocava a Cagliari. Furono due brutte partite, entrambe decise da due episodi contestatissimi: a Cagliari l’arbitro annullò un gol probabilmente regolare segnato da Francesco Graziani della Fiorentina, per un presunto fallo sul portiere, e finì 0-0, mentre a Catanzaro la Juventus riuscì a vincere la partita e il suo ventesimo scudetto grazie a un rigore segnato da Liam Brady (che peraltro già sapeva che non avrebbe giocato per la Juventus nella stagione successiva).
Ci furono molte polemiche anche quella volta: si racconta spesso delle parole che il regista Franco Zeffirelli, noto tifoso della Fiorentina, rivolse all’allora presidente ed ex giocatore della Juventus Giampiero Boniperti (definito da Zeffirelli “una persona sgradevole, che si è presentato in tv masticando noccioline come un mafioso”), e della lunga causa per diffamazione che ne seguì.
Del Piero e Batistuta
Raccontare cose di Juventus e Fiorentina, fortunatamente, è anche un’occasione per parlare di due tra i più forti attaccanti dell’ultimo ventennio nel campionato di Serie A, tra i più amati e apprezzati nella storia delle rispettive squadre: Alessandro Del Piero e Gabriel Omar Batistuta. Fu proprio una partita di campionato contro la Fiorentina, giocata a Torino il 4 dicembre 1994, a far notare il talento emergente di Del Piero, che in quella Juventus – la prima allenata da Marcello Lippi, e quell’anno vinse lo scudetto – non partì titolare ma di fatto giocò più minuti (e segnò più gol) del titolare in quella posizione del campo: Roberto Baggio, che l’anno seguente passò al Milan.
Al termine del primo tempo la Fiorentina era sorprendentemente in vantaggio per 2-0; nel secondo tempo la Juventus riuscì a pareggiare grazie a due gol di Gianluca Vialli, e poi – a tre minuti dalla fine della partita – Del Piero si inventò questa cosa qui, che ancora oggi viene ricordato da molti come il suo gol più bello (e ne ha fatti qualcosa come 318, in partite ufficiali).
Negli stessi anni in cui Del Piero cominciava a farsi notare, il giocatore più forte e rappresentativo della Fiorentina era l’attaccante argentino Gabriel Omar Batistuta (159 gol in otto stagioni con la Fiorentina): fu il capocannoniere della Serie A (26 gol) proprio in quella stagione lì, 1994-95, in cui la Juventus vinse lo scudetto.
Contro la Juventus Batistuta ha segnato in totale 5 gol (non molti, considerando ad esempio i 12 gol segnati contro l’Inter e la Lazio): ma tra questi cinque uno dei più importanti lo segnò il 13 dicembre 1998, a Firenze, nella partita di campionato vinta dalla Fiorentina 1-0. L’esultanza scatenata di Batistuta per questo gol è una delle sue più belle e celebri, e ricorre ogni volta che si mettono insieme delle collezioni di video su di lui. Ad abbracciarlo subito dopo aver segnato il gol, tra gli altri, si nota il difensore Moreno Torricelli, passato dalla Juventus alla Fiorentina proprio all’inizio di quella stagione.
Batistuta però era solito esultare diversamente per i suoi gol: un modo era correre fingendo di sparare con una mitragliatrice, l’altro era raggiungere di corsa la bandierina del calcio d’angolo e afferrarla mettendosi in posa. Per questo motivo i tifosi della Fiorentina la presero piuttosto male quando nella partita di ritorno, il 25 aprile 1999, l’attuale allenatore della Juventus – allora centrocampista e capitano della squadra – segnò a Torino il gol che fece vincere la partita alla Juventus per 2-1: Conte corse verso il settore ospiti, sradicò la bandierina del calcio d’angolo e la sventolò sotto gli occhi dei tifosi della Fiorentina.
Storie di calciomercato
Malgrado le reciproche antipatie, nel corso degli anni Juventus e Fiorentina sono anche state legate da rapporti di compravendita di giocatori, a cominciare da Baggio. Ci ha quasi sempre guadagnato la Juventus. L’anno dopo la cessione di Torricelli, anche Angelo Di Livio passò alla Fiorentina, ma in entrambi i casi si trattava di giocatori vicini alla fine della loro carriera. Dieci anni fa invece, e per una sola stagione, giocò in prestito alla Fiorentina un promettente calciatore della Juventus che oggi è da molti considerato uno dei più forti difensori sia della Juventus che della nazionale: Giorgio Chiellini.
I tifosi della Fiorentina, in compenso, amano ricordare una cessione in cui furono loro a guadagnarci, sotto tutti i punti di vista. Nel 2008 il mediano brasiliano Felipe Melo giocò – e anche molto bene – una sola stagione nella Fiorentina, che lo aveva acquistato in estate dalla squadra spagnola dell’Almeria, per circa 8 milioni di euro. Nell’estate del 2009 la Juventus lo acquistò a sua volta dalla Fiorentina per circa 25 milioni di euro: Felipe Melo giocò soltanto due stagioni, ampiamente al di sotto delle aspettative, ed è oggi quasi unanimemente ricordato come uno dei peggiori “bidoni” della Juventus degli ultimi anni. Fu ceduto nell’estate del 2011 al Galatasaray, squadra turca per cui gioca ancora oggi (e neanche così male).
Un anno dopo, nell’estate del 2012, si parlò a lungo di un affare che la Fiorentina non riuscì a concludere: quello dell’attaccante bulgaro Dimitar Berbatov, che non era un ragazzino (aveva già 31 anni) ma che alla Fiorentina – in cerca di un attaccante di esperienza internazionale – avrebbe potuto far comodo acquistare dal Manchester United, per una somma relativamente bassa. Alla fine di agosto, quando sembrava fatta (secondo alcuni Berbatov era già atteso a Firenze per le visite mediche), la Juventus si inserì nella trattativa. Andrea Della Valle, proprietario della Fiorentina, parlò di un’intromissione “vergognosa e dilettantesca”. Alla fine Berbatov non lo prese neppure la Juventus: il 31 agosto venne acquistato dal Fulham per circa 5 milioni, e il 1° settembre era già in campo contro il West Ham.
Fiorentina – Juventus 0-5, 17 marzo 2012
Fiorentina – Juventus 4-2, 20 ottobre 2013