I soldi del governo per le agenzie di stampa
Dall'inizio del 2013 Palazzo Chigi ha speso circa 50 milioni di euro per la «fornitura di servizi giornalistici»
Mercoledì 19 marzo Gabriella Colarusso ha scritto su Lettera43 come sono ripartiti i circa 50 milioni di euro spesi dal dipartimento per l’Editoria della presidenza del Consiglio, a partire dal 2013, per la «fornitura di servizi giornalistici». Si tratta di contratti stipulati in molti casi con affidamento diretto, (cioè senza gara di appalto), scrive Colarusso, e che hanno comportato negli ultimi due anni il pagamento di diversi milioni di euro alle principali agenzie di stampa italiane. Per capirci: non sono i fondi all’editoria, da tempo molto discussi: sono soldi che il governo spende per abbonare le sue strutture alle agenzie di stampa. Le cifre sono davvero notevoli.
In tempi di spending review, con il commissario Carlo Cottarelli impegnato a far dimagrire il bilancio dello Stato per circa 30 miliardi in tre anni, tagliando tutto il tagliabile – dalla Difesa alla Sanità ai Trasporti – leggere quanto i nostri politici spendono solo per tenersi informati, per usare un eufemismo, fa un certo effetto. Non fosse altro perché si tratta di soldi pubblici.
SPESI 50 MILIONI. Tra il 2013 – esecutivo di Enrico Letta – e i primi contratti stipulati nel 2014, il dipartimento per l’Editoria, che fa capo alla presidenza del Consiglio e da due governi è nelle mani del Partito democratico (prima c’era il sottosegretario Giovanni Legnini ora con il renzianissimo Luca Lotti), ha investito più di 50 milioni di euro solo per la «fornitura di servizi giornalistici».
BENEFICI PER I GRUPPI EDITORIALI. La legge consente questo genere di spesa per «garantire alle amministrazioni dello Stato una completa informazione» e per «assicurare una adeguata informazione sull’attività delle istituzioni ai cittadini e agli addetti ai lavori». Ma l’entità dell’esborso a carico dei cittadini suscita qualche perplessità, se si considera che a beneficiarne sono anche gruppi editoriali che già usufruiscono di ‘aiuti’ statali attraverso i contratti di solidarietà e gli stati di crisi dichiarati nelle loro testate o che hanno deciso drastici tagli del personale per far quadrare i bilanci.
Soprattutto, l’acquisto dei servizi giornalistici è stato fatto in molti casi con affidamento diretto, dunque senza gara pubblica.
CIRCA 18 MLN AD ADNKRONOS. Nel 2013, la cifra più consistente è andata all’agenzia Adnkronos, di proprietà di Giuseppe Marra: 8.986.820 euro. E per il 2014 è stato appena stipulato un nuovo contratto per altri 8.986.820 euro. In tutto fanno circa 18 milioni di euro di soldi pubblici a un editore che ha annunciato un piano di tagli lacrime e sangue per la sua testata che prevede 23 licenziamenti e contro il quale i giornalisti sono in mobilitazione da settimane.
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Il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Luca Lotti, responsabile del dipartimento per l’Editoria
(foto: Riccardo Sanesi – LaPresse)