L’occupazione del parlamento di Taiwan – foto
Circa 200 attivisti e studenti si sono barricati dentro la sala principale, per protestare contro un accordo commerciale firmato dal governo con la Cina comunista
Per la prima volta nella sua storia il parlamento di Taiwan è stato occupato in segno di protesta da centinaia di attivisti, contrari a un accordo commerciale con la Cina che il governo si appresta a far entrare in vigore. I problemi al parlamento di Taipei, la capitale di Taiwan, sono iniziati lunedì, quando il Partito Nazionalista, il partito di governo, ha annunciato che l’accordo con la Cina era stato approvato in commissione, cioè aveva superato la prima delle tre fasi di ratifica richieste dalla legge.
I parlamentari del Partito Progressista Democratico (PPD) – il più importante partito di opposizione di Taiwan – hanno contestato immediatamente l’annuncio del Partito Nazionalista, definendolo “illegale” a causa di un vizio di procedura: in particolare tre parlamentari del PPD hanno iniziato uno sciopero della fame che dura ormai da moltissime ore, sostenendo che l’accordo finirebbe per danneggiare l’economia di Taiwan. Martedì circa 200 studenti e attivisti hanno superato le barriere di sicurezza all’entrata del parlamento di Taipei e hanno occupato la sala principale, barricandosi dentro.
L’accordo era stato firmato da Cina e Taiwan lo scorso giugno e rientra in un quadro di cooperazione economica approvato dai due paesi nel 2010: prevede l’apertura di ottanta attività del settore terziario cinese alle aziende taiwanesi, e permette gli investimenti cinesi in 64 settori dell’economia taiwanese. Taiwan – formalmente Repubblica di Cina – è uno stato non riconosciuto dal governo comunista di Pechino, che lo ritiene illegittimo. I due paesi, comunque, hanno migliorato i loro rapporti dal 2008, ovvero da quando Ma Ying-jeou è diventato il presidente di Taiwan e ha avviato una serie di politiche per rafforzare il commercio e il turismo con la Repubblica Popolare Cinese.