Perché i passeggeri del volo scomparso non hanno telefonato?
È una delle domande più ricorrenti sulla sparizione dell'aereo di Malaysia Airlines e ci sono molte risposte possibili, spiega Slate
La domanda più ricorrente tra le tante circolate sulla scomparsa del volo MH370 di Malaysia Airlines è: perché – mentre l’aeroplano veniva probabilmente dirottato verso ovest, invece di proseguire il suo viaggio a est in direzione di Pechino, in Cina, dove sarebbe dovuto atterrare l’8 marzo scorso – nessuno dei 227 passeggeri a bordo ha usato il proprio cellulare per cercare aiuto? Non sapendo di preciso che cosa sia accaduto a bordo è difficile rispondere con precisione, ma ci sono comunque diversi elementi da tenere in considerazione, come spiega Jeff Wise su Slate, che da giorni sta seguendo con attenzione gli sviluppi intorno alla sparizione del Boeing 777.
Notte
Per quanto ne abbiamo saputo fino a ora, il controllo dell’aereo non è stato ottenuto con la violenza e, anzi, c’è il sospetto che sia stato almeno uno dei due piloti a cambiare la rotta, in direzione dello stretto di Malacca (da lì in poi non è chiaro verso dove). Le comunicazioni a terra si sono interrotte dopo l’una di notte ed è probabile che la maggior parte dei passeggeri stesse dormendo, considerato che sarebbero state necessarie diverse ore prima di arrivare a Pechino.
In quei momenti il volo MH370 si trovava sopra il Golfo di Thailandia, e il mare di notte non offre molti punti di riferimento, salvo non ci sia qualche grande nave in navigazione. In una situazione del genere orientarsi è praticamente impossibile, anche se viene percepita qualche virata perché l’aereo si inclina da un lato per alcuni istanti. Insomma, è probabile che i passeggeri non si siano accorti di nulla per un bel po’. Avrebbero potuto notare qualcosa sugli schermi che indicano la rotta, ma questi potrebbero essere stati disattivati da chi si trovava in cabina di pilotaggio.
Altitudine
Secondo alcune versioni il volo MH370 avrebbe guadagnato rapidamente quota raggiungendo i 13mila metri dai circa 10mila cui stava viaggiando, per poi ridiscendere molto velocemente. Una simile manovra sarebbe stata percepita sicuramente dai passeggeri: è insolita e preoccupante, se non viene anticipata dal pilota a voce per spiegare che cosa sta per succedere. Per molti esperti il dato sul repentino cambio di altitudine sarebbe poco affidabile, soprattutto considerata la stazza di un Boeing 777. C’è quindi da assumere che questa condizione non si sia verificata e che di conseguenza i passeggeri per lungo tempo non si siano accorti di un cambiamento nella rotta seguita dal loro volo.
Cellulari
Assumendo che il volo MH370 si sia mantenuto a un’altitudine intorno ai 10mila metri, non ci sarebbe stato verso per i cellulari di ricevere un segnale da terra e collegarsi alla rete telefonica. A seconda della vicinanza a un ripetitore, di solito è possibile captare un segnale fino a circa mille metri di altitudine dall’antenna. Ad altitudini superiori è praticamente impossibile avere segnale, anche perché i ripetitori sono fatti per dare copertura a terra, non certo in aria. Se si sorvola un’area densamente popolata, quindi con molti ripetitori, c’è qualche possibilità in più di avere campo per fare una chiamata in volo, ma se si sta sorvolando un ampio tratto di mare o una zona disabitata le probabilità si riducono di moltissimo. Anticipiamo la domanda: allora i passeggeri del volo United 93 come fecero a usare i telefoni l’11 settembre 2001? Alcuni utilizzarono un sistema per telefonare da bordo, oggi dismesso; altri usarono il telefono cellulare poco prima dello schianto, quando l’aereo viaggiava a bassissima quota.
Telefoni a bordo
Diverse compagnie aeree offrono un servizio, di solito costosissimo, per effettuare telefonate con alcuni telefoni di bordo. Sui suoi voli, Malaysia Airlines offre questa opzione in business class, ma – come per buona parte delle strumentazioni – il pilota può decidere di escludere i telefoni di bordo e quindi la possibilità per i passeggeri di comunicare a terra. La possibilità di escludere quasi tutti i dispositivi di bordo deriva dalla necessità di potere isolare facilmente strumentazioni difettose, che potrebbero creare interferenze con quelle ben più importanti che mantengono per aria l’aeroplano e consentono di governarlo.
Cellulari a bordo
Di recente le principali autorità di controllo del volo hanno avviato programmi per rendere possibile l’utilizzo dei cellulari per effettuare chiamate in volo. Ma gli aerei attrezzati per questa opzione per ora sono pochi, perché l’attivazione del servizio richiede l’installazione di una sorta di microripetitore a bordo al quale i cellulari si agganciano. Un’antenna montata sull’aereo provvede poi a inviare la comunicazione a terra, con un segnale molto più potente da quello che riesce a emettere un solo cellulare. Non risulta che il volo MH370 fosse dotato di questo tipo di tecnologia. E anche se ce l’avesse avuta, il pilota avrebbe sempre potuto escluderla.
Tracce
Molti cellulari accesi a bordo del volo MH370 avrebbero potuto comunque fare la differenza. Un cellulare attivo cerca a intervalli regolari di mettersi in collegamento con il ripetitore più vicino, per potersi agganciare alla rete del gestore telefonico. Nel caso in cui si trovi per aria, continua incessantemente a ricercare il segnale, emettendo onde elettromagnetiche che potrebbero essere captate da sistemi di sorveglianza. Se più della metà dei passeggeri avesse lasciato il proprio cellulare acceso e non spento, o in modalità aeroplano (quella che stacca tutte le antenne dello smartphone), ci sarebbe stata una produzione di onde elettromagnetiche sufficiente per essere captata da qualche satellite, almeno in teoria.
Atterraggio
Se dopo qualche ora di volo l’aereo fosse atterrato da qualche parte, sarebbe stato per un periodo di tempo entro i mille metri di altezza, quindi a un’altitudine tale da consentire comunicazioni telefoniche. Ma, di nuovo, sarebbe stata ancora notte e non sapendo di preciso dove si trovavano, i passeggeri avrebbero potuto immaginare di essere in arrivo a Pechino e che non ci fosse nulla di strano. E anche se qualcuno si fosse accorto della stranezza e avesse provato ad accendere il cellulare, probabilmente non avrebbe trovato campo perché l’aereo si trovava in zone poco urbanizzate.
Perdita di sensi
Chi sta pilotando un aereo dirottato ha comunque dalla sua un’ultima risorsa: può ridurre la pressione all’interno della cabina, e di conseguenza la quantità di ossigeno, in modo che i passeggeri perdano conoscenza, a meno che non facciano in tempo a indossare le maschere a ossigeno che saltano fuori sopra a ogni sedile quando la pressione si riduce troppo. Questo però obbliga i passeggeri a rimanere al loro posto, perché i tubi delle maschere sono molto corti. Inoltre il sistema ha solitamente un’autonomia intorno ai 15 minuti.