In Crimea hanno stravinto i Sì
L'annessione alla Russia è stata approvata dal 97 per cento di chi ha votato, ma USA e UE non considerano valido il referendum e hanno minacciato altre sanzioni
Aggiornamento lunedì 17 marzo – Dato finale: il 97 per cento di chi ha votato in Crimea si è espresso a favore dell’annessione alla Russia, dice il responsabile delle operazioni elettorali. L’Unione Europea e gli Stati Uniti considerano il referendum non valido, perché organizzato “sotto le minacce di violenza e l’indimidazione esercitata da un intervento militare russo che viola le leggi internazionali” (la Crimea è attualmente occupata da 20.000 soldati russi o filo-russi). Il Parlamento locale ha approvato una mozione che proclama indipendente la Crimea e ne chiede formalmente l’annessione alla Russia.
21.30 – Secondo i risultati preliminari riportati da Mikhail Malyshev, capo della Commissione organizzatrice del referendum, circa il 95,5 per cento ha votato a favore dell’annessione della Crimea alla Russia, e l’affluenza è stata dell’82,71 per cento.
21.15 – Il primo ministro della Repubblica autonoma della Crimea Sergiy Aksyonov ha annunciato su Twitter che lunedì 17 marzo il governo regionale farà una richiesta formale per l’annessione alla Federazione Russa. Intanto, a Simferopoli, diverse migliaia di persone festose si sono ritrovate in piazza Lenin in attesa dei primi risultati elettorali.
19.50 – L’ufficio stampa del governo degli Stati Uniti ha ribadito in un comunicato l’incostituzionalità del referendum di domenica 16 marzo e ha aggiunto che “la comunità internazionale non riconoscerà i risultati di una votazione gestita sotto le minacce di violenza e l’intimidazione esercitata da un intervento militare russo che viola le leggi internazionali”.
Statement by @PressSec about the “referendum” in Crimea today: pic.twitter.com/ZoPV7WUC5q
— @NSCPress (@NSCPress) 16 Marzo 2014
19.15 – Secondo i primi exit poll, riportati dall’agenzia russa RIA Novosti e ripresi dai principali media internazionali, circa il 93 per cento dei votanti è favorevole all’annessione della Crimea alla Federazione Russa.
17.00 – Il governo della Crimea ha diffuso alcune informazioni sul referendum: i primi exit poll saranno diffusi subito dopo la chiusura delle urne, alle 20, 19 ora italiana. I risultati preliminari cominceranno ad arrivare alle 22.30, le 21.30 in Italia.
Aggiornamento, ore 16 – In Crimea le operazioni di voto per il referendum sull’annessione alla Russia procedono senza incidenti dalle 8 di questa mattina, le 7 in Italia. I seggi dovrebbe chiudere alle 20, cioè le 19 in Italia.
Nel frattempo a Donetsk, nella parte orientale dell’Ucraina, ci sono manifestazioni filo-russe e, secondo alcuni giornalisti della BBC che si trovano sul posto, anche alcuni scontri piuttosto violenti. I manifestanti filo-russi avrebbero fatto irruzione in una caserma della polizia chiedendo il rilascio di alcuni attivisti arrestati dopo le manifestazioni dei giorni scorsi.
Pro-Moscow protestors have again been trying to push their way into the security service hq in #Donetsk pic.twitter.com/bkmYUAStRc
— Steve Rosenberg (@BBCSteveR) 16 Marzo 2014
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Domenica 16 marzo, intorno alle otto di mattina (le sette in Italia) sono cominciate le operazioni di voto in Crimea per il referendum in cui si deciderà se la regione deve restare in Ucraina, ma con una maggiore autonomia, o se deve essere annessa alla Federazione Russa. Le urne chiuderanno alle 19 ora italiana. Si vota in 1.200 seggi, mentre gli elettori sono circa 1,2 milioni. Non ci sono molti dubbi su quale sarà il risultato della consultazione: l’annessione alla Russia dovrebbe vincere con una larghissima maggioranza, anche perché buona parte della popolazione contraria ha annunciato che boicotterà il referendum. Dal punto di vista formale, il voto serve a confermare una decisione presa dal parlamento locale della Crimea – già oggi una “repubblica autonoma” all’interno dell’Ucraina – che il 6 marzo, con 78 voti favorevoli e 8 astenuti, aveva votato a favore dell’annessione della regione alla Federazione Russa.
Altri elementi fanno dubitare della possibilità che dal voto esca qualcosa di diverso da una larga maggioranza favorevole all’annessione. Le urne, ad esempio, sono trasparenti e da fuori è abbastanza facile vedere dove è stato messo il voto. Non ci sono osservatori internazionali a sorvegliare lo svolgimento del referendum. L’Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa (OSCE) ha cercato di inviare i suoi osservatori, ma il gruppo è stato più volte respinto al confine tra Crimea e Ucraina (in un caso i miliziani di guardia ai posti di blocco hanno sparato in aria per allontanarli). Questa settimana l’OSCE ha definito il referendum in contrasto con la costituzione Ucraina e ha escluso la possibilità di inviare osservatori.
Nei giorni scorsi Stati Uniti e Unione Europea hanno dichiarato che non considerano valido il referendum e che non accetteranno l’annessione della regione alla Federazione Russa. Il segretario di Stato americano John Kerry ha dichiarato venerdì 14 che se la Russia porterà comunque avanti il referendum ci saranno “conseguenze”. Lunedì 17 i ministri degli Esteri dell’Unione Europea dovrebbero riunirsi per decidere ulteriori sanzioni nei confronti della Russia, nel caso venisse dichiarata l’annessione.
Il referendum è arrivato dopo settimane di tensione e dopo che la regione è stata di fatto occupata. Attualmente in Crimea ci sono centinaia di para-militari, miliziani cosacchi e serbi e bande di motociclisti filo-russi. Ma soprattutto, nelle località strategiche del paese e intorno alle poche basi dell’esercito ucraino, fedele al governo Kiev, sono stati schierati alcune decine di migliaia di quelli che oramai vengono da tutti identificati come soldati regolari dell’esercito russo (anche se non portano insegne identificative).
I paramilitari senza uniformi e i cosacchi sono stati responsabili nelle ultime settimane di numerosi episodi di intimidazione, in particolare nei confronti dei giornalisti, arrivando almeno in un caso a puntare una pistola in testa a un fotografo mentre gli sequestravano la macchina fotografica. Nella notte tra venerdì e sabato un gruppo di uomini armati (alcuni in uniforme e altri in divisa) sono entrati in uno degli alberghi che ospitano i giornalisti a Simferopoli, la capitale della regione.