La scuola deve cominciare più tardi?
Se lo chiedono negli Stati Uniti, dove si comincia generalmente presto, e secondo diversi studi sarebbe di notevole beneficio per gli studenti
Negli ultimi due anni, diverse scuole superiori statunitensi in California, Minnesota, Texas, Connecticut, North Carolina e Kentucky hanno scelto di far cominciare in anticipo le giornate, che generalmente cominciano alle 7:30, e in alcuni casi si discute della possibilità di cominciare persino dalle 7:15 del mattino. L’anticipo è stabilito, in molti casi, per motivi legati alla circolazione stradale e al trasporto pubblico.
Al contrario, in diversi distretti scolastici degli Stati Uniti – in opposizione alla tendenza più diffusa – ha guadagnato un certo spazio la proposta di adottare orari di inizio delle lezioni più congrui rispetto all’orologio biologico degli adolescenti. Esistono anche movimenti e gruppi specifici che sostengono questa alternativa, come Start School Later.
La questione è stata ripresa in un recente articolo sul blog Well del New York Times, che prova a spiegare perché gli adolescenti siano naturalmente inclini ad arrivare in ritardo a scuola, e che presenta anche i risultati di alcuni importanti studi scientifici a supporto della proposta di posticipare, anziché anticipare, l’orario di inizio delle lezioni.
L’Università del Minnesota ha condotto una ricerca – finanziata dal Centers for Disease Control and Prevention – su 9 mila studenti delle superiori in cinque distretti di Colorado, Wyoming e Minnesota: lo studio ha dimostrato che nelle scuole superiori che hanno posticipato l’inizio delle lezioni dalle 7:30 alle 8:30, più del 60 per cento degli studenti riesce a dormire almeno otto ore per notte, e che gli adolescenti che dormono meno di otto ore per notte riportano sintomi di depressione e sviluppano dipendenze da droghe – e sono anche meno bravi a scuola – in modi e quantità statisticamente rilevanti. Lo studio dimostra anche una diminuzione del 70 per cento degli incidenti stradali tra i giovani dai 16 ai 18 anni di età nelle cui scuole l’orario di inizio delle lezioni è stato posticipato dalle 7:35 alle 8:55.
Secondo diverse pubblicazioni scientifiche, i ragazzi in fase di sviluppo cerebrale e ormonale che dormono regolarmente otto ore per notte apprendono meglio, sono meno inclini a comportamenti violenti e meno soggetti a infortuni fisici. Numerosi esperti sostengono da tempo che la qualità del sonno incide in modo significativo sulle capacità di apprendimento, e che l’uomo conserva e consolida nuove informazioni durante i cicli di sonno profondo (nella fase REM, un momento in cui il cervello è particolarmente attivo): alcuni studi basati su queste premesse dimostrano, in particolare, che nel caso degli adolescenti le informazioni vengono assorbite tanto meglio quanto più a lungo e adeguatamente i ragazzi riescono a dormire.
Negli anni della pubertà, inoltre, gli adolescenti in genere tendono a non sentirsi assonnati prima delle 11 di sera, per via del rilascio già naturalmente ritardato dell’ormone del “sonno”, la melatonina, e che viene ulteriormente posticipato a causa del sempre più frequente utilizzo di dispositivi elettronici che “ingannano” la mente simulando di fatto la luce naturale del giorno (nello studio dell’Università del Minnesota, l’88 per cento degli studenti teneva il telefonino nella camera da letto).
L’idea di posticipare l’inizio della giornata scolastica ha però incontrato l’opposizione di molti genitori e anche, meno prevedibilmente, di alcuni studenti: cominciare le lezioni più tardi porterebbe via tempo ai compiti per casa e alle attività extra-scolastiche, dagli impegni sportivi ai lavori part-time, oltre che stravolgere la routine delle famiglie. Ma secondo diversi esperti, alla base dell’opposizione a questo genere di proposta, ci sarebbe un diffuso scetticismo di fondo riguardo l’importanza del sonno, ritenuto in certi casi una sorta di mito da sfatare.
Il dottore Judith Owens, esperto del sonno al Centro Medico Pediatrico Nazionale di Washington, sostiene che per molte persone dormire soltanto cinque ore a notte sia ancora un motivo di vanto: «è come se sottintendesse che sei un gran lavoratore», ha detto Owens, secondo il quale occorre uno “spostamento culturale” riguardo al sonno.
(Quelli che non hanno bisogno di dormire)
La scorsa estate il ministro dell’Istruzione degli Stati Uniti Arne Duncan ha espresso parere favorevole all’idea di posticipazione degli orari di inizio delle attività scolastiche, e ha invitato i distretti scolastici a prendere seriamente in considerazione questa possibilità.
Grazie anche al lavoro di persuasione di alcune famiglie e di alcuni studenti, il consiglio scolastico della città di Columbia, in Carolina del Sud, ha da poco adottato un nuovo orario di inizio delle lezioni nei licei: non più le 7:45 ma le 9. Il nuovo orario è stato accolto in modo generalmente favorevole, finora, sebbene in alcuni casi (come alla Rock Bridge High School) a volte costringa i ragazzi a terminare le lezioni alle 16:05, un orario abbastanza problematico per gli studenti che giocano nelle squadre sportive del liceo e devono spostarsi per le trasferte in altre città, e poi tornare a casa e fare i compiti. Il consiglio scolastico sta cercando di semplificare la vita di questa categoria di studenti rendendo disponibile sugli autobus una connessione internet Wi-Fi per agevolare lo studio mentre sono in viaggio.
In Italia non esiste, in queste stesse proporzioni, un dibattito articolato relativo all’inizio posticipato delle giornate scolastiche, ma in alcune occasioni se ne è parlato anche qui. Nel 2012, utilizzando in parte le stesse argomentazioni sostenute negli Stati Uniti, il preside di un liceo scientifico di Biella discusse la possibilità di far cominciare nel suo liceo le lezioni alle 10:15 – con una pausa pranzo alle 13, e prolungando la giornata fino alle 16:30 – sostenendo, in base a studi dei fisiologi inglesi Russell G. Foster e Till Roenneberg, che «per un adolescente alzarsi alle 7 è come per un adulto svegliarsi alle 5».