La conferenza stampa di Yanukovych
Per prima cosa ha detto «sono vivo», in relazione alle voci circolate in questi giorni che lo davano per morto; intanto oggi si discuterà di nuovo di sanzioni contro la Russia
Martedì mattina l’ex presidente ucraino Viktor Yanukovych ha tenuto una brevissima conferenza stampa a Rostov sul Don, nella Russia meridionale, in cui ha parlato dell’attuale crisi in Ucraina e del nuovo governo che si è insidiato a Kiev nei giorni del suo allontanamento dal potere. Yanukovych ha iniziato dicendo «sono vivo», in riferimento alle voci diffuse nei giorni scorsi da giornali di scarsa credibilità – e mai confermate – che lo davano per malato grave o addirittura morto a causa di un attacco di cuore. Per il resto Yanukovych ha detto di essere ancora il presidente legittimo dell’Ucraina, ha definito l’insediamento di un nuovo governo e di un nuovo presidente un “colpo di stato”, ha parlato della presenza di ultranazionalisti e fascisti nel governo del paese, ha liquidato come “incostituzionali e illegali” le elezioni presidenziali convocate per il 25 maggio e ha detto che appena le condizioni lo permetteranno ritornerà a Kiev. Martedì sono stati sospesi anche tutti i voli verso la Crimea, ad eccezione di quelli provenienti da Mosca.
Intanto la diplomazia internazionale sembra essere arrivata a un punto morto. Oggi i ministri degli Esteri di diversi governi occidentali si troveranno a Londra per discutere di possibili sanzioni contro la Russia, ma negli ultimi giorni sembra che i due schieramenti anziché avvicinarsi si siano allontanati. Ieri, durante un incontro trasmesso in televisione tra il presidente russo Vladimir Putin e il ministro degli Esteri Sergey Lavrov, è stata ribadita la decisione da parte del governo russo di non accettare le proposte fatte dal segretario di stato americano John Kerry, perché si basano tutte sul presupposto che la nomina del presidente ucraino ad interim sia legittima, e che l’allontanamento di Yanukovych non sia un colpo di stato.
Il segretario di stato americano John Kerry ha rifiutato dal canto suo l’offerta di nuovi colloqui con il presidente russo Vladimir Putin, almeno fino a che la Russia non accetta di impegnarsi seriamente a trovare una soluzione per la crisi ucraina: il punto più contestato rimane il referendum sullo status futuro della repubblica autonoma di Crimea previsto per il 16 marzo, che con tutta probabilità ratificherà la decisione già presa dal parlamento locale di annettersi alla Russia. Nella mattina di martedì lo stesso parlamento ha adottato una “dichiarazione di indipendenza“, che dice che la Crimea, se lo confermerà il referendum, diventerà uno stato indipendente.
Ieri la NATO ha annunciato che dispiegherà degli aerei di ricognizione in Polonia e Romania per monitorare la crisi ucraina, e per verificare l’andamento del referendum sulla Crimea. La decisione della Nato è stata presa poche ore dopo l’ennesima aggressione di forze filo-russe a Simferopoli, la capitale della Crimea: diversi uomini armati senza segni visibili di riconoscimento – dovrebbero essere soldati russi e milizie locali – sono entrati in un ospedale militare che ospita soldati e veterani ucraini e hanno minacciato lo staff e circa 30 pazienti. Il direttore dell’ospedale ha raccontato di essere stato costretto a salire su un autobus e di essere rimasto bloccato lì dentro per circa mezz’ora. Inoltre Mykhailo Dobkin, ex governatore della regione di Kharkiv (Ucraina orientale), è stato arrestato con l’accusa di incitamento al separatismo. Dobkin aveva detto in precedenza di volersi candidare alle elezioni presidenziali del 25 maggio.