Le ultime sull’aereo scomparso
Il volo MH370 avrebbe virato verso ovest fuori dalla sua traiettoria per centinaia di miglia: sembra ancora esclusa l'ipotesi terrorismo
Fonti militari della Malesia hanno detto che secondo le ultime segnalazioni radar disponibili l’aereo della Malaysia Airlines scomparso sabato avrebbe virato a ovest per centinaia di miglia dalla sua traiettoria di volo, arrivando fino allo stretto di Malacca, a ovest del territorio malese.
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Uno dei due uomini che viaggiavano con un passaporto rubato sul volo MH370 di Malaysia Airlines – scomparso sabato 8 marzo mentre viaggiava da Kuala Lumpur in Malesia verso Pechino in Cina – era in viaggio per raggiungere la Germania e non pare avesse legami con organizzazioni terroristiche. La notizia è stata diffusa martedì 11 marzo nel corso di una conferenza stampa delle autorità malesi. La persona a bordo con documenti rubati era un giovane iraniano di 19 anni, che sperava di ottenere asilo una volta arrivato in Germania. In precedenza era stata diffusa la notizia che avesse un biglietto per proseguire il viaggio da Pechino ad Amsterdam, nei Paesi Bassi, e successivamente verso Francoforte, in Germania.
Le autorità hanno sostanzialmente escluso la possibilità che stesse organizzando un attacco terroristico insieme con il suo compagno di viaggio, una seconda persona che si era imbarcata con un passaporto rubato e che per ora non è stato possibile identificare. La polizia malese si è messa in contatto con la madre del ragazzo iraniano, che vive già in Germania e che stava attendendo l’arrivo del figlio a Francoforte.
In precedenza BBC aveva raccolto la testimonianza di un iraniano che aveva spiegato di essere un amico di scuola di una delle due persone imbarcate con passaporto rubato sul volo MH370. Aveva detto di avere passato del tempo con l’amico e un altro iraniano prima che questi prendessero l’aereo verso Pechino, in vista di un viaggio più lungo verso l’Europa dove confidavano di stabilirsi.
I biglietti per i due viaggiatori con passaporti rubati pare fossero stati acquistati pochi giorni prima della partenza del volo da un altro iraniano, che avrebbe fatto da intermediario. I dettagli su questa persona sono ancora vaghi: sembra che si chiami Kazem Ali e nelle ultime ore le intelligence di diversi paesi avevano provato a capire se potesse avere legami con gruppi terroristici, o con il governo iraniano. L’ipotesi ora prevalente è che Ali sia una sorta di intermediario che aiuta le persone a emigrare illegalmente dall’Asia verso l’Occidente, attività molto diffusa in numerosi paesi asiatici e alquanto redditizia.
Ali avrebbe acquistato i due biglietti aerei tramite un’agenzia di viaggi di Pattaya, una città della Thailandia a 130 chilometri a sud della capitale Bangkok. Uno degli agenti dell’agenzia ha confermato di avere ricevuto una richiesta di prenotazione da un certo “Mr Ali” alla ricerca di biglietti economici dalla Malesia, uno con destinazione finale Francoforte e l’altro Copenaghen, in Danimarca. L’agenzia si è poi rivolta a un venditore più grande di biglietti e ha effettuato le prenotazioni utilizzando i dati dei due passaporti, ignorando che fossero rubati e utilizzati per persone diverse dai loro originali possessori.
L’utilizzo di passaporti rubati o falsificati è molto frequente in Asia e grazie ai minori controlli è più facile riuscire a prendere un aereo fingendo di essere qualcun altro. Mentre negli Stati Uniti e in Europa le verifiche sono diventate più severe dopo gli attentati dell’11 settembre 2001, in buona parte del resto del mondo i controlli sono blandi, a campione e spesso carenti. L’Interpol stima che solo nel 2013 circa un miliardo di persone abbia preso l’aereo senza che il loro passaporto fosse regolarmente controllato, per verificare se fosse stato rubato.
L’organizzazione internazionale di polizia ha un proprio database che raccoglie le informazioni di milioni di passaporti rubati: è sufficiente effettuare un controllo sui suoi sistemi per capire se la persona che si sta per imbarcare stia viaggiando o meno sotto falsa identità. Il problema è che sono pochissimi i paesi attrezzati per effettuare controlli costanti e su larga scala. I paesi che effettuano controlli sistematici sui passaporti sono solo tre: Stati Uniti, Regno Unito ed Emirati Arabi Uniti. Negli altri paesi ci sono forme di controllo a campione, verifiche su casi sospetti o nessun tipo di controllo.
Secondo l’Interpol sarebbero sufficienti investimenti molto ridotti per attrezzare le autorità aeroportuali con sistemi per controllare che non siano usati documenti rubati per viaggiare in aereo. Con questo tipo di controlli, sostengono diversi esperti di sicurezza, sarebbe stato molto più difficile organizzare gli attentati dell’11 settembre 2001, nonostante in quel periodo gli Stati Uniti effettuassero meno controlli su chi vola rispetto a oggi. E con sistemi di controllo dei passaporti, probabilmente non ci sarebbe stato il problema di ricostruire le identità dei due passeggeri iraniani sul volo MH370.
A distanza di oltre tre giorni dalla scomparsa dell’aereo di Malaysia Airlines, proseguono le ricerche in ampi tratti di mare nel Golfo di Thailandia tra la costa orientale della Malesia e quella sud-occidentale del Vietnam. Nella zona sono impegnate 40 navi e ci sono 34 ricognitori, tra aerei ed elicotteri, alla ricerca di possibili tracce dei rottami dell’aeroplano. Alle operazioni partecipano diversi paesi tra cui Australia, Cina, Thailandia, Indonesia, Singapore, Vietnam, Filippine, Nuova Zelanda e Stati Uniti. Ci sono state critiche nei confronti delle autorità locali malesi per le modalità con cui sono state condotte fino a ora le ricerche.
La ricerca del volo MH370 non è semplice perché non è chiaro se l’aereo abbia proseguito per diversi chilometri il proprio viaggio dopo avere interrotto le comunicazioni a terra. Gli aerei di linea sono dotati di sensori e trasmettitori di emergenza che si attivano in caso di incidente, quando si verifica un forte impatto al suolo o sull’acqua. Inviano automaticamente un segnale per indicare la posizione dell’aereo, ma non sono sempre affidabili: se sprofondano in acqua a causa dell’impatto non possono trasmettere i loro segnali. Dal volo MH370 non sono mai stati captati segnali di emergenza né sulla sua posizione dopo il probabile incidente in mare.