Tre anni dopo lo tsunami
In Giappone non è stata una giornata come le altre: le foto delle cerimonie per ricordare le oltre 15.800 persone morte nei luoghi distrutti dalle ondate
Martedì 11 marzo milioni di persone in tutto il Giappone hanno osservato un minuto di silenzio alle 14:46 (le 6:46 del mattino in Italia) per ricordare le oltre 15.800 persone morte a causa del terremoto e dello tsunami di tre anni fa, lungo la costa nord-occidentale del paese. Le scossa più forte fu di magnitudo 9.0 e causò onde alte decine di metri, che distrussero ampie zone costiere e che si spinsero per diversi chilometri nell’entroterra inondandolo. Centinaia tra città e paesi furono distrutti dalle ondate e ancora oggi si lavora per ricostruirli. La centrale nucleare di Fukushima Daiichi subì danni gravissimi ai suoi reattori, che richiederanno lavori straordinari per anni per essere tenuti sotto controllo.
A Tokyo sono state organizzate commemorazioni alla presenza del primo ministro Shinzo Abe e dell’imperatore del Giappone Akihito. Nelle città costiere centinaia di migliaia di persone si sono riunite nei punti dove furono organizzati i primi soccorsi per la popolazione. Hanno partecipato a cerimonie e momenti di preghiera per ricordare i parenti che hanno perso e ringraziare le migliaia di volontari che li aiutarono nei primi difficili giorni dopo lo tsunami, quando mancavano acqua, cibo, medicinali ed energia elettrica.
Prima di potere avviare la ricostruzione, nelle zone distrutte dallo tsunami si è resa necessaria un’operazione senza precedenti di pulizia da rottami, detriti e macerie, che ha richiesto anni per essere compiuta e che in alcuni distretti è ancora in corso. Il governo giapponese è intervenuto a più riprese per garantire fondi per la ricostruzione, nonostante abbia dovuto fare i conti con una complicata crisi economica. I fondi continueranno a essere erogati almeno fino al 2016 e si prevede che ne saranno stanziati per oltre 250 miliardi di dollari.
Si stima che quasi 267mila persone vivano ancora oggi in abitazioni temporanee od ospitate da amici e parenti, in attesa che siano ricostruiti i loro villaggi e le loro case. Il primo ministro Abe ha promesso un maggiore impegno per fare percepire alla popolazione i risultati ottenuti fino a ora, e quelli ancora da raggiungere per completare la ricostruzione. In alcune città del Giappone in questi giorni ci sono state anche manifestazioni per protestare contro le politiche energetiche del paese, che continuano a puntare molto sulla produzione di energia nucleare. Molti manifestanti chiedono più trasparenza, soprattutto per quanto riguarda l’impianto di Fukushima Daiichi e il livello di contaminazione delle zone circostanti.