Cosa è successo al volo MH370?
Le cose da sapere sull'aereo scomparso venerdì, tra passaporti rubati e trasmettitori di emergenza che non hanno funzionato, mentre continuano le ricerche in mare
Da oltre due giorni decine di navi, aerei da ricognizione ed elicotteri sono alla ricerca del volo di linea MH370 di Malaysia Airlines, scomparso dai radar sabato 8 marzo (il 7 in Italia) mentre stava sorvolando il Golfo della Thailandia. Fino a ora non è stato possibile localizzare i rottami dell’aereo e non sono ancora note le cause dell’incidente – teoricamente ancora “presunto”, in mancanza di prove, ma non ci sono altre ipotesi in ballo sulla sorte dell’aereo – che probabilmente ha causato la morte di tutte le 239 persone a bordo. Tra passaporti rubati e il sospetto di un attentato terroristico, la storia è diventata col passare delle ore più complicata e oscura: ci sono ancora molte cose da chiarire, mentre proseguono le ricerche in mare.
Volo MH370
Il volo Malaysia Airlines 370 era decollato regolarmente dal Kuala Lumpur International Airport, l’aeroporto di Sepang e il principale della Malesia, alle 00:41 ora locale dell’8 marzo (le 17:41 in Italia del 7 marzo) ed era diretto a Pechino, in Cina, dove sarebbe dovuto atterrare alle 6:30 del mattino.
Incidente
Dopo circa un’ora di viaggio, l’aeroplano ha interrotto tutte le comunicazioni e le strumentazioni di bordo hanno smesso di inviare segnali, sulla posizione dell’aereo e sulle sue condizioni. Secondo alcune fonti di stampa, il controllo del traffico aereo di Subang, Indonesia, avrebbe perso i contatti radio e radar all’1:22, avvisando in seguito la compagnia aerea. Malaysia Airlines ha comunicato dati diversi: il volo MH370 avrebbe comunicato con un centro di controllo in Malesia per l’ultima volta intorno all’1:30 e il controllo aereo dell’Indonesia avrebbe perso l’aereo solo intorno alle 2:40. Non riuscendo più a comunicare con il volo MH370, poco dopo l’1:30 è stato richiesto a un altro volo di Malaysia Airlines nella zona di provare a contattare l’aeroplano. Il capitano è riuscito a contattare l’equipaggio, ma ha poi comunicato di non essere riuscito a parlare con nessuno perché la comunicazione era disturbata.
Dove
Gli aeroplani di linea sono dotati di sensori e trasmettitori di emergenza, che si attivano in caso di incidente quando si verifica un forte impatto al suolo o sull’acqua. Queste strumentazioni servono per inviare automaticamente un segnale sulla posizione dell’aereo, in modo da guidare i soccorritori verso il luogo dell’incidente. Nel caso del volo MH370 sembra che nessun dispositivo di emergenza sia rimasto integro per segnalare la posizione dell’aereo, e questo sta complicando da oltre 48 ore la ricerca del punto in cui si suppone sia precipitato l’aereo.
L’aeroplano è scomparso dai radar quando si trovava a circa 300 chilometri a sud dell’arcipelago di Thổ Chu, nel Golfo della Thailandia, il tratto di mare circondato dalle coste di Malesia, Thailandia, Cambogia e Vietnam. Diverse ricognizioni aeree hanno consentito di identificare la presenza di chiazze d’olio e combustibile nel Golfo, compatibili con quelle che lasciano gli aerei in caso di incidente in mare, ma non è detto che siano dovute al volo MH370. È stata segnalata inoltre la presenza di alcuni detriti, forse un portellone, sempre a sud di Thổ Chu. Le ricerche sono state estese ad altri tratti di mare, perché non è esclusa la possibilità che il volo MH370 stesse facendo manovra per tornare indietro, forse per qualche anomalia riscontrata nei sistemi di bordo.
Alle operazioni di ricerca stanno partecipando numerose nazioni, tra cui Australia, Cina, Francia, Malesia, Indonesia, Filippine, Singapore, Thailandia, Stati Uniti e Vietnam.
I sistemi che inviano segnali di emergenza per localizzare il punto in cui è caduto un aereo non sempre sono affidabili, soprattutto se l’incidente si verifica in mare: se sprofondano in acqua a causa dell’impatto non possono trasmettere il segnale. I gruppi di ricerca calcolano la probabile posizione in cui è caduto un aereo tenendo presente la traiettoria che stava seguendo, la direzione dei venti in quota e quella delle correnti marine nel punto di impatto nel caso di incidente in mare.
Persone a bordo
Il volo MH370 trasportava in tutto 239 persone: 227 passeggeri e 12 membri dell’equipaggio. 153 erano cinesi, 38 della Malesia, 7 dell’Indonesia, 6 dell’Australia e ancora 5 passeggeri erano indiani, 4 francesi, 3 statunitensi, 2 canadesi, 2 della Nuova Zelanda, 2 dell’Ucraina, un olandese, un russo e un taiwanese. Di due passeggeri non è nota la nazionalità.
Equipaggio
Tutti i membri dell’equipaggio erano di origini malesi. Zaharie Ahmad Shah era il capitano, aveva 53 anni e lavorava per Malaysia Airlines dal 1981. Aveva accumulato oltre 18mila ore di volo ed era anche abilitato come esaminatore per i test di volo dei piloti al simulatore.
Passaporti rubati
La nazionalità di due passeggeri non è ancora nota perché dai controlli sembra che viaggiassero sotto falsa identità, usando due passaporti rubati, uno australiano e uno italiano. I due avevano acquistato i biglietti da China Southern Airlines attraverso la stessa agenzia di viaggi in Thailandia due giorni prima del volo. Il loro programma prevedeva, dopo l’arrivo a Pechino, il proseguimento del viaggio fino ad Amsterdam, nei Paesi Bassi. Uno avrebbe poi dovuto proseguire verso Copenhagen, in Danimarca, e l’altro verso Francoforte, in Germania. Le autorità stanno indagando sull’identità sospetta di altri due passeggeri a bordo.
Nonostante i maggiori controlli antiterrorismo, non è così raro che sui voli siano imbarcate persone con documenti falsi o rubati. Secondo le autorità di polizia internazionali, in molti aeroporti non si controllano con la dovuta attenzione i documenti di viaggio, e si fa raramente uso dei registri dell’Interpol in cui sono elencati i passaporti rubati.
Aereo
L’aeroplano utilizzato per il volo MH370 era un Boeing 777-2H6ER, il 404esimo costruito della serie e aveva volato per la prima volta a metà maggio del 2002. Da allora aveva accumulato oltre 20mila ore di volo secondo la compagnia aerea, anche se sono circolate informazioni su oltre il doppio delle ore inizialmente dichiarate. L’aereo risultava in normali condizioni ed era stato sottoposto a interventi di manutenzione e controllo lo scorso febbraio.
Prima dell’8 marzo 2014, il Boeing 777 di Malaysia Airlines non aveva subito alcun tipo di incidente in volo. Durante una manovra a terra sulle piste dell’aeroporto internazionale di Shanghai, in Cina, aveva urtato un altro aeroplano danneggiando una appendice di un’ala nell’agosto del 2012, come si vede nella foto (si ingrandisce con un clic).
I Boeing 777 sono prodotti da circa 20 anni e sono ritenuti molto affidabili. Hanno avuto due soli incidenti di particolare rilievo: nel 2008 un volo di British Airways arrivò corto sulla pista di Heathrow a Londra, Regno Unito, mentre nel luglio del 2013 il volo 214 di Asiana Airlines si schiantò mentre stava atterrando all’aeroporto di San Francisco, in California, causando la morte di tre passeggeri.
Cause
Esperti di aviazione civile e militare e dell’antiterrorismo provano da due giorni a ipotizzare che cosa sia successo al volo MH370, in mancanza di informazioni certe sul punto dell’impatto in acqua e dei dati che si potranno ottenere con il recupero delle strumentazioni di bordo.
Un’ipotesi è che l’aereo abbia avuto qualche serio problema tecnico con il conseguente guasto di alcuni sistemi di volo. In casi simili il pilota di solito comunica l’anomalia al controllo aereo, chiedendo assistenza o annunciando un cambio di rotta per raggiungere l’aeroporto più vicino. Dal volo MH370 non sono arrivate però comunicazioni di alcun tipo su malfunzionamenti a bordo. Inoltre, è raro che si verifichino problemi quando l’aereo ha raggiunto il proprio assetto di crociera: se qualcosa va storto di solito succede nelle fasi di decollo o di atterraggio, quando l’aeroplano è sottoposto a forti stress.
Tra le cause sembra essere esclusa quella del cattivo tempo atmosferico. Le condizioni meteo erano nella norma e non sono state segnalate anomalie lungo la rotta che avrebbe dovuto seguire l’aereo.
A causa della presenza di due persone a bordo con passaporti rubati, non è esclusa la possibilità che l’incidente aereo si sia verificato a causa di un attentato terroristico. Diverse autorità, a partire da quelle degli Stati Uniti, stanno effettuando controlli per scoprire la reale identità delle due persone a bordo e la presenza di eventuali precedenti. Il fatto però che non ci sia stata una rivendicazione a distanza di oltre 48 ore, e che il volo fosse su una rotta ordinaria e non simbolica, secondo diversi analisti rende meno probabile l’attentato terroristico come causa dell’incidente.
Il precedente nel 2009
Analisti ed esperti hanno paragonato l’improvvisa perdita di contatti con il volo MH370 con quanto accadde nel 2009 al largo delle coste del Brasile con il volo Air France 447. Anche in quel caso l’aereo, che trasportava 228 persone, scomparve dai radar prima che l’equipaggio potesse inviare un segnale di emergenza. I rottami dell’aereo furono identificati e recuperati a due anni di distanza dall’incidente.