L’annullamento della condanna a Chevron
Lo ha deciso un tribunale statunitense, perché l'avvocato dell'accusa avrebbe falsificato rapporti e corrotto un giudice (ma la sentenza vale solo negli Stati Uniti)
Un giudice di New York ha deciso che la sentenza che condannava la multinazionale petrolifera Chevron al pagamento di una multa milionaria per disastro ambientale nella zona del Lago Agrio, nel nordest dell’Ecuador, non verrà eseguita negli Stati Uniti. Secondo il tribunale americano, infatti, l’avvocato che ha seguito il caso di Chevron per vent’anni, Steven Donziger, durante un processo precedente tenuto in Ecuador ha falsificato i rapporti ambientali e ha corrotto il giudice. La sentenza, ha specificato il tribunale americano, non annulla la condanna al pagamento di 6,904 miliardi di euro contro la multinazionale, ma si limita a vietare che venga fatta valere negli Stati Uniti, suggerendo che lo stesso trattamento le venga riservato anche nei tribunali di Canada, Brasile e Argentina, gli altri paesi dove Chevron è attiva.
L’origine dei guai di Chevron risale a cinquant’anni fa, anche se le vicende di allora non riguardavano direttamente Chevron, ma la multinazionale petrolifera che l’aveva preceduta, Texaco. Texaco aveva cominciato le esplorazioni per la ricerca del petrolio nella zona di Lago Agrio nel 1964. L’anno successivo un consorzio composto dalla stessa Texaco e da Gulf Oil trovò i giacimenti e cominciò le operazioni di trivellazione. Nel 1972 cominciarono l’estrazione e la produzione di greggio su larga scala. Negli stessi anni il governo dell’Ecuador creò la prima compagnia petrolifera statale, la CEPE, oggi chiamata Petroecuador, che nel 1974 ottenne dal consorzio americano il 25 per cento degli introiti derivanti dalla vendita del petrolio. Nei successivi vent’anni i giacimenti del Lago Agrio produssero 1,7 miliardi di barili che resero alle imprese coinvolte nel progetto 25 miliardi di dollari.
Alla fine degli anni Settanta Texaco e Gulf Oil cedettero alla compagnia petrolifera ecuadoriana la maggioranza delle quote dell’impresa e tra il 1990 e il 1993 la Petroecuador diventò l’unica proprietaria dei giacimenti petroliferi. Nel 1995 la Texaco fece un accordo con il governo dell’Ecuador per la bonifica di alcuni pozzi e delle zone limitrofe a seguito del quale la compagnia si liberava da qualsiasi obbligo ulteriore. Le spese per la bonifica raggiunsero i 40 milioni di dollari. Chevron Corporation entrò in questa storia nel 2000, quando acquisì Texaco per 45 miliardi di dollari. Nel 1993, a nome di un gruppo di abitanti della regione di Lago Agrio, Donziger aveva avviato un’azione legale negli Stati Uniti contro Texaco, accusandola di avere contribuito a distruggere 1700 miglia quadrate di foresta pluviale. All’accusa di disastro ambientale si sommava quella di avere procurato danni permanenti alla salute della popolazione locale. La Corte americana si disse non competente e accolse la richiesta di Texaco – richiesta che sarebbe stata poi rimpianta – che la questione riguardasse l’Ecuador, dove una nuova causa fu presentata nel 2003.
Nel 2011 Chevron fu considerata colpevole di danni ambientali nella regione di Lago Agrio da un tribunale dell’Ecuador. La sentenza è stata confermata nel 2013, anche se l’importo dei risarcimenti da pagare era stato ridotto. Dopo la decisione di oggi, gli accusatori ecuadoriani hanno annunciato che faranno appello, perché, come ha detto l’avvocato che ha rappresentato gli indigeni al tribunale ecuadoriano, la sentenza è “uno presa in giro allo stato di diritto dell’Ecuador”.