Il nuovo accordo sulla legge elettorale
La riforma sarà approvata ma soltanto per la Camera; al Senato resterà in vigore il Porcellum modificato dalla Consulta, in attesa della riforma costituzionale
Nel pomeriggio di martedì Silvio Berlusconi ha diffuso un comunicato riguardo la legge elettorale e il punto fondamentale da risolvere nelle trattative per la sua approvazione: il momento della sua entrata in vigore.
«Prendiamo atto con grave disappunto della difficoltà del presidente del Consiglio di garantire il sostegno della sua maggioranza agli accordi pubblicamente realizzati. Come ulteriore atto di collaborazione, nell’interesse del Paese, a un percorso riformatore verso un limpido bipolarismo e un ammodernamento dell’assetto istituzionale, manifestiamo la nostra disponibilità ad una soluzione ragionevole che, nel disegnare la nuova legge elettorale, ne limiti l’efficacia alla sola Camera dei deputati, accettando lo spirito dell’emendamento 2.3. Per il resto, confermiamo integralmente l’accordo pubblicamente realizzato, senza alcun “patto segreto” come maliziosamente insinuato da alcuni organi di stampa. Ribadiamo dunque piena collaborazione su questo piano, e una chiara opposizione sui temi economici e sociali, e su tutto quanto, a partire dalla necessaria riduzione della pressione fiscale e del peso dello Stato, ci rende naturalmente alternativi alla sinistra»
Tradotto: il comunicato di fatto garantisce sostegno all’emendamento D’Attorre, che ha proposto di eliminare dal testo dell’Italicum le norme che riguardano il Senato. La nuova legge elettorale verrebbe quindi approvata solo per la Camera, mentre al Senato resterebbe in vigore il cosiddetto Porcellum nella sua versione corretta dalla Corte Costituzionale (per capirci: ovviamente, anche se valida solo per la Camera, la riforma per entrare in vigore dovrà essere approvata sia dalla Camera che dal Senato). In questo modo riforma elettorale e quella del Senato – Renzi e Berlusconi sono d’accordo sulla necessità di trasformarlo in una camera non elettiva – potrebbero essere slegate: almeno in linea teorica ci potrebbero essere ugualmente elezioni anticipate, con l’Italicum alla Camera e il porcellum modificato dalla Corte Costituzionale al Senato.
Questa soluzione secondo D’Attorre non avrebbe profili di incostituzionalità, perché di fatto già il Porcellum prevedeva due sistemi diversi di elezione tra Camera e Senato, ma non risolverebbe il problema della governabilità: anche in questa legislatura il centrosinistra ha una larga maggioranza alla Camera, ma la situazione al Senato lo ha costretto alle “larghe intese”. L’accordo viene visto come una mediazione utile a non mettere a rischio la tenuta del governo (si è detto che un’approvazione immediata della legge elettorale avrebbe reso l’opzione elezioni improvvisamente realistica e praticabile) ma nemmeno a vincolare interamente la riforma della legge elettorale a una riforma costituzionale, com’è quella necessaria a modificare il Senato.
Le trattative fra i partiti hanno portato a una serie di rinvii della riunione del comitato alla commissione Affari Costituzionali che martedì mattina avrebbe dovuto esaminare gli emendamenti alla riforma: l’arrivo della legge in aula, previsto inizialmente per martedì, è slittato e i lavori proseguiranno mercoledì dalle 10.30.
Per capire perché è importante decidere quando far entrare in vigore la legge elettorale, bisogna ricordare prima che la base su cui si discute è un sistema proporzionale valido solo per la Camera in cui i seggi sono attribuiti su base nazionale, senza preferenze, sulla base di oltre cento collegi, nei quali ogni partito o coalizione presenta una breve lista di candidati. La bozza originaria dell’Italicum prevede un premio di maggioranza, ma solo per la coalizione o il partito non coalizzato che ha ottenuto almeno il 35 per cento dei voti (la soglia dovrebbe essere innalzata al 37). Nel caso in cui nessun partito o coalizione arrivi oltre questa soglia, è previsto un ballottaggio tra i due partiti o coalizioni che hanno ottenuto la maggiore percentuale di voti su base nazionale. Chi vince il ballottaggio ottiene il 53 per cento dei seggi, mentre gli altri seggi sono attribuiti proporzionalmente alle restanti forze politiche (con un sistema di sbarramenti per tenere fuori le forze politiche più piccole). La versione originaria della nuova legge elettorale è nata in seguito all’accordo tra Partito Democratico e Forza Italia, con il discusso incontro a gennaio tra Matteo Renzi e Silvio Berlusconi nella sede romana del PD, ma diversi altri partiti più piccoli hanno richiesto nelle settimane seguenti numerose modifiche alle soglie previste e ai meccanismi di attribuzione dei seggi.
La nuova legge elettorale è stata finora strettamente legata alla riforma del Senato, altro punto su cui è stato formulato un accordo tra PD e Forza Italia. L’idea è di differenziare marcatamente la sua funzione da quella della Camera, superando il bicameralismo perfetto (la condizione attuale per cui le due camere fanno praticamente le stesse cose, allungando i tempi per l’approvazione delle leggi). I senatori saranno per lo più rappresentanti già eletti nelle amministrazioni locali e non riceveranno stipendi aggiuntivi: il Senato avrà ruolo consultivo.
Il problema da risolvere
Qui però nasce il problema politico: la riforma del Senato richiede una modifica costituzionale e quindi realisticamente sarà necessario almeno un anno per essere approvata, mentre la riforma della legge elettorale può essere approvata entro un paio di mesi. Anche se si tratta di due provvedimenti distinti e con tempi diversi, l’Italicum e la riforma del Senato si muovono su binari paralleli. La nuova legge elettorale sarà applicata solo alla Camera, a patto che la carica da senatore non sia più elettiva e che i membri del Senato abbiano funzioni distinte dai deputati. Su questo legame, che presenta diverse ambiguità dovute all’incertezza sull’effettiva possibilità di riformare il Senato, stanno giocando quasi tutti i partiti.
Il problema esiste anche perché l’entrata in vigore di una nuova legge elettorale è vista da tutti come il momento in cui l’opzione delle elezioni anticipate tornerà a essere realistica e praticabile (c’è chi teme che metta la situazione politica su un piano inclinato, rendendo il ritorno al voto inevitabile). È bene ricordare infatti che votare adesso sarebbe complicato perché l’attuale legge elettorale (porcellum) è diventata una sorta di proporzionale puro dopo la sentenza della Corte costituzionale e renderebbe praticamente certa la formazione di un nuovo governo di “larghe intese”, salvo che una coalizione non riesca a ottenere il 50 per cento più uno dei voti. La riforma della legge elettorale cambierebbe questo scenario. Soprattutto i partiti più piccoli mirano ad allontanare il più possibile il momento delle elezioni: per questo vorrebbero vincolare l’entrata in vigore dell’Italicum alla riforma del Senato, mentre Forza Italia e Partito Democratico vorrebbero avere la legge elettorale pronta al più presto per ogni evenienza.
Le possibili mediazioni
Renzi nelle ultime settimane ha provato a mediare tra le richieste di Forza Italia, che vuole siano rispettati i termini dell’accordo stretto con Berlusconi, quelle della minoranza interna al PD e quelle di Nuovo Centrodestra, che vuole rassicurazioni sulla durata della legislatura e allontanare il più possibile il momento delle elezioni. Il partito di Angelino Alfano è nato da poco e ha bisogno di tempo per organizzarsi sul territorio, se si votasse presto sarebbe probabilmente schiacciato da Forza Italia. La mediazione fino a ora non ha portato molto lontano, mentre si sono moltiplicate proposte ed emendamenti per trovare una soluzione.
Emendamento Lauricella
La proposta più discussa, che circola da diverse settimane, è stata formulata dal deputato Giuseppe Lauricella del PD. L’idea è che sia aggiunto all’Italicum un vincolo che renda la nuova legge elettorale applicabile solo dopo l’approvazione della riforma del Senato. In questo modo, dice Lauricella, si eviterebbe di avere per mesi una legge elettorale applicabile solo alla Camera che complicherebbe lo svolgimento di eventuali elezioni anticipate. L’emendamento consentirebbe inoltre di fare guadagnare tempo alla legislatura, perché come abbiamo visto la riforma del Senato richiederà almeno un anno di lavoro in Parlamento; ma c’è chi fa notare – tenendo conto anche del fatto che Lauricella è espressione della minoranza del PD – che indebolirebbe l’accordo politico trovato da Renzi e Berlusconi, aumentando il rischio che alla fine non si ottenga nulla, né la legge elettorale né la riforma del Senato.
Proposta Pisicchio
Pino Pisicchio di Centro Democratico propone qualcosa di simile all’emendamento Lauricella. In questo caso è previsto un vincolo per l’entrata in vigore della nuova legge elettorale a un anno o un anno e mezzo dalla sua approvazione. A differenza della proposta Lauricella, non è quindi espresso un vincolo diretto con la riforma del Senato.
Proposta Balduzzi
Renato Balduzzi di Scelta Civica ha proposto che l’Italicum entri in vigore a partire da gennaio 2016, in modo da spostare ancora più avanti la durata della legislatura e avere più tempo per lavorare alla riforma del Senato.
Proposta D’Attorre
Il bersaniano Alfredo D’Attorre del PD propone invece di eliminare dal testo dell’Italicum le norme che riguardano il Senato. In questo modo, dice, le due riforme potrebbero essere slegate e almeno in linea teorica ci potrebbero essere ugualmente elezioni anticipate con l’Italicum alla Camera e il porcellum modificato al Senato. Questa soluzione potrebbe piacere a Nuovo Centrodestra e secondo D’Attorre non avrebbe profili di incostituzionalità, perché di fatto già il porcellum prevedeva due sistemi diversi di elezione tra Camera e Senato. Ma non risolverebbe il problema della governabilità: anche in questa legislatura il centrosinistra ha una larga maggioranza alla Camera, ma la situazione al Senato lo ha costretto alle “larghe intese”.
Forza Italia non è d’accordo
Renato Brunetta, capogruppo alla Camera di Forza Italia, ha spiegato di essere contrario a buona parte delle proposte di mediazione e alternative per una entrata in vigore posticipata della nuova legge elettorale. Facendo riferimento all’accordo tra Renzi e Berlusconi, dice che “i patti devono essere rispettati” e chiede che sia approvato l’Italicum senza aspettare la riforma del Senato. Forza Italia d’altra parte chiede che si vada alle elezioni e quindi considera la riforma della legge elettorale prioritaria anche rispetto alla riforma del Senato, e vede vincoli e proroghe come strumenti per allungare artificiosamente la vita del governo.
E poi?
Nella discussione che inizierà alla Camera sulla legge elettorale rientreranno diversi altri temi, sui quali non si è ancora trovato un accordo definitivo. Parte del PD vorrebbe meccanismi chiari indicati nell’Italicum per garantire la parità di genere nelle candidature. Altri chiedono che siano rese obbligatorie per tutti i partiti le primarie per scegliere i candidati, cosa che allevierebbe la mancanza delle preferenze. Resta poi da decidere se consentire o meno la possibilità per un candidato di essere inserito in liste di più collegi, cosa che piace soprattutto ai partiti più piccoli perché consente di mettere candidati noti e di punta in più elenchi elettorali (e limita i rischi che gli stessi candidati noti e di punta non vengano eletti per via del cattivo risultato nel loro collegio). Questi e molti altri punti saranno discussi in aula, ma è probabile che si lavori per raggiungere un accordo tra i principali partiti prima delle votazioni definitive, per evitarsi sorprese.