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  • Mercoledì 26 febbraio 2014

L’assurda legge dell’Arizona sulla libertà religiosa

Permetterebbe alle imprese di non assumere o servire persone gay o lesbiche, è stata approvata ma il governatore ha messo il veto

AP Photo/Ross D. Franklin
AP Photo/Ross D. Franklin

Aggiornamento. Il governatore dell’Arizona, la repubblicana Jan Brewer, ha messo il veto sulla legge.

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Giovedì 19 febbraio il parlamento statale dell’Arizona, a maggioranza repubblicana, ha votato a favore di una nuova contestata legge sulla libertà di religione che potrebbe permettere a chi gestisce un esercizio commerciale di non assumere o di non servire qualcuno perché gay e lesbica. Il governatore dell’Arizona, la repubblicana Jan Brewer, ha tempo fino a venerdì per decidere se firmare la legge – e quindi farla entrare in vigore – o se utilizzare il suo potere di veto; negli ultimi giorni, in molti, inclusi alcuni repubblicani che la legge l’hanno votata qualche giorno fa, hanno chiesto al governatore di bloccare la legge.

Cosa dice la nuova legge?
La nuova legge, la SB1062, ridefinisce i concetti di “persona” e “libertà religiosa” modificando una precedente legge del 1999. Con le nuove modifiche, per “persona” si intende “qualsiasi individuo, associazione, impresa, società, chiesa o altre attività commericali”; e per “libertà religiosa” si intende la “pratica e l’osservanza della religione”. L’allargamento generico delle due definizioni permetterebbe di estendere le tutele alla libertà religiosa anche alle attività commerciali. Come spiega un documento pubblicato dal Center For Arizona Policy, un think tank conservatore che ha molto sostenuto la nuova legge, queste modifiche riconoscono il diritto degli imprenditori di condurre la propria attività commerciale nel rispetto di precetti religiosi e quello dei lavoratori di non rinunciare alle proprie credenze religiose o di non violarle nell’esercizio della professione. La legge federale, invece, impone alcune limitazioni alla libertà religiosa quando il suo esercizio ha effetti discriminatori sulla popolazione.

In uno stato tradizionalmente ostile verso i gay, una delle conseguenze della nuova legge – anche se non l’unica – sarebbe la possibilità di un’ampia discriminazione: persone gay e lesbiche potrebbero vedersi negare servizi commerciali o un posto di lavoro se chi li offre affermasse che farlo costringerebbe a violare la propria fede religiosa.

Owen Ullman su USA Today ha fatto notare che la legge comporterebbe alcune assurdità:

Sono curioso di vedere come un commerciante farebbe a scoprire se un cliente è gay. Si dovrà firmare una dichiarazione di eterosessualità come condizione per essere serviti? Se due donne si tengono per mano, sono una coppia lesbica o sono solo sorelle? Se due uomini si baciano in un negozio sono gay o forse… solo francesi?

E se le credenze religiose sono una giustificazione per rifiutare di servire coppie gay, l’Arizona non dovrebbe estendere allora il principio a tutte le credenze religiose? I devoti musulmani dovrebbero avere il diritto di rifiutare di servire donne che non portano il burqa. I cristiani scientisti dovrebbero avere il diritto di rifiutare il servizio a medici e infermieri. Gli indu potrebbero rifiutarsi di servire chiunque a cui piaccia mangiare un hamburger. Atei? Sareste sfortunati più o meno ovunque.

Senza contare le conseguenze economiche che avrebbe la norma. La Camera di commercio dell’Arizona ha diffuso un comunicato in cui si dice molto preoccupata per le possibili ricadute negative che la SB1062 potrebbe avere sull’economia, e ha chiesto al governatore di fermare la legge: «in quanto leader della comunità di commercianti non possiamo sostenere misure che potrebbero esporre le nostre attività a delle cause legali, e non vogliamo mandare il messaggio che il nostro stato non è un posto accogliente per i suoi visitatori e i talenti che possono costituire la chiave di volta della nostra crescita economica».

Le reazioni alla legge
Moltissimi hanno contestato la nuova legge. Wingspan, un gruppo che si occupa dei diritti delle persone gay, lesbiche, bisessuali e transgender (LGBT), ha organizzato in poche ore una manifestazione e successivamente una petizione online per chiedere alla governatrice repubblicana Jan Brewer di porre il veto sulla legge. Diverse grandi aziende, tra cui Apple e American Airlines, si sono dette preoccupate per la nuova legge; la commissione organizzatrice del Super Bowl, che il prossimo anno dovrebbe essere giocato in Arizona, ha fatto intendere che, come già avvenuto in passato, potrebbe decidere di spostare la partita altrove se la legge dovesse entrare in vigore.

Anche alcuni politici repubblicani stanno facendo pressioni su Brewer: entrambi i senatori federali dell’Arizona – John McCain, sfidante di Barack Obama alle elezioni del 2008, e Jeff Flake – hanno chiesto di porre il veto; anche tre senatori del senato statale dell’Arizona, che avevano votato a favore della legge, hanno scritto alla governatrice per chiederle di bloccarla. Uno dei tre, il senatore Bob Worsley, ha detto: «non ero a mio agio con il voto e non lo sono stato per diverso tempo. […] Mi sento molto in colpa, è stato un errore». Poche ore fa, inoltre, anche Mitt Romney, candidato repubblicano alla presidenza degli Stati Uniti nel 2012, ha espresso con un tweet la sua contrarietà alla legge:

 

Jan Brewer ha detto di non aver ancora deciso come comportarsi sulla legge, ma ha detto di essere aperta a un confronto razionale e ha promesso «di non prendere una decisione di pancia» e che «farà la cosa più giusta per l’Arizona». Un anno fa Brewer aveva posto il veto su una decisione simile: Lucy Westcott su The Wire ha spiegato che sulla decisione potrebbe influire la necessità di Jan Brewer di smarcarsi politicamente dalla maggioranza conservatrice del parlamento dell’Arizona, che sta facendo pressioni affinchè la legge entri in vigore: alcuni giornalisti hanno infatti accusato il governatore Brewer di essere una “marionetta” del partito repubblicano dell’Arizona e questa potrebbe essere un’occasione per Jan Brewer di cambiare la sua immagine.

 Nella foto, Jan Brewer nel suo ufficio (AP Photo/Ross D. Franklin)