I marinai italiani in India non saranno processati per terrorismo
E quindi non rischiano la pena di morte, una volta per tutte: ora la Corte Suprema indiana deciderà a chi affidare le indagini
L’agenzia investigativa del governo federale indiano (NIA, National Indian Agency) ha ritirato la richiesta di processare per terrorismo Salvatore Girone e Massimiliano Latorre, i due marinai italiani arrestati in India per l’omicidio di due pescatori nel 2012. Questo di fatto esclude una volta per tutte il rischio che i marinai italiani vengano condannati a morte, ipotesi comunque considerata già in passato poco credibile. Dal momento che l’agenzia investigativa ha rinunciato a cercare l’imputazione per terrorismo, la Corte Suprema dovrà decidere anche chi dovrà condurre le indagini: l’Italia sostiene che senza l’imputazione per terrorismo la NIA perderebbe la propria giurisdizione.
La NIA aveva deciso inizialmente di presentare la richiesta di applicazione del SUA Act, la legge anti-terrorismo, ma in versione “attenuata“, cioè senza ricorrere al comma che prevede obbligatoriamente la pena di morte per chi abbia commesso un omicidio in mare. Il governo italiano aveva reagito molto duramente, giudicando l’imputazione comunque «sproporzionata e incomprensibile». Il governo italiano è stato irritato anche dai continui rinvii da parte della Corte Suprema: la prima decisione era prevista per il 10 febbraio, poi per il 18, poi per il 24 febbraio. Emma Bonino, che ha seguito la questione nell’ultimo anno come ministro degli Esteri italiano, ha detto più volte che l’India è “incapace di gestire la situazione”.
Latorre e Girone il 15 febbraio 2012 si trovavano sulla petroliera Enrica Lexie, battente bandiera italiana, al largo delle coste del Kerala, nel sudovest dell’India. Enrica Lexie incrociò la rotta del peschereccio indiano St. Antony. Aprirono il fuoco verso il peschereccio uccidendo due pescatori indiani di 45 e 26 anni. Secondo gli italiani i colpi sarebbero stati sparati in seguito a una manovra sospetta del peschereccio, scambiato per una nave pirata. Secondo gli indiani, invece, la manovra della St. Antony nei confronti della Enrica Lexie sarebbe stata pacifica, per dare la precedenza alla petroliera italiana. La reazione dei militari italiani sarebbe stata esagerata e non aderente alle normali procedure, soprattutto perché i marinai della St. Antony non erano armati.