Chi è Yulia Tymoshenko
L'ex primo ministro dell'Ucraina, imprigionata per tre anni, liberata dopo tre mesi di proteste e - nonostante tutto - molto controversa
La sera di sabato 22 febbraio, dopo tre mesi di rivolte culminati con la fuga da Kiev del presidente ucraino Viktor Yanukovich, i principali giornali online del mondo titolavano: “Liberato il nemico numero uno di Yanukovich”. Per nemico numero uno intendevano una donna di 53 anni, ex oligarca dell’energia, ex primo ministro, più volte indagata dalla magistratura ucraina in controversi procedimenti giudiziari e diventata famosa in tutto il mondo dopo essere stata imprigionata per tre anni: Yulia Tymoshenko.
Sabato 22 febbraio Tymoshenko è stata liberata dall’ospedale dov’era detenuta, a Kharkov, nella parte orientale del paese. La liberazione è avvenuta grazie ad un voto del parlamento che ha abolito una legge sull’abuso di potere, il reato per cui era stata condannata, la sera di venerdì 21. Tymoshenko si trovava da diversi mesi in ospedale a causa di un problema alla schiena che l’ha colpita durante la prigionia.
Poche ore dopo la sua liberazione, Tymoshenko ha tenuto un discorso in piazza Indipendenza, il luogo simbolo delle proteste in Ucraina di questi mesi. A causa delle sue condizioni di salute ha parlato da una sedia a rotelle. Durante tutta la sua prigionia, Tymoshenko ha spesso chiesto alle autorità di essere trasferita in un ospedale in Germania per poter ricevere cure adeguate per il suo problema. Sua figlia Yevhenia ha più volte dichiarato ai media occidentali di temere per la vita di sua madre a causa delle condizioni della sua detenzione.
Negli ultimi anni Tymoshenko è diventata il simbolo dell’opposizione filo-occidentale al governo filo-russo del presidente Viktor Yanukovich. La sua storia, però, è molto più complessa. La condanna che l’ha tenuta in prigione per tre anni, ad esempio, era basata sull’accusa di aver sottoscritto nel 2009, quando era primo ministro, un accordo energetico con la Russia molto sfavorevole per l’Ucraina. Nei giorni della sua liberazione diversi attivisti contrari al governo hanno scritto che veniva liberata un’amica della Russia con cui il presidente Vladimir Putin aveva fatto buoni affari.
Parte di queste critiche probabilmente derivano anche dal fatto che Tymoshenko è nata, nel 1960, a Dnipropetrovsk, una città che si trova nell’est del paese, dove gli abitanti di lingua russa sono numerosi e che oggi è considerata una delle roccaforti dell’ex presidente Yanukovich. Tymoshenko, però, ha dichiarato che la sua famiglia ha origini lettoni ed ucraine (non russe, quindi).
In molti, comunque, ritengono che il processo in cui è stata condannata sia stato un processo politico, utilizzato da Yanukovich per liberarsi di uno scomodo avversario politico e senza nessuna basa giuridica. La Corte Europea dei diritti dell’uomo, nell’aprile 2013, ha stabilito che il periodo di detenzione preventiva a cui Tymoshenko era stata sottoposta prima della condanna è stato illegale, ma non si è espressa sulla condanna né sul trattamento che ha ricevuto durante la prigionia. L’Unione Europea e diversi leader politici occidentali hanno spesso richiesto al governo ucraino di liberare Tymoshenko e la fine della sua prigionia era tra le condizioni per l’approvazione degli accordi di libero scambio tra UE e Ucraina discussi negli ultimi mesi.
Quello terminato nel 2011 non è l’unico processo che ha subito Tymoshenko. Il primo, che si concluse in un nulla di fatto, cominciò nel 1996, quando Tymoshenko era all’inizio della sua carriera politica. Anche questo processo riguardava l’energia: era accusata di aver falsificato documenti per ottenere dei vantaggi per la sua compagnia energetica. Tymoshenko, infatti (come molti altri politici ucraini) è anche una donna molto ricca e da almeno vent’anni è uno dei principali personaggi dell’economia e della politica del paese.
Nei primi anni Novanta, dopo la caduta dell’Unione Sovietica e l’indipendenza del paese, Tymoshenko fondò insieme al marito Oleksandr Tymoshenko, un ex funzionario del partito comunista, una società che operava nel settore dell’energia e in pochi anni divenne una delle donne più ricche del paese (soprannominata “la principessa del gas”). Nel 1996 venne eletta per la prima volta al parlamento ucraino e subì le prime indagini – proprio in quegli anni il parlamento rifiutò di toglierle l’immunità e permettere che venisse arrestata. Nella sua carriera, come ha raccontato un lungo articolo sul Daily Beast, ci sono stati parecchi altri guai giudiziari e nel 2000 suo marito venne arrestato.
Tra il 1999 e il 2001 fu vice-primo ministro e ministro dell’energia. Negli anni successivi iniziò una lunga campagna contro la corruzione e contro l’allora presidente Leonid Kuchma. La campagna raggiunse il culmine nel 2004 quando, insieme al suo alleato Viktor Yushchenko, guidò la cosiddetta “Rivoluzione Arancione”, un movimento nato per protestare contro le elezioni presidenziali che avevano visto la vittoria di Yanukovich (lo stesso che è stato esautorato ieri dal Parlamento; quelle del 2004 erano le prime elezioni presidenziali a cui partecipava).
La “Rivoluzione Arancione” terminò quando la Corte suprema del paese annullò le elezioni e, in una seconda consultazione, la vittoria andò a Yushchenko. Nel 2005 Tymoshenko venne nominata primo ministro, ma nel giro di poco tempo però le relazioni tra i due alleati peggiorarono – e alcuni degli attivisti della protesta di questi mesi sostengono che la frattura tra i due nacque a causa dell’ambizione di Tymoshenko.
Nel settembre 2005, dopo le dimissioni di diversi ministri in seguito agli scontri e ai litigi con Tymoshenko, il presidente Yushchenko la rimosse dalla carica di primo ministro. Nel 2007 il suo partito, “Unione di tutti gli ucraini”, tornò ad allearsi con Yushchenko, ma le relazioni tra i due rimasero tese e gli scontri molto frequenti. Secondo il profilo che le ha dedicato BBC, a causa di questi continui battibecchi il governo ucraino rimase paralizzato e non riuscì a prendere adeguate misure contro la crisi economica che negli ultimi anni ha duramente colpito il paese.
Anche per questo, le elezioni presidenziali del 2010 vennero vinte da Yanukovich, che sconfisse al ballottaggio Tymoshenko. Yushchenko, a cui all’epoca venne addebitata gran parte della colpa per la mancata gestione della crisi, arrivò soltanto quinto, con il 6 per cento dei voti. Tymoshenko accusò Yanukovich di aver truccato le elezioni, ma diverse ONG e organizzazioni internazionali dichiararono il voto “libero e corretto”.