Storie e cose dell’Ucraina
Perché è divisa, come si pronuncia, quanti sono gli ucraini, e cosa è successo dalla fine dell'URSS
Venerdì 21 febbraio il presidente dell’Ucraina Viktor Yanukovych ha diffuso un comunicato per annunciare il raggiungimento di un accordo con le opposizioni e i rappresentanti di Unione Europea e Russia che dovrebbe interrompere le gravi violenze degli ultimi giorni a Kiev. Secondo quanto ha detto Yanukovych, l’accordo prevede le elezioni anticipate, il ritorno alla Costituzione del 2004 e la formazione di un governo di unità nazionale.
Una prima spiegazione delle ragioni alla base della protesta è la divisione del paese tra simpatie russe o no, tra est e ovest: l’attuale presidente Yanukovych è il leader del Partito delle Regioni, filo-russo, che ha bloccato i lunghi negoziati per un accordo di libero scambio con l’Unione Europea e ne ha stretto invece uno con la Russia. Gli oppositori scesi in piazza sostengono invece la necessità di legami più stretti con l’Europa. Ma le divisioni ucraine hanno molte cause che hanno a che fare con la storia del paese, con cosa lo unisce alla Russia e cosa invece lo allontana.
Qualche informazione essenziale
La pronuncia più diffusa in italiano è “Ucràina”, che deriva dalla pronuncia russa; in lingua ucraina la pronuncia è “Ucraìna”, e i dizionari di italiano registrano entrambe le forme: comunque significa “regione di frontiera”. È un paese di circa 45 milioni di abitanti – tre dei quali abitano a Kiev – e oltre 600 mila chilometri quadrati, il più esteso nel continente europeo, Russia a parte: a sud limitato dal mar Nero. Dal punto di vista geografico è un’enorme pianura intorno al bacino del Dnepr, con poche colline e un suolo molto fertile, mentre a nord e a ovest è occupato da grandi foreste.
Quasi l’ottanta per cento della popolazione è ucraina, ma in alcune città dell’est e del sud i russi sono la maggioranza (in tutto i russi sono il 17 per cento della popolazione). In particolare, nella penisola meridionale della Crimea i russi sono circa due terzi della popolazione. Negli ultimi vent’anni la popolazione si è ridotta di 6 milioni di abitanti, a causa della bassa natalità, dell’alta mortalità e dell’emigrazione. L’Ucraina è una repubblica semipresidenziale: il presidente della Repubblica è il capo dello stato e viene eletto direttamente con un mandato di cinque anni. Il parlamento ha una camera sola, la Verkhovna Rada.
La lingua ucraina è distinta dal russo, anche se entrambe sono lingue slave, e tra la questione linguistica è una delle più accese: il presidente Yanukovych, ad esempio, viene dall’est del paese e non parlava ucraino prima dei cinquant’anni. Russo e ucraino si dividono i programmi televisivi e i giornali. Tra gli ucraini più famosi in patria e all’estero c’è l’attaccante Andriy Shevchenko, vincitore della Champions League con il Milan nel 2003 e del Pallone d’Oro l’anno successivo. Sono molto conosciuti anche i fratelli Vitali e Wladimir Klitschko, che negli ultimi anni hanno dominato la categoria dei pesi massimi nel pugilato.
Partendo dalla fine
L’Ucraina è diventata indipendente dopo la fine dell’Unione Sovietica, nel 1991. Con la parziale eccezione della Crimea, tutti erano d’accordo che il paese avesse una identità nazionale e dovesse essere uno stato sovrano. Ma da allora l’Ucraina è rimasta invece divisa più o meno equamente tra due idee diverse del proprio futuro: da una parte chi vedeva nella Russia la propria alleata e partner commerciale; dall’altra invece chi voleva maggiore integrazione con l’occidente e in particolare con l’Unione Europea.
Il primo presidente dopo l’indipendenza fu Leonid Kravchuk, ex dirigente del partito comunista locale, e durante il suo governo l’economia peggiorò e l’inflazione salì parecchio. Gli successe Leonid Kuchma: la situazione economica migliorò molto, ma il presidente venne accusato di aver concesso troppo alla Russia. Il mondo intero si accorse delle divisioni al momento della cosiddetta “rivoluzione arancione”, dopo la quale, a dicembre 2004, il filo-occidentale e filo-europeo Viktor Yushchenko vinse le elezioni.
Con Yushchenko la democrazia nel paese crebbe, così come la libertà dei media – che si erano ribellati al governo filorusso durante la rivoluzione arancione – ma i negoziati con l’Unione Europea e la NATO rimasero difficili sia per la divisione dell’opinione pubblica ucraina che per la volontà occidentale di non arrivare a un confronto con la Russia. Il governo degli arancioni durò cinque anni e fu messo in gravi difficoltà dalla crisi economica internazionale e dalla rivalità tra il presidente Yushchenko e il suo primo ministro Yuliya Tymoshenko.
Le difficoltà con la Russia portarono a una serie di scontri intorno ai prezzi del gas, di cui si temettero le conseguenze in tutta Europa. Il gas degli enormi giacimenti russi arriva in Europa, per ora, attraverso due canali principali: uno attraverso la Bielorussia, un solido alleato della Russia, e l’altro attraverso l’Ucraina. La conseguenza sono state le cosiddette “guerre del gas”: la Russia tagliò i rifornimenti attraverso l’Ucraina nel gennaio 2006 e li ristabilì solo quando l’Ucraina accettò di pagarli quasi il doppio; nel gennaio del 2009, la Russia li tagliò di nuovo a causa di mancati pagamenti. Nel frattempo, infatti, l’economia ucraina – che dipende molto dalle esportazioni di acciaio – non riuscì a reagire alla crisi internazionale e a ottobre del 2008 il Fondo Monetario Internazionale le offrì un prestito di 16,5 miliardi di dollari. Nel 2010, in un’altra elezione presidenziale molto combattuta, vinse il candidato filorusso Viktor Yanukovych.
Che cosa unisce
Ci sono sviluppi storici molto importanti che uniscono la Russia e l’Ucraina. L’inizio della storia dei due paesi è comune: il primo stato slavo-orientale fu la Rus’ di Kiev, un regno che unificò diverse tribù intorno a Kiev insieme a un popolo di origini più nordiche, che già allora era un punto di passaggio molto importante nei traffici con Costantinopoli. La data cruciale che tutti i libri di storia riportano, per questo periodo, è il 988: secondo la tradizione, in quell’anno San Vladimiro decise che tutto il suo popolo doveva convertirsi alla religione cristiana dell’impero di Costantinopoli. Quando la Chiesa ortodossa si separò dall’Occidente, pochi decenni più tardi, anche il paese dei Rus’ seguì.
La Rus’ di Kiev si spartì presto in molti stati indipendenti e si crearono le prime divisioni: più o meno intorno al Duecento, la parte orientale venne invasa dai mongoli e cominciò ad avere rapporti molto stretti con loro e con i tatari. La parte sudoccidentale invece venne invasa dai polacco-lituani. Dalla prima sarebbe nata la Russia, dalla seconda invece l’Ucraina.
Che cosa divide
Per molti secoli, all’inizio della sua storia, la zona che oggi chiamiamo Ucraina fu divisa tra le influenze politiche e culturali dei grandi imperi vicini: in particolare la Polonia-Lituania e il principato di Mosca. Nel mezzo stava il Cosaccato, che era nato verso il Cinquecento – i cosacchi sono considerati i progenitori degli ucraini moderni – e che cercò di sopravvivere per circa duecento anni chiedendo aiuto a volte ai russi per difendersi dai polacchi, a volte ai turchi ottomani per difendersi dai russi, altre volte addirittura agli svedesi.
Una divisione territoriale molto netta avvenne nel 1654. Il Gran principato di Mosca e la Polonia si spartirono le zone di controllo: la città di Kiev e i territori a est del fiume Dnepr, che taglia il paese da nordovest a sudest sfociando nel mar Nero, sarebbero stati sotto il dominio di Mosca; quelli a ovest invece del regno di Polonia. La zona rimase comunque un luogo di scontri e di guerre tra le potenze orientali, polacchi, russi, turchi e cosacchi: gli anni tra il 1657 e il 1686, ad esempio, furono tempi di scontri e saccheggi così furiosi da essere chiamati nei manuali di storia “La Rovina“.
Per secoli, la divisione territoriale rimase comunque più o meno quella tra oriente e occidente, con la sostituzione del dominio polacco con quello asburgico nelle zone occidentali (in particolare nella Galizia). Si aggiunsero molti altri fattori sociali, culturali e religiosi. Ad esempio, la Chiesa cattolica fedele a Roma si sviluppò soprattutto nelle zone sotto l’influenza polacca, mentre a est rimase la cristianità ortodossa: una divisione molto importante anche in tempi recenti – nonostante il fatto che la maggioranza degli ucraini si dichiari oggi non religiosa – perché ai cattolici orientali ucraini, gli Uniati, dette molto appoggio il papa polacco Giovanni Paolo II, causando molti scontri con il patriarcato di Mosca. E l’influenza polacca prima e austriaca poi non fu solo ostile, nell’ovest, come non lo fu quella russa nell’est: il centro del patriottismo ucraino dell’Ottocento fu Leopoli, allora austroungarica, mentre a est i legami economici e culturali con i russi diventarono con il tempo strettissimi, come ha spiegato Andrea Franco su Limes
Nell’Est russofono (quando non autenticamente russo), la maggioranza della popolazione guarda ancora a Mosca, depositaria di formidabili legami storici, religiosi e spirituali, corroborati dai numerosi legami familiari con i russi d’oltreconfine. Viceversa, le regioni occidentali del paese appaiono tendenzialmente nazionaliste, ucrainofone e uniate. Il baricentro delle due aree corre lungo le anse del fiume Dnepr, che segna la zona di trapasso degli orientamenti politici e – tendenzialmente – anche fra il prevalere dell’uno o dell’altro idioma.
Il terribile Novecento
Alla fine della Prima guerra mondiale diverse fazioni e poteri si contesero per alcuni anni l’Ucraina, ma l’esercito sovietico invase il paese e nel 1922 lo portò all’interno dell’URSS, formalmente come repubblica federata a cui nel 1954 fu aggiunta la Crimea, anche oggi di importanza strategica fondamentale per la Russia, che vi tiene la sua flotta del Mar Nero. La Russia, prima nel territorio sotto il dominio degli zar e poi durante l’Unione Sovietica, portò avanti quasi sempre una politica di “russificazione”, imponendo il russo come unica lingua ufficiale (una reazione a questo è che, dal 1989, l’ucraino è l’unica lingua del paese e le minoranze linguistiche non sono riconosciute).
La storia dell’Ucraina nel secolo scorso è stata particolarmente tragica. Sotto il regime di Stalin, nei primi anni Trenta, ci fu nel paese una devastante carestia che causò almeno due milioni di morti. Poi ci fu la Seconda guerra mondiale, con la violenta occupazione nazista. La resistenza ai tedeschi, ai rumeni e agli italiani che invasero il paese fu molto forte in Ucraina, anche se alcuni li accolsero inizialmente come liberatori. Anche in questo caso riemersero le vecchie divisioni: il movimento di resistenza ucraino, di orientamento nazionalista, si oppose nell’ovest tanto ai tedeschi quanto ai sovietici e per diversi anni, dopo la fine della Seconda guerra mondiale, i partigiani dell’UPA di Stepan Bandera continuarono a condurre azioni di guerriglia nelle province occidentali. Nel 1944, accusando i tatari della Crimea (musulmani) di collaborazionismo con i nazisti, Stalin decise la deportazione di oltre 200 mila di loro molto più a est, in Uzbekistan (decine di migliaia di loro sono ritornati dalla fine degli anni Ottanta). La conseguenza fu che negli anni della guerra morirono, tra civili e militari, tra i sei e i sette milioni di ucraini, oltre il 15 per cento della popolazione.
Gli eventi della storia recente rimangono molto controversi e sono stati spesso utilizzati come simboli dalle due parti politiche che ancora oggi sono contrapposte. Per restare a qualche esempio recente, nel gennaio 2010 il presidente Viktor Yushchenko nominò, poco prima di lasciare la carica, il leader della resistenza nazionalista durante la Seconda guerra mondiale un “Eroe dell’Ucraina”. Pochi anni prima, nel 2006, aveva dichiarato ufficialmente un genocidio l’Holodomor (“sterminio per fame”), come alcuni chiamano la carestia del 1932-1933.
Foto: un campo di colza a circa 300 km da Kiev, Ucraina, 10 maggio 2010.
(SERGEI SUPINSKY/AFP/Getty Images)