Le famiglie riunite in Corea, dopo 60 anni
Fratelli, sorelle, nipoti nord e sudcoreani si sono rincontrati per la prima volta dalla fine della guerra, per concessione dei due governi
Giovedì 20 febbraio più di cento cittadini sudcoreani – tutti molto anziani, alcuni in sedia a rotelle – hanno lasciato il loro albergo nella città portuale di Sokcho, sulla costa nordorientale della Corea del Sud. Sono saliti su alcuni autobus tutti uguali, accompagnati da due ambulanze per l’eventuale assistenza medica, e si sono diretti verso un resort sul Monte Kumgang (il nome significa “montagna di diamanti”), a circa 50 chilometri di distanza ma al di là del confine, in Corea del Nord. Lì c’erano ad aspettarli circa 180 nordcoreani: fratelli, sorelle, nipoti, con cui si incontravano per la prima volta dalla fine della guerra di Corea, 60 anni fa.
Gli incontri tra familiari nord e sudcoreani sono iniziati il 20 febbraio e andranno avanti fino al 25, come parte di un tentativo di migliorare i complicati e spesso conflittuali rapporti tra le due Coree, condizionati negli ultimi anni dalle tensioni sul nucleare nordcoreano e dalle provocazioni del nord contro il sud. Sono incontri piuttosto brevi, cui non è stata permessa la presenza della stampa straniera, che durano pochi giorni prima che ciascuno ritorni a casa. Sabato un altro centinaio di sudcoreani arriveranno al resort del Monte Kumgang, e si fermeranno fino a lunedì. Per stabilire quali famiglie si possono rincontrare, i due paesi hanno adottato metodi differenti: la Corea del Sud ha usato un sistema a lotteria, avvertendo però tutti i vincitori che non sarebbe stato possibile parlare di questioni politiche durante gli incontri; in Corea del Nord, invece, il meccanismo di scelta è stato più opaco e molti hanno accusato il governo di Pyongyang di avere scelto sulla base di criteri politici.
Le famiglie che hanno parteciperanno agli incontri sono state separate dalla divisione della Corea decisa alla fine della guerra combattuta dal 1950 al 1953 e che terminò con una tregua (le due Coree non firmarono mai un trattato di pace definitivo). Da allora qualsiasi contatto tra i nord e i sudcoreani è diventato illegale (incluse lettere, telefonate, email) e le uniche occasioni di incontro sono state quelle concesse dai due governi. Per questo gli incontri al resort del monte Kumgang sono stati storici, ed emozionanti. La separazione è stata così lunga che molti coreani si sono portati con loro fotografie per riconoscere i familiari. Il New York Times ha raccontato alcune delle storie delle famiglie che hanno partecipato al primo incontro di giovedì, come quella di Lee Beoum-ju, fuggito dalla Corea del Nord nel 1951.
«Lee Beoum-ju, 86 anni, non ha avuto molto da dire all’inizio. “Mi dispiace, mi dispiace”, ha detto a suo fratello e sorella minori che ha incontrato giovedì in Corea del Nord durante le prime riunioni per famiglie divise nelle due Coree. Lee, ora cittadino sudcoreano, fuggì dalla Corea del Nord nel 1951 durante la guerra di Corea. Da allora non ha più visto la sua famiglia e ha vissuto con il senso di colpa per non riuscire più a guardare negli occhi suo figlio maggiore, hanno riportato i media sudocreani. Hwa-ja, la sorella minore che Lee ha visto per l’ultima volta 63 anni prima, ora è una nonna di 72 anni. “Mio nonno mi disse di correre e andarmene al sud, lontano dalla guerra, perché ero il suo nipote più grande”, ha raccontato Lee piangendo, spiegando a sua sorella e a suo fratello, Yoon-ju, 67 anni, perché allora dovette abbandonarli.»
Gli incontri iniziati il 20 febbraio sono tra i pochi organizzati nel corso degli anni dai due governi (gli ultimi risalgono al 2010). Non saranno comunque sufficienti a soddisfare tutte le 72mila persone che si sono fatte mettere in lista d’attesa per rincontrare i familiari nordcoreani. Come scrive il New York Times, questi incontri sono anche una testimonianza di come i sistemi politici delle due Coree si sono differenziati tra loro negli ultimi 60 anni: un governo totalitario a nord, una democrazia con un’economia globalizzata a sud. Sono anche testimonianza di come le differenze politiche abbiano condizionato gli stessi cittadini nordcoreani: durante i primi incontri di giovedì, i familiari della Corea del Nord hanno mostrano meno coinvolgimento – almeno nei momenti in cui le autorità e i media nordcoreani li stavano osservando – lanciandosi in lunghi discorsi celebratici del “grande leader” (Kim Jong-un) e accusatori degli “americani imperialisti”, responsabili della divisione delle due Coree.