Una faccia da Lee Marvin
Era nato 90 anni fa oggi, e fu sempre un duro indimenticabile senza mai diventare un protagonista
Lee Marvin, che era nato 90 anni fa oggi, era uno di quegli attori con la faccia, la voce a l’aria da duro, ai quali è difficile chiedere di interpretare altro. Vinse l’Oscar nel 1965 quando era in giro già da parecchio, per i suoi due ruoli in Cat Ballou, una commedia western con Jane Fonda. Durante la cerimonia di premiazione, con quella sua voce grave e profonda (che negli Stati Uniti era una parte consistente del suo personaggio), disse soltanto questo: «penso che metà di questo premio appartenga a un cavallo, là fuori da qualche parte».
Era nato il 19 febbraio 1924 a New York e aveva combattuto nel Pacifico, venendo ferito, durante la Seconda Guerra Mondiale. Come capita spesso agli attori che sono poi ricordati sempre per parti o film secondari, l’Oscar fu anche un riconoscimento per tutto quello che aveva fatto prima, e cioè – quasi sempre – la parte del duro, appunto, a cominciare dal suo primo ruolo importante, quello dello sbirro cattivo e violento in Il Grande Caldo di Fritz Lang, del 1953. In quell’anno fu anche Chino, il capo della banda rivale di Marlon Brando in Il Selvaggio, e poi lo sceriffo cattivo in Giorno Maledetto con Spencer Tracy, nel 1955. E dopo anni di ruoli da bandito, quando nel 1962 arrivò il momento di decidere a chi fare interpretare il fuorilegge Liberty Valance – in L’uomo che uccise Liberty Valance, straordinario film sulla storia del West e del western di John Ford – pensarono subito a lui. Dalla fine degli anni Cinquanta in poi fece anche diverse serie per la tv americana, sostanzialmente senza mai allontanarsi troppo da quella parte lì, e interpretò il maggiore John Reisman – finalmente protagonista – in Quella sporca dozzina, del 1967, quando ormai era Lee-Marvin da un pezzo.
Dopo aver recitato in più di cinquanta film, Lee Marvin morì a 63 anni, il 29 agosto 1987.