Tutti i 61 ministri del governo Renzi
Si scherza, ma sono quelli che i maggiori quotidiani hanno dato per probabili finora: i primi 7 su 8 erano già ministri con Letta, il primo fu chiamato da Renzi "vicedisastro" anni fa
Aggiornato venerdì 21 febbraio.
Il fenomeno di varietà informativo noto col nome di “totoministri” è una consuetudine che ha una lunga storia sui mezzi di informazione italiani: alla vigilia dell’annuncio della formazione di un nuovo governo, giornali e telegiornali (e ora siti internet) raccolgono le informazioni circolanti e le anticipazioni e danno ai loro lettori delle ipotesi probabili sui nomi dei ministri. Col tempo, queste anticipazioni sui media sono state progressivamente arretrate, e il “totoministri” ha cominciato a essere pubblicato con sempre maggiore anticipo e sempre minori informazioni concrete: fino al primato di questi giorni, quando sui giornali sono state pubblicate le prime liste di possibili ministri mentre era ancora in carica il governo precedente, e la sua fine ancora in discussione. Se aggiungiamo che il governo Renzi ha dei tratti inediti nella storia politica italiana, le ipotesi questa volta sono ancora più fragili che mai. Il risultato è che ormai leggiamo da ben nove giorni liste di ministri potenziali che ormai assommano a decine e decine di nomi, e il governo probabilmente non sarà annunciato prima di altri tre o quattro giorni almeno.
Il “totoministri” vive quindi ormai di una vita propria, indipendente dalla reale costituzione del governo che sarà: è un formato letterario che racconta più dei meccanismi dell’informazione che non della politica e della genesi del governo. Lunedì sera al programma “Piazza Pulita” Paolo Mieli ha spiegato il percorso della costruzione di questo formato: nella gran parte dei casi i giornalisti chiamano dei nomi a loro scelta e riferiscono loro che ci sono ipotesi di coinvolgerli nel governo; questi ultimi, sollecitati nella loro vanità e nel loro desiderio di apparire come potenziali ministri, si dispongono a crederlo o a fingere di averne indizi e conferme, e così le ipotesi prendono spazio. In alcuni casi, prendono persino corpo.
Abbiamo provato per questo a fare due conti sommari, ripercorrendo le ipotesi fatte dai tre maggiori quotidiani italiani – per limitare il campo – negli ultimi nove giorni. Il risultato, più dettagliato qui sotto, è che solo su Repubblica, Corriere della Sera e Stampa sono stati dati per certi o altamente probabili già 61 ministri. Nella scelta, abbiamo raccolto solo i nomi a cui i tre quotidiani avessero dedicato un posto nei “tondini” – una foto evidenziata – o quelli che negli articoli erano dati con cospicue probabilità, scartando molti nomi dati semplicemente per circolanti, o ipotizzati in una scelta ampia, o espressi in caute formulazioni “ve lo diciamo ma non ve lo diciamo”.
Al di là del rilevante dato complessivo – siamo già ad almeno tre volte il numero dei ministri previsti: saranno molti più quelli infondati di quelli fondati – ci sono alcune osservazioni che si possono fare sui singoli. Intanto, con l’eccezione di Maria Elena Boschi, le ipotesi danno come più probabili di tutti ben sette ministri uscenti dal precedente governo: il che, se confermato, non implicherebbe un grande cambiamento. Poi ci sono alcuni nomi dati come molto probabili i primi giorni e poi accantonati, come quelli di Lucrezia Reichlin, Andrea Guerra e Michele Vietti. C’è il caso di Fabrizio Barca, suggerito molto da Repubblica e meno dagli altri quotidiani, dato interessante alla luce della questione dello scherzo telefonico nei suoi confronti. C’è Irene Tinagli, collaboratrice della Stampa, suggerita soprattutto dalla Stampa. Ci sono Baricco e Farinetti, inseriti da subito per un tic di personaggi-vicini-a-Renzi e per dare colore ai nomi più convenzionali, ma di cui era abbastanza da escludere una nuova carriera politica (e loro l’hanno infatti esclusa). E persino un recentissimo Niccolò Campriani, 26enne medaglia d’oro olimpica nel tiro a segno proposto oggi dal Corriere per lo Sport.
Per il resto, i numeri delle citazioni per ogni nome sono questi: tra parentesi le presenze nei tre diversi quotidiani (Corriere–Repubblica–Stampa) nell’arco degli ultimi nove giorni, quelli di Repubblica sono un po’ inferiori perché ha avviato il “totoministri” un giorno dopo.
Dario Franceschini 19 (7-8-4)
Maria Elena Boschi 16 (9-5-2)
Graziano Delrio 16 (6-4-6)
Beatrice Lorenzin 15 (5-6-4)
Maurizio Lupi 15 (3-6-7)
Andrea Orlando 15 (9-5-1)
Angelino Alfano 13 (3-5-5)
Emma Bonino 13 (3-7-3)
Stefania Giannini 12 (5-4-3)
Roberta Pinotti 10 (4-3-3)
Mauro Moretti 10 (5-5-0)
Guglielmo Epifani 9 (4-3-2)
Federica Mogherini 8 (5-1-2)
Andrea Guerra 7 (4-2-1)
Lucrezia Reichlin 7 (2-1-4)
Fabrizio Barca 7 (1-4-2)
Livia Pomodoro 7 (4-2-1)
Guido Tabellini 7 (3-3-1)
Luca di Montezemolo 7 (2-4-1)
Pier Carlo Padoan 7 (3-2-2)
Tito Boeri 6 (1-3-2)
Mario Mauro 6 (4-2-0)
Matteo Orfini 4 (1-0-3)
Michele Vietti 4 (1-1-2)
Franco Bernabè 4 (2-1-1)
Enzo Moavero 3 (0-3-0)
Ernesto Carbone 3 (1-2-0)
Giampiero D’Alia 3 (2-1-0)
Maurizio Martina 3 (3-0-0)
Nicola Gratteri 3 (2-1-0)
Renato Soru 3 (1-2-0)
Ricardo Nencini 3 (1-2-0)
Laura Boldrini 2 (1-0-1)
Roberto Giachetti 2 (2-0-0)
Arturo Parisi 2 (1-0-1)
Marianna Madia 2 (2-0-0)
Emanuele Fiano 2 (2-0-0)
Lorenzo Dellai 2 (1-1-0)
Lorenzo Guerini 2 (1-1-0)
Irene Tinagli 2 (0-0-2)
Lapo Pistelli 2 (1-1-0)
Carlo Calenda 2 (2-0-0)
Gianni Cuperlo 1 (1-0-0)
Vittorio Colao 1 (1-0-0)
Michele Emiliano 1 (1-0-0)
Gino Strada 1 (1-0-0)
Niccolò Campriani 1 (1-0-0)
Oscar Farinetti 1 (0-1-0)
Alessandro Baricco 1 (0-1-0)
Massimo Zedda 1 (0-0-1)
Piero Fassino 1 (0-0-1)
Sandro Gozi 1 (0-0-1)
Marco Carrai 1 (0-0-1)
Romano Prodi 1 (0-0-1)
Paola Severino 1 (0-0-1)
Chiara Braga 1 (0-0-1)
Massimo Bray 1 (0-1-0)
Raffaele Cantone 1 (1-0-0)
Pietro Ichino 1 (1-0-0)
Enrico Morando 1 (0-0-1)
Leana Pignedoli 1 (0-0-1)