Il libro ritirato dalla Penguin in India
Alcuni nazionalisti indù lo consideravano offensivo verso la religione e la casa editrice ha deciso di toglierlo dal mercato, tra le critiche
La scorsa settimana la famosa casa editrice Penguin Book ha ritirato dal mercato indiano – e distrutto le copie – il libro “The Hindus: an alternative history“, considerato da alcuni settori indù della società indiana come offensivo per la loro religione. Penguin India era coinvolta dal 2010 in un procedimento legale iniziato da Dinanath Batra, fondatore del gruppo fondamentalista indù Shiksha Bachao Andolan Samiti, che «difende i valori dell’induismo nel sistema scolastico indiano»: la decisione di ritirare e distruggere le copie del libro è stata presa però fuori dall’aula di tribunale, alla conclusione di un accordo tra le due parti, ed è stata criticata molto da diversi intellettuali indiani.
L’autrice del libro contestato è Wendy Doniger, docente di storia delle religioni dell’università di Chicago che studia le teorie induiste attraverso le categorie di genere, sessualità e identità. Le contestazioni sono cominciate appena dopo la sua pubblicazione, nel 2009. Batra, tra i suoi critici più convinti, definì il lavoro di Doniger come “malizioso”, “sporco” e “perverso”. Nel 2010 inoltrò un reclamo alla casa editrice, sostenendo che quel libro «era stato scritto con un zelo missionario cristiano e secondi fini per denigrare gli indù e mettere in cattiva luce la loro religione», mentre l’anno successivo avviò una causa civile contro Penguin India.
Venerdì 14 febbraio Penguin ha diffuso un comunicato per giustificare la sua decisione: ha sostenuto di avere difeso il libro per quattro anni, ma la sezione 295a del codice penale indiano – che sanziona gli «atti maliziosi tesi a offendere i sentimenti religiosi» – ha reso difficile perseguire la strada della libertà di espressione «senza mettersi deliberatamente al di fuori della legge». Penguin ha aggiunto che gli editori devono rispettare le leggi «anche se queste sono intolleranti e restrittive. Noi abbiamo la responsabilità morale di proteggere i nostri dipendenti da minacce e intimidazioni, dove possiamo».
La decisione di Penguin di ritirare il libro e distruggerne le copie rimaste, e la coincidente vittoria di Batra, ha avuto in brevissimo tempo ampia risonanza nazionale e ha attirato l’attenzione di molti intellettuali indiani. La ragione è la vicinanza delle prossime elezioni parlamentari indiane, che si terranno tra meno di tre mesi e che potrebbero rappresentare un momento storico per la politica in India: ci si aspetta infatti un significativo calo dei consensi per il Partito del Congresso della famiglia Gandhi, che ha governato a lungo nel paese in maniera pressoché incontrastata. La forza politica in ascesa sembra invece essere il Partito Popolare Indiano di orientamento nazionalista indù e conservatore, guidato dal carismatico Nerenda Modi, con posizioni vicine a quelle di Batra.
Nonostante Batra abbia dichiarato di non avere alcun legame ufficiale con il partito di Nerenda Modi, la vicinanza ideologica non è stata negata: «Stanno per arrivare giorni buoni», ha detto Batra, «vedo i segni di un cambiamento nell’atmosfera politica. Il Partito del Congresso sta calando, il terzo fronte sta venendo fuori e anche Modi sta emergendo. I 60 anni di governo [della famiglia Gandhi] stanno per finire». Inoltre diversi intellettuali indiani hanno notato un legame piuttosto concreto tra le vicende del libro di Doniger e la crescita del partito di Modi in vista delle prossime elezioni indiane. Tra gli altri Arundhati Roy, famosa scrittrice e attivista indiana, ha scritto una lettera indirizzata a Penguin (il suo stesso editore) e pubblicata dal Times of India, che dice:
«Diteci, per favore, cos’è che vi spaventa tanto? Avete dimenticato chi siete? Siete parte di una delle più antiche e grandi case editrici del mondo, Esistete da prima che pubblicare libri diventasse solo un altro business e che i libri diventassero come tutti gli altri prodotti deperibili sul mercato – repellenti anti-zanzare o saponi. Avete pubblicato alcuni dei più grandi libri della storia. Li avete sostenuti come degli editori dovrebbero fare, avete lottato per la libertà di espressione contro ostacoli violenti e terrificanti. E ora, anche se non c’era alcuna fatwa, alcun divieto, nemmeno una sentenza di un tribunale, avete ceduto, e avete miseramente umiliato voi stessi firmando quell’accordo. Perché? […] Mancano ancora un paio di mesi alle elezioni. I fascisti, finora, stanno facendo solo campagna elettorale. Le cose si stanno mettendo male, ma non sono al potere. Non ancora. E voi vi siete già arresi?»
Per “fascisti” Arundhati Roy si riferisce agli esponenti del Partito Popolare, che diversi intellettuali indiani ritengono essere una grave minaccia alla libertà di espressione in India. Il libro di Doniger non è il primo a essere ritirato dal mercato indiano dopo avere ricevuto numerose critiche da parte dei nazionalisti indù. A gennaio la casa editrice Bloomsbury India ha ritirato le copie di “The Descent of Air India”, contro la stessa volontà dell’autore, e si è scusata con un ministro del Partito del Congresso al governo che l’aveva criticato in maniera molto dura. Secondo alcuni osservatori, come la giornalista e critica letteraria indiana Nilanjana Roy, la responsabilità di questo declino è da attribuire al Partito del Congresso, che non ha fatto abbastanza per frenare le spinte intransigenti degli ambienti conservatori e nazionalisti.