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  • Sabato 15 febbraio 2014

Il Libano ha un nuovo governo

Dopo dieci mesi di trattative tra gli sciiti di Hezbollah e i moderati sunniti del Movimento 14 marzo: ma la situazione nel paese resta molto delicata

Sabato 15 febbraio il primo ministro libanese Tammam Salam ha annunciato di essere riuscito a formare un nuovo governo, dopo 10 mesi di tentativi. L’esecutivo sarà composto da otto ministri provenienti dall’alleanza sunnita e filo-occidentale “14 marzo” e da 8 ministri vicini a Hezbollah, l’organizzazione politico-militare sciita considerata terrorista da Israele e Stati Uniti. Altri otto ministri saranno scelti dal presidente della repubblica Michel Suleiman.

Il primo ministro Salam venne nominato nell’aprile 2013, dopo le dimissioni del suo predecessore Najib Mikati. Per dieci mesi ha tentato senza successo di trovare un terreno comune tra Hezbollah e il Movimento 14 marzo. A gennaio Salam ha compiuto un ultimo tentativo di comporre le differenze tra i vari partiti: l’ultimo ostacolo da superare è stata la scelta del ministro dell’Energia, un ruolo particolarmente importante ora che sono stati scoperti giacimenti di gas al largo della costa libanese.

Oltrepassata questa difficoltà, Salam ha potuto formare il suo governo. I primi problemi da risolvere sono due incombenze molto importanti per il paese: un anno fa le elezioni parlamentari sono state posposte a causa dell’instabilità politica, e a maggio scadrà il mandato del presidente Suleiman. È necessario riuscire a organizzare l’elezione del suo successore prima che il termine scada, in modo da evitare un’impasse costituzionale.

Nonostante la formazione del governo, la situazione in Libano rimane molto delicata. Il paese era fino agli anni Settanta uno dei più ricchi del Medio Oriente e Beirut era considerata una meta turistica molto ambita. Tra il 1975 e il 1990 il paese ha attraversato una durissima guerra civile che ha inasprito le divisioni etniche e religiose del paese. In Libano, infatti, convivono musulmani sunniti – in gran parte rappresentati dal Movimento 14 marzo – musulmani sciiti – come gli appartenenti al movimento Hezbollah – e cristiani. La guerra civile siriana, che rende instabile gran parte del confine settentrionale del paese, ha peggiorato la situazione.

In Libano sono arrivati, dall’inizio della guerra, più di un milione di rifugiati siriani. Gestire un tale numero di persone è un impegno notevole soprattutto per un paese come il Libano, che ha poco più di 4 milioni di abitanti. Inoltre i principali gruppi politici si sono più o meno apertamente schierati con le fazioni in lotta in Siria. Sciiti e cristiani parteggiano per il regime di Assad, e Hezbollah ha più volte inviato uomini e armi oltre il confine per aiutare l’esercito siriano. I sunniti, invece, sono più vicini ai ribelli siriani e ostili al regime.

Il conflitto in Siria si è in un certo modo esteso all’Iraq, dove ci sono scontri tra il governo, guidato dalla maggioranza sciita, e gruppi armati di estremisti sunniti. Qualcosa del genere sembra che stia accadendo anche in Libano, dove nelle ultime settimane la tensione in Libano è aumentata a causa di attentati e autobombe in diverse aree del paese (ne avevamo parlato qui). Secondo l’agenzia di stampa Reuters, la formazione del nuovo governo libanese potrebbe essere un segnale che i leader del paese non hanno intenzione di essere trascinati nuovamente in una guerra civile.