Il vero problema di Twitter
Riesce ad attrarre una élite ma non ancora l'utente medio di Internet: il numero di persone che lo usano cresce ma meno del previsto
Da alcuni giorni le cose per Twitter non vanno molto bene in borsa. La settimana scorsa ha presentato la sua prima trimestrale di cassa da società quotata, confermando un rallentamento nel numero di nuove iscrizioni al suo social network, cosa che ha portato sfiducia da parte degli investitori dopo gli entusiasmi (a detta di molti eccessivi) degli inizi. Morale: giovedì 6 febbraio Twitter ha perso in borsa circa un quarto del proprio valore di mercato riportando d’attualità una domanda che esperti e analisti si fanno da tempo: Twitter riuscirà mai a essere conosciuto e utilizzato dalla stragrande maggioranza di chi frequenta Internet come ha fatto Facebook?
Nel complesso, è bene ricordarlo, le cose per Twitter stanno andando bene: ha aumentato sensibilmente i propri ricavi grazie alla pubblicità e, benché sia ancora in perdita, prevede di raccogliere più soldi proprio grazie alle inserzioni pubblicitarie nei prossimi mesi, complice un suo utilizzo massiccio attraverso tablet e smartphone. Ma continua ad avere il problema di attirare nuovi iscritti e di diventare mainstream, come spiega il Wall Street Journal.
All’inizio del 2013 i dirigenti di Twitter, hanno detto due fonti al giornale, fecero la previsione molto ambiziosa di arrivare a 400 milioni di utenti attivi al mese. Le cose sono andate diversamente: Twitter ha raggiunto 241 milioni di utenti e nell’ultimo trimestre ne ha aggiunti solamente 8 milioni, di cui un solo milione negli Stati Uniti. Se dovesse mantenere questo ritmo, avrebbe bisogno di 11 anni per arrivare agli attuali 1,23 miliardi di iscritti che ha Facebook. Si stima che negli Stati Uniti 4 utenti su 5 di Internet non utilizzino con regolarità Twitter, mentre nel caso di Facebook uno statunitense su due lo utilizza regolarmente.
Durante la presentazione dei dati finanziari la scorsa settimana, Dick Costolo, il CEO di Twitter, ha detto che la sua ambizione è raggiungere “ogni persona sul pianeta” e che per farlo sono previste nuove opzioni e funzionalità per usare il social network. Gli sviluppatori sono al lavoro su diversi fronti: prima di tutto mirano a rendere più veloce e semplice la procedura per iscriversi, poi vogliono migliorare il sistema per gestire le conversazioni – che per i meno esperti non sono così semplici da seguire – e infine trovare un modo per incentivare l’utilizzo dei messaggi diretti. Sono obiettivi su cui Facebook lavora da tempo e che hanno contribuito al suo successo, cosa che spera di replicare anche Twitter.
Facebook ha dalla sua il fatto di creare relazioni molto più forti tra i suoi iscritti: la maggior parte degli utenti chiede l’amicizia a persone che di solito conosce anche al di là dello schermo, e con queste instaura rapporti diretti che si estendono in un secondo momento ad altre cerchie di amici. Twitter tende a creare relazioni meno forti, spesso occasionali, e più complicate da gestire con regolarità. Chi inizia a usarlo e raccoglie pochi follower tende a twittare sempre meno e alla fine lascia perdere. Delle migliaia di nuovi account aperti ogni giorno pochi resistono e diventano regolarmente attivi su base mensile.
La possibilità di scrivere messaggi lunghi al massimo 140 battute spiazza inoltre parte degli utenti, che non sono abituati ad avere limitazioni di spazio per esprimersi. Secondo alcuni studi comportamentali condotti sull’argomento, il problema tende a interessare soprattutto le generazioni che hanno maturato scarsa dimestichezza con i cellulari, e che non sono quindi abituate a esprimersi nel limite classico delle 160 battute di un SMS. Queste persone faticano ad adattarsi all’idea dei messaggi brevi e concisi e ripiegano su soluzioni che per loro sono più naturali, come Facebook che non pone limiti sulla lunghezza delle cose che si pubblicano. Non a caso l’età media su Facebook, seppure di poco, è più alta rispetto a quella su Twitter (molto varia a seconda dei paesi, comunque).
Twitter ha subìto importanti evoluzioni da quando fu messo online per la prima volta circa otto anni fa. Ha compiuto considerevoli passi in avanti per quanto riguarda la stabilità del suo sistema (è rarissimo che finisca offline, come succedeva spesso in passato), ha già semplificato molte delle sue funzioni e ha conquistato smartphone e tablet con applicazioni molto apprezzate e utilizzate. Ma soprattutto è riuscito a conquistarsi una buona reputazione presso professionisti come giornalisti, esperti di comunicazione, imprenditori, personaggi pubblici e attivisti per i diritti umani.
Grazie a Twitter sono state realizzate e coordinate importanti campagne, sono circolate informazioni altrimenti censurate dai regimi più repressivi in giro per il mondo e sono passate informazioni importanti su grandi movimenti di popolo e rivoluzioni, come quelle della cosiddetta “primavera araba”. Queste informazioni sono state però veicolate da una élite, spiega il Wall Street Journal, e raramente “dall’utente medio di Internet”.
Infine, mentre Facebook ti chiede di essere sostanzialmente ciò che sei, Twitter richiede uno sforzo in più perché per avere un minimo di seguito e accrescere le proprie relazioni chiede di essere interessanti. Su Twitter spicca soprattutto chi riesce a dare un particolare punto di vista, a creare una propria voce che valga la pena seguire.
Le modifiche annunciate da Costolo dovrebbero migliorare le cose e incentivare un maggiore uso di Twitter, ma non è ancora chiaro se riusciranno a risvegliare l’andamento delle iscrizioni, che continua a essere in sofferenza.