![](https://www.ilpost.it/wp-content/uploads/2014/02/RH120703_SP4107_Hamzad.jpg)
Cos’era Sochi
Hamzad Ivloev, 44 anni, era un poliziotto a Karabulak. Di notte sorvegliava un checkpoint. Questo fino a quando non sono stati attaccati dai ribelli, un gruppo armato determinato a stabilire un emirato islamico nel nord Caucaso. Insieme con i suoi amici e colleghi, Hamzad riuscì a ricacciare i ribelli, ma al suo ritorno al checkpoint trovò una trappola: una granata messa in un bicchiere in modo tale che il minimo movimento la avrebbe fatta esplodere. In quel momento gli altri stavano arrivando e Hamzad iniziò a urlargli di non avvicinarsi e di scappare, ma nessuno rispose. Allora Hamzad decise di buttarsi sulla granata. Hamzad ne è uscito mutilato: ha perso le gambe, il braccio destro e la vista. La sua mente è ancora lucida come lo era sempre stata: ‹‹Ascolto la radio e parlo coi miei bambini›› racconta. Ma per la maggior parte del tempo, pensa e ripensa a quella notte: ‹‹Se solo i miei colleghi avessero risposto.. ma non fecero nulla. Ripensandoci, l’ho fatto per nulla: mi sono sacrificato per dei codardi››, ricorda con amarezza Hamzad. Karabulak, Russia, 2012. Foto: Rob Hornstra/Flatland Gallery