Il coming out di Michael Sam
Un promettente giocatore di football americano potrebbe presto diventare il primo giocatore dichiaratamente gay della NFL, il più importante campionato di football del mondo
Michael Sam, uno dei più promettenti giocatori di football negli Stati Uniti, ha detto di essere gay; l’anno prossimo potrebbe giocare nella NFL, il campionato nazionale professionistico, diventando così il primo atleta dichiaratamente gay della sua storia.
Sam ha 24 anni e gioca come defensive end nella squadra dell’Università del Missouri, i Missouri Tigers, in una divisione della NCAA (National Collegiate Athletic Association), l’associazione che organizza i campionati delle università e dei college americani. Quest’anno Missouri ha vinto il Cotton Bowl, una delle partite di fine stagione tra le squadre migliori, e Sam è stato nominato miglior difensore della Southeastern Conference, da molti ritenuta la divisione più difficile di tutti i tornei universitari. È un giocatore fondamentale per la squadra di Missouri e anche uno dei più apprezzati nel giro degli esperti di football.
Domenica 9 febbraio, in un’intervista con il New York Times, Sam ha detto di essere gay e ha parlato del suo coming out con i compagni di squadra e delle sue ambizioni sportive. A detta di molti osservatori, Sam potrebbe essere una delle prime scelte al prossimo draft della NFL, a maggio, il momento dell’anno in cui le squadre professionistiche di football americano reclutano i nuovi giocatori provenienti dalle università. Se sarà selezionato da una delle squadre della lega, come sembra probabile, Sam sarà il primo giocatore dichiaratamente gay a giocare nel più importante campionato di football del mondo, nonché uno degli ambienti sportivi americani tradizionalmente meno accogliente verso le persone gay.
Sam ha raccontato di quando ha detto di essere gay al resto della squadra, l’anno scorso. Gli allenatori avevano riunito i giocatori in piccoli gruppi, come accade abitualmente all’inizio della stagione, e avevano chiesto a ciascuno di loro di raccontare la propria storia personale, e perché avessero scelto l’Università del Missouri: arrivato il suo turno, Sam ha appallottolato un pezzo di carta che teneva in mano e ha detto: “sono gay”. «Li ho guardati negli occhi», ha raccontato al New York Times, «e hanno iniziato a scuotere la testa come a dire “alla fine l’ha detto”».
Pur essendo consapevole delle ripercussioni che questa scelta potrebbe avere sulle sue possibilità future nella NFL, Sam ha detto di aver voluto dichiarare adesso di essere gay perché sentiva che le voci sul suo conto circolavano da tempo, e ha aggiunto: «voglio essere sicuro di poter raccontare la mia storia nel modo in cui io voglio raccontarla». Molti suoi compagni già lo sospettavano, da quando iniziò a uscire con un ragazzo della squadra di nuoto dell’università, ma questo non ha impedito a Sam di diventare uno dei giocatori più popolari e benvoluti di tutta la squadra, con cui ha detto di non aver mai avuto problemi. Alcuni suoi compagni e amici gli sono stati anzi di grande aiuto, come L’Damian Washington e Marvin Foster, i primi a cui rivelò di essere gay un anno fa. Una sera in cui erano insieme, Sam disse che doveva passare a prendere un suo amico gay, e chiese a Washington se gli dispiacesse; Washington disse di no e Sam fece coming out.
Secondo L’Damian Washington, una delle cose più difficili è stata cercare di cambiare il linguaggio dei giocatori, perché all’improvviso i generici commenti omofobi da spogliatoio avevano un riferimento specifico. L’allenatore della squadra, Gary Pinkel, ha detto che “Michael è un grande esempio”, che ha insegnato a un sacco di persone che “non importa da dove provieni e quali sono i tuoi orientamenti sessuali” in una squadra in cui tutti si sostengono a vicenda. Al New York Times Sam ha detto:
«Una volta detto pubblicamente ai miei compagni che ero gay, sapevo chi ero, sapevo che ero gay e sapevo di essere Michael Sam, un giocatore di football del Missouri a cui è capitato di essere gay. Ero molto fiero di me stesso e non mi importava chi lo sapesse. Se qualcuno per strada mi avesse chiesto “Hey, Mike, ho sentito che sei gay, è vero?”, gli avrei detto sì. Nessuno lo ha fatto. Immagino che non vogliano chiedere a un difensore di 120 chili, alto 1 metro e 87, se è gay o no» [ridendo].
Sam si è laureato a dicembre scorso. È cresciuto a Hitchcock, in Texas, a circa 60 chilometri da Houston, è il settimo di otto figli e ha detto di aver sempre ricevuto tutto il sostegno necessario dalla sua famiglia, peraltro segnata da diversi episodi tragici: tre fratelli di Sam sono morti e altri due sono in prigione, e anche lui sarebbe potuto finire male, ha detto, se non avesse scelto di dedicare la sua vita allo studio e al football.
Subito dopo il suo coming out alcuni commentatori sportivi hanno notato un calo piuttosto netto e rapido nelle quotazioni di Sam per il prossimo draft, e alcuni di loro ritengono che la variazione sia in qualche modo legata alle sue dichiarazioni. Durante una partita dimostrativa a gennaio diversi talent scout hanno chiesto al suo manager, Joe Barkett, se Sam fosse fidanzato o se lui lo avesse mai visto con delle ragazze.
Sebbene i movimenti in difesa dei diritti dei gay si siano moltiplicati negli ultimi anni, nello sport le cose non sono cambiate molto, scrive il New York Times, e attualmente non ci sono giocatori apertamente gay in nessuno dei campionati sportivi più importanti d’America (a parte Jason Collins, nella NBA, che però attualmente è senza contratto). Ci sono stati in passato alcuni ex giocatori di football che hanno fatto coming out, come Dave Kopay negli anni Settanta, ma nessuno lo ha mai fatto mentre ancora giocava da professionista. In tempi recenti la NFL – che è il campionato americano con il più alto numero di giocatori, circa 1600 (e nessuno di loro apertamente gay) – è stata duramente criticata da diversi gruppi e da una parte sempre più larga dell’opinione pubblica a causa di una serie di episodi che hanno sostanzialmente confermato un’ostilità dell’ambiente nei confronti dei gay.
Chris Kluwe, ex giocatore dei Minnesota Vikings rimasto senza contratto, ha detto che l’omofobia nella NFL esiste, e ha citato uno dei commenti omofobi del coordinatore speciale della sua ex squadra (“Dovremmo radunare tutti i gay, portarli su un’isola e bombardarla”). Kluwe è convinto che i Vikings non abbiano prolungato il suo contratto a causa delle sue dichiarazioni pubbliche a favore dei matrimoni tra persone dello stesso sesso. Un’altra conferma recente dell’ostilità dell’ambiente degli spogliatoi del football professionistico nei confronti dei gay è arrivata una settimana fa, quando Jonathan Vilma, linebacker dei New Orleans Saints, ha detto che non vorrebbe un compagno di squadra gay.
In un comunicato di domenica sera, la NFL – il cui statuto vieta qualsiasi discriminazione, anche di orientamento sessuale – ha scritto: «Ammiriamo l’onestà e il coraggio di Michael Sam. Michael è un giocatore di football. Qualsiasi giocatore con capacità e determinazione può avere successo nella NFL. Non vediamo l’ora di dargli il benvenuto e offrirgli il nostro supporto nel 2014».
Secondo un’altra giornalista sportiva del New York Times, Juliet Macur, il caso di Sam sarà una prova importante e difficile per la NFL, uno sport la cui identità è stata per anni costruita intorno allo stereotipo del machismo e della violenza. «È una lega piena di maschi alfa muscolosi che si scontrano gli uni contro gli altri per il divertimento di milioni di tifosi», scrive Macur, secondo la quale all’inizio potrebbe essere difficile vedere Sam dopo questo suo coming out, sia per gli spettatori sia per alcuni giocatori in campo, ma “la percezione potrebbe cambiare se una squadra gli darà una possibilità”. «Alcuni tifosi lo ameranno, altri lo odieranno», prosegue Macur, «e alcuni potrebbero rimandare il loro giudizio finché non lo vedranno “strappare le teste” ai suoi avversari esattamente come farebbe qualsiasi altro difensore».
Macur ritiene che ad ogni modo, come accade a tante altre minoranze, Sam “dovrà lavorare di più per dimostrare il suo valore, e i tifosi probabilmente lo giudicheranno con più severità, e lui dovrà fare meglio degli altri esordienti per dimostrare di poter giocare nella NFL”. Molto, conclude, dipenderà anche dal carisma e dalla leadership dell’allenatore negli spogliatoi, e fa l’esempio di Vince Lombardi, uno dei più amati e vincenti allenatori americani di football degli anni Sessanta e Settanta. «Se Sam avesse giocato per Lombardi, certamente avrebbe avuto la sua possibilità di farcela», scrive Macur, ricordando che Lombardi aveva un fratello gay e che ha sempre predicato e promosso un trattamento uguale per tutti i giocatori. «Lombardi faceva le regole e puniva chi le trasgrediva, e non occorreva altro per mettere in riga le sue squadre», conclude Macur.
Il coming out di Michael Sam ha da subito suscitato reazioni di grande apprezzamento da parte di diversi personaggi pubblici. La moglie del presidente degli Stati Uniti Michelle Obama ha scritto su Twitter che Sam “è un’ispirazione per tutti noi” e che è molto fiera del coraggio dimostrato da Sam dentro e fuori dal campo. Anche il vicepresidente Joe Biden si è espresso in termini simili, e altri apprezzamenti sono arrivati da parte di altri giocatori gay americani come Jason Collins della NBA e il calciatore Robbie Rodgers, che gioca nella Major League Soccer.
You’re an inspiration to all of us, @MikeSamFootball. We couldn’t be prouder of your courage both on and off the field. -mo
— FLOTUS (@FLOTUS) 10 Febbraio 2014
Thank you to @MikeSamFootball & all of the players, @mizzoufootball & coaches at @mizzou – your courage is an inspiration to all of us.–VP
— Office of VP Biden (@VP) 10 Febbraio 2014
For the past 2 days I have met with @MikeSamFootball here in LA. He is a great young man who has shown tremendous courage and leadership
— Jason Collins (@jasoncollins34) 10 Febbraio 2014
Very happy for Michael Sam. His courage will inspire millions to live their truth.
— Robbie Rogers (@robbierogers) 10 Febbraio 2014
foto: AP Photo/Brandon Wade