Justin Bieber per vecchi
Cioè per maggiori di 25 anni, spiegato da Mattia Carzaniga con cose che capiscono anche loro: i fratelli Coen, Proust, Michele Serra e i Take That
Mattia Carzaniga, che ha 30 anni e fa il giornalista e lo scrittore, ha scritto per la rivista Studio un profilo del noto cantante canadese Justin Bieber: non una breve biografia, né un’analisi musicale, ma una specie di riflessione sul fatto che gli adulti ne parlano molto senza sostanzialmente saperne niente, soprattutto della sua musica: «Conoscete una, due canzoni di Justin Bieber? No, eppure conoscete lui, conoscete la sua faccia, le notizie da colonnino destro di quotidiano online ics che lo riguardano».
«Mi fai quindicimila battute su Justin Bieber?».
Justin Bieber è un tipo da 140 caratteri, penso io.
Justin Bieber è uno che meriterebbe tutte le pagine della Recherche, penso un secondo dopo.
Alla ricerca. E sia.
Capitolo I: L’icona
Dovrebbe essere l’ultimo capitolo, direte voi. L’arrivo, la conclusione, la controreplica da Direzione del Partito Democratico. M’iscrivo a parlare e dissento. Justin Bieber è un’icona prima di tutto. Come si costruisce un’icona? Come si diventa un’icona, quando ancora si è un adolescente, anche per gli adulti? (Perché stiamo parlando tra adulti, vero?) Riformulo: conoscete una, due canzoni di Justin Bieber? Conoscete un titolo, un ritornello, il bridge manco m’azzardo a chiedervelo. Io ne conosco più di una, ma è un problema mio, mi tiro fuori dalla media. Conosco soprattutto l’album acustico, perché gli album acustici rivelano sempre più di tutti gli altri se l’artista (il famigerato artista) ha stoffa, che sia David Byrne o Taylor Swift – entrambi peraltro superlativi nell’acustico. Ebbene, Justin Bieber ha più di un titolo, più di un ritornello, pure più di un bridge. Ha stoffa, persino quella.Conoscete una, due canzoni di Justin Bieber? No, eppure conoscete lui, conoscete la sua faccia, le notizie da colonnino destro di quotidiano online ics che lo riguardano. Ne parlate in pausa pranzo, è il vostro nuovo benchmark – tra un tupperware di mezze penne al pesto riscaldato al microonde e un’insalata con lo jocca – quando c’è da discutere di gioventù bruciate, di dio-fa’-che-mio-figlio-non-cresca-così, di star consumate alla velocità di un nuovo post. Di icone, appunto. (Aggiornamenti in ordine sparso – «Mi passi l’olio?»). L’hanno fermato per guida oltre i limiti di velocità; ha bisticciato coi poliziotti; era ubriaco; era drogato; era fatto di Xanax. Quel giorno (il giorno in cui è risultato positivo ai test tossicologici) ce la siamo rubata a vicenda, quell’assonanza perfetta: Blue Justin, il pensiero alla protagonista dell’ultimo sopravvalutato Woody Allen, la Cate Blanchett/Jasmine che lamenta «For some reason my Xanax isn’t kicking in», ci sembrava di sentire il cantante diciannovenne dire lo stesso agli agenti.
Avete visto il mugshot in cui sorride come neanche Lindsay Lohan è mai riuscita a fare, «Guarda che cosa nuova mi sta capitando». Avete visto le foto in cui, insieme a uno dei tanti compagni di merende (merendine: nastrine, Kinder colazione più, roba così), succhia le tette di plastica di una spogliarellista, come un Titta di Amarcord che affoga la faccia dentro i seni della tabacchiera. E poi forse avete visto la stessa foto senza le tette, coi due amichetti fotoscioppati in modo da farli baciare tra loro, la ragazzata della ragazzata, un grafico del Wisconsin che si burla con un colpo di mouse della burla di questi ragazzini invitati alle feste per grandi.
Perché Justin Bieber è un’icona di qualunque cosa, è un’icona per tutte le stagioni, nel tempo del web durano qualche ora appena. È un novello James Dean e un attimo dopo un frocetto qualsiasi, è Pinocchio nel paese dei balocchi e poi un grillino anti-kasta, è una vecchia volpe del palcoscenico e poi l’adolescente che posta, twitta, instagramma, come tutti. È una faccia e un corpo su cui puoi scrivere qualunque cosa, basta che tu lo voglia. Lui sembra volerlo, passa da un poster appeso nella cameretta di una piccola fan a una foto segnaletica con la disinvoltura e l’abilità del professionista.
Conoscete una, due canzoni di Justin Bieber? No, perché siete (siamo: che io le conosca è del tutto casuale) vecchi. Da ragazzini, le canzoni dei Take That le sapevate a memoria, probabilmente anticipereste, oggi, le parole di certi testi minori delle Spice Girls. Come andare in bicicletta: una volta che hai imparato da piccolo non lo dimentichi più. Ricordo che la mia classe, in seconda media, propose Thunder degli East 17 come colonna sonora dello spettacolo di fine anno (il professore di musica approvò la scelta). La so oggi come la sapevo allora. Non conoscete le canzoni di Justin Bieber perché vi struggete sui Perturbazione invitati nel cast del prossimo Festival di Sanremo, sull’ultimo album dell’ultimo hipster islandese, sui produttori che stanno dietro le Haim. Siete vecchi, siamo vecchi. Non conoscete Justin Bieber, però conoscete Justin Bieber. L’icona. Perché ci avete sempre creduto. Non lo sapete, ma siete anche voi (lo siamo noi tutti) dei belieber.
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foto: Powers Imagery/Invision/AP Images