Le elezioni in Sardegna
Si vota domenica, ci sono tre candidati principali, e un annoso litigio tra gli elettori del centrosinistra che si rinnova anche qui
Domenica 16 febbraio si voterà in Sardegna per eleggere il nuovo presidente della Regione e il Consiglio regionale. Saranno le prime elezioni importanti del 2014 in Italia, ma non daranno molte indicazioni sull’aria che tira a livello nazionale, considerato che si tratta di elezioni con temi e problemi di scala locale, come hanno mostrato queste settimane di campagna elettorale.
Le basi
La Sardegna è la seconda isola più grande del Mediterraneo, ha una superficie di 24mila chilometri quadrati e conta 1,6 milioni di abitanti, che vivono in otto province. È la terza regione per estensione e l’undicesima per il numero di abitanti. È una regione a statuto speciale e, come prevede la Costituzione, ha diverse autonomie in campo amministrativo. Il Consiglio regionale è l’organo legislativo locale, l’equivalente del Parlamento per l’Italia, ed è attualmente composto da 80 consiglieri (saranno ridotti a 60 con le nuove elezioni), che si riuniscono periodicamente a Cagliari, il capoluogo di regione.
Sistema elettorale
La legge elettorale in Sardegna ha subito diverse modifiche di elezione in elezione. Quella con cui si voterà il 16 febbraio è risultata dalle modifiche effettuate nell’autunno scorso. Viene eletto presidente il candidato che ottiene la maggioranza dei voti e non è previsto ballottaggio, quindi vince chi ottiene anche solo la maggioranza relativa. Se un candidato alla presidenza ottiene almeno il 25 per cento dei voti, le liste che lo appoggiano hanno garantita la maggioranza dei seggi in Consiglio.
Oltre al turno unico, la legge prevede la possibilità di esprimere una preferenza all’interno della lista che sceglie l’elettore. Sulla stessa scheda si votano quindi sia il candidato presidente sia la preferenza per un candidato consigliere. È permesso il voto disgiunto, cioè il voto per una lista e per un candidato presidente non collegati. Il premio di maggioranza viene attribuito con un meccanismo che prevede: il 60 per cento dei seggi se il presidente eletto ha ottenuto il 40 per cento dei voti o più; il 55 per cento dei seggi per una percentuale di preferenze compresa tra il 25 e il 40 per cento; nessun premio di maggioranza se il presidente eletto ha ottenuto meno del 25 per cento dei voti. La soglia di sbarramento è posta al 10 per cento per chi presenta in coalizione, e al 5 per cento per i non coalizzati.
Candidati
Per la carica di presidente della Regione Sardegna concorrono in diversi, anche se stando ai sondaggi è probabile che la sfida sarà principalmente tra tre candidati: Francesco Pigliaru della coalizione di centrosinistra, Michela Murgia come indipendente e Ugo Cappellacci di Forza Italia nonché presidente uscente.
Francesco Pigliaru
A settembre 2013 il centrosinistra ha organizzato le primarie di coalizione per scegliere il proprio candidato. Con il 44,3 per cento delle preferenze aveva vinto Francesca Barracciu, europarlamentare del Partito Democratico. A fine dicembre Barracciu ha però deciso di ritirarsi, dopo avere ricevuto diverse pressioni da parte del PD perché indagata per peculato dalla procura di Cagliari insieme con altri 32 ex consiglieri del centrosinistra e 5 dell’UdC, nell’ambito di una inchiesta sui rimborsi ai gruppi regionali della legislatura 2004 – 2008 (presidenza di Renato Soru).
Dopo un lungo e complicato confronto interno, la coalizione di centrosinistra ha deciso il 6 gennaio di candidare l’economista Francesco Pigliaru, docente dell’Università degli Studi di Cagliari. È nato nel 1954 a Sassari e si è laureato nel 1978 in Scienze Politiche. Dopo diverse esperienze di studio e di ricerca all’estero nel 2003 ha iniziato a occuparsi con continuità di politica, partecipando al Progetto Sardegna di Soru per le regionali del 2004.
Pigliaru è sostenuto da una coalizione molto ricca e varia che oltre al Partito Democratico comprende Sinistra Ecologia Libertà, Italia dei Valori, Partito Socialista Italiano, Rifondazione Comunista, Comunisti Italiani, Centro Democratico, Verdi, Partito dei Sardi, Rosso Mori, La Base, Indipendèntzia Repùbrica de Sardigna e Unione Popolare Cristiana.
Ugo Cappellacci
Nato a Cagliari il 27 novembre del 1960, Ugo Cappellacci è il presidente uscente della Sardegna. Laureato in economia e commercio è stato amministratore di diverse società di ricerca, istituti bancari e presidente di alcune società in campo finanziario. È stato eletto presidente della Sardegna nel 2009 dopo avere ottenuto il 51,88 per cento dei voti. Nel corso del suo primo mandato è stato oggetto di alcune inchieste giudiziarie. Per il crac della municipalizzata del centro di Carloforte è stato assolto con formula piena a metà gennaio, mentre per le indagini nell’ambito dell’inchiesta Fideuram sulla presunta truffa agli enti regionali è stato prosciolto perché il fatto non costituisce reato. È invece in attesa di processo per una inchiesta su una presunta corruzione nell’ambito di alcuni appalti per impianti eolici in Sardegna.
Cappellacci è sostenuto da una coalizione di centrodestra che comprende Forza Italia, Unione di Centro, Fratelli d’Italia, Unione Democratica Sarda e Riformatori Sardi. Nuovo Centrodestra, il partito nato dalla scissione del Popolo della Libertà, ha invece annunciato che non parteciperà alle elezioni perché si deve ancora organizzare sul territorio.
Michela Murgia
Nata a Cabras in provincia di Oristano, Michela Murgia ha 41 anni ed è conosciuta soprattutto come scrittrice: ha scritto tra gli altri il libro “Il mondo deve sapere” su come si vive e si lavora all’interno di un call center di una multinazionale. Ha scritto diversi altri libri e ha sempre mostrato un particolare attaccamento per la Sardegna. È stata educatrice e animatrice nell’Azione Cattolica, facendo da referente regionale nel settore giovani dell’organizzazione.
Sostenitrice dell’indipendenza della Sardegna dal resto dell’Italia, nell’estate del 2013 Murgia ha annunciato di volersi candidare come indipendente alle elezioni regionali. In poco tempo ha raccolto il sostegno di intellettuali e componenti della cosiddetta società civile, ottenendo – almeno stando ai sondaggi – molti consensi che potrebbero portarla a un risultato rilevante alle elezioni.
La polemica sul voto utile
Proprio alla luce del possibile successo della lista di Michela Murgia, negli ultimi giorni diversi esponenti del centrosinistra hanno riaperto l’annoso dibattito sul cosiddetto “voto utile”. Murgia non ha i numeri per vincere le elezioni, dicono, e quindi finirà solo per sottrarre voti importanti a Pigliaru a vantaggio di Cappellacci. Alcuni hanno chiesto esplicitamente a Murgia di rinunciare e di sostenere Pigliaru, in modo da assicurare la sua vittoria ed evitare che sia rieletto Cappellacci. Murgia ha spiegato di credere nel proprio progetto e di volere comunque offrire un’alternativa agli elettori con la sua coalizione Sardegna Possibile. Se questa non raggiungesse il 10%, non otterrebbe neanche un seggio in Consiglio Regionale.
Movimento 5 Stelle
Alle elezioni non parteciperà il Movimento 5 Stelle. I militanti e i dirigenti locali del partito di Beppe Grillo non hanno trovato un accordo per presentare una lista e Beppe Grillo, proprietario del simbolo del partito, non ne ha autorizzato l’uso. Alle ultime elezioni politiche il Movimento 5 Stelle era stato il primo partito in Sardegna, ottenendo i voti del 29,7 per cento degli elettori.