De Caro, il falso Galileo Galilei
L'ex direttore della Biblioteca Nazionale dei Girolamini a Napoli, protagonista di uno dei furti di libri antichi più clamorosi degli ultimi anni, aveva un'altra carriera: quella di falsario
Marino Massimo De Caro è stato il direttore della Biblioteca Nazionale dei Girolamini a Napoli, un’antica e ricca biblioteca nel centro della città, fino a quando non fu arrestato nel maggio 2012 perché accusato di aver sottratto centinaia di preziosi volumi: qui Filippomaria Pontani raccontò le prime fasi di quella incredibile vicenda. De Caro ha confessato i furti: in un primo processo è stato condannato a sette anni.
Flaminia Gennari Santori ha scritto su Doppiozero di un altro lato della “carriera” di Marino Massimo De Caro, forse ancora più incredibile: quella di falsario di libri antichi. Tra questi, una copia del Sidereus Nuncius – il famoso trattato astronomico con cui Galilei elencò le osservazioni astronomiche che contraddicevano la secolare astronomia tolemaica – con tanto di firma dell’autore e cinque acquerelli dello stesso Galilei. Nel 2005 De Caro riuscì a venderla a un antiquario di New York per 500 mila dollari, e per anni gli studiosi furono convinti della sua autenticità. L’autrice ricostruisce la storia – già ripresa qualche settimana fa in un articolo del New Yorker – con l’aiuto di Nick Wilding, uno storico che ha scoperto il falso di De Caro e molti altri dopo di allora.
Nella primavera del 2012 arrivò sulle pagine dei giornali la notizia di un clamoroso saccheggio: da mesi il direttore della Biblioteca Nazionale dei Girolamini a Napoli stava sistematicamente appropriandosi di centinaia di volumi conservati nell’istituto. Tomaso Montanari ne scrisse per primo su Il Fatto Quotidiano descrivendo una scena che ricorda Curzio Malaparte: Vico, il pastore tedesco del direttore, razzolava nella sala centrale della biblioteca, “con un immenso osso di prosciutto tra le fauci” tra cinquecentine ammucchiate sul pavimento e lattine di Coca Cola abbandonate sui banconi seicenteschi (Tomaso Montanari ricostruisce la vicenda in Le pietre e il popolo, Roma, 2013, pp. 46 – 59). Grazie alla testimonianza di Maria Rosaria e Piergianni Berardi, due bibliotecari che avevano assistito sbigottiti a ripetuti saccheggi notturni, i Carabinieri misero la Biblioteca sotto sequestro e nel maggio 2012 la Procura di Napoli arrestò il direttore, Marino Massimo De Caro. De Caro ha confessato il furto dei Girolamini e altri compiuti in diverse biblioteche italiane, ed è stato condannato a sette anni. Attualmente è in attesa di un secondo processo che vede tra i capi d’imputazione anche quello associazione a delinquere.
Forte di un bizzarro curriculum, ancora visibile sulla pagina web del Ministero dei Beni Culturali, Marino Massimo De Caro arrivò al ministero della Cultura con Giancarlo Galan, il quale lo aveva già chiamato come consulente esperto in fonti energetiche al Ministero dell’Agricoltura. Una volta ai Beni Culturali, nel maggio 2011 Galan conferì a De Caro un misterioso incarico di supervisione del patrimonio librario italiano, su probabile suggerimento di Marcello Dell’Utri, e, il mese successivo, la direzione dei Girolamini. Il ministro Ornaghi lo riconfermò, nonostante De Caro fosse già una figura molto discussa nel mondo antiquario.
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