La lettera di Letta sulla sua presenza a Sochi
«Essere in Russia significa esprimere in una dimensione pubblica la nostra concezione di libertà, di comunità, di rispetto dell’altro»
Il presidente del Consiglio, Enrico Letta, ha scritto una lettera al Corriere della Sera per spiegare le ragioni della sua presenza alla cerimonia inaugurale delle Olimpiadi invernali di Sochi, in Russia. Letta sarà presente al contrario dei suoi principali omologhi europei e occidentali, che hanno preferito non partecipare anche per via delle leggi discriminatorie approvate dalla Russia negli ultimi mesi.
Caro Direttore, oggi sarò a Sochi, al fianco dei 113 atleti italiani, all’inaugurazione della ventiduesima edizione delle Olimpiadi invernali. È una scelta che rivendico. Proprio per questo non mi sottraggo al dibattito sull’opportunità della mia presenza. Meglio non andare, qualcuno ha detto. Meglio disertare per manifestare più esplicitamente il dissenso del nostro governo – già peraltro inequivocabile – rispetto alle discriminazioni nei confronti delle persone omosessuali e alla limitazione delle libertà di espressione.
In molti tuttavia hanno preferito esserci, a partire dal segretario generale delle Nazioni Unite, Ban Ki-moon, che senz’altro non può essere tacciato di mollezza nella causa universale di difesa dei diritti.
Non ho la presunzione di assegnare le pagelle su quale sia lo strumento più efficace di affermazione dei propri valori in questa vicenda: se la strada della pressione diplomatica forte, la «moral suasion», i gesti simbolici, il confronto aperto. Per me lo sport non è politica. È però dimensione pubblica. È cultura delle regole, competizione tra pari, aggregazione sociale. In un campo di basket, come in una pista di neve o di ghiaccio, non conta da dove vieni, quanto guadagni, che religione professi, che partito voti. Non conta quali sono le tue inclinazioni sessuali. In un campo e in una pista contano l’agonismo, il sudore, la testa. Vinci o perdi, ma per dare il meglio di te puoi fare affidamento solo sui talenti e la fatica. È così, dopo anni di sacrifici, che i nostri atleti sono arrivati a Sochi. Rappresentano l’Italia. Sfilano dietro il tricolore. Sono portatori dei valori che la nostra bandiera in sé compendia: la libertà, l’eguaglianza, la condanna di ogni forma di discriminazione. Principi inscritti nella Costituzione repubblicana come pure, a ben vedere, nella più profonda identità europea, quella che ha modellato anche lo spirito olimpico, antico e moderno.