L’ultima puntata di Jay Leno, dopo 22 anni
Il presentatore di uno storico programma comico americano – «solido, populista e redditizio» – ha lasciato dopo anni di ospiti incredibili e qualche controversia
Giovedì sera è andata in onda l’ultima puntata del “Tonight Show” della rete televisiva americana NBC condotto da Jay Leno, uno dei più noti presentatori e comici americani. La trasmissione riprenderà il 17 febbraio ma sarà condotta da Jimmy Fallon, che fino a poco fa ha presentato sullo stesso canale il “Late Night Show”. Leno ha condotto il “Tonight Show” per 22 anni, con un breve intervallo di sette mesi fra il 2009 e il 2010; nella parte finale del programma ha ringraziato con un breve monologo tutto il proprio staff finendo poi per piangere, commosso.
Leno ha detto di essere «l’uomo più fortunato del mondo» e di aver passato «i migliori 22 anni della mia vita». Ha anche ricordato che «durante il primo anno dello show persi mia madre. Il secondo anno persi mio padre. Poi morì mio fratello. Dopo tutte queste cose, insomma, ero piuttosto a corto di una famiglia. E la gente che avevo qui diventò la mia. […] Mi dicevano “Ehi, perché non vai alla ABC, o alla FOX? Ma laggiù non conoscevo nessuno. Queste sono le uniche persone che ho mai conosciuto davvero».
Jay Leno ha 63 anni e da quando ne ha 23 fa il comico. Non beve alcool né caffè, è sposato con sua moglie dal 1980 e viene spesso descritto come un gran lavoratore: secondo il New York Times «non prende mai un giorno di vacanza» e insieme al programma televisivo negli anni ha continuato a tenere spettacoli comici. Negli anni Settanta e Ottanta comparve in ruoli minori in molti film americani per la televisione, oltre a essere ospitato come comico da David Letterman nel suo “Late Show” e avere una propria carriera di stand-up comedian (cioè di comico che si esibisce da solo, parlando direttamente al pubblico). Nel 1987 divenne ospite ricorrente del “Tonight Show”, il più noto spettacolo comico televisivo allora condotto dal celebre comico Johnny Carson (che lo presentava dal 1962).
Cinque anni dopo fu scelto dalla NBC per sostituire lo stesso Carson, ruolo che molti all’epoca pensavano spettasse a David Letterman, il cui “Late Show” andava in onda subito dopo il “Tonight Show” (Letterman fu poi assunto dalla rete CBS). La storia originò una nota e popolare controversia fra i due conduttori: Leno infatti venne accusato da molti di aver “approfittato” delle numerose apparizioni al “Late Show” per guadagnare popolarità per poi prendere il posto di Letterman (e all’epoca sembrava che c’entrassero pure alcune pressioni dell’agente di Leno sulla dirigenza del network). La vicenda divenne un libro, The Late Shift, pubblicato nel 1994 dal giornalista del New York Times Bill Carter, e una serie tv della rete via cavo HBO andata in onda nel 1996. Per anni il “Tonight Show” di Leno continuò a fare più ascolti del “Late Show”.
Negli anni i due hanno comunque detto in varie interviste di aver tratto molta ispirazione dallo stile dell’altro; Leno, in una recente puntata del suo show, ha detto che il luogo comune più diffuso che la gente ha su di lui riguarda il suo rapporto con Letterman, che in realtà è buono («ci apprezziamo, ci ho parlato l’ultima volta circa un mese fa»). L’Atlantic ha chiesto a David Letterman di invitare Leno al “Late Show” per «ricordare a una generazione di spettatori – e renderne partecipe quella nuova – di quando le sue apparizioni al “Late Night” fossero imperdibili per chiunque apprezzasse la comicità».
Negli anni Jay Leno ha ospitato nel “Tonight Show” – che va in onda il giovedì sera e dura circa un’ora – moltissimi attori, musicisti e politici: basta scorrere una lista degli ospiti degli ultimi anni per capire che al “Tonight Show” ci è andata praticamente ogni persona che consideriamo oggettivamente famosa (Obama da presidente è stato intervistato due volte). Oltre agli ospiti Leno aveva anche delle rubriche fisse, come il Jay-walk – che prevede alcune interviste di Leno a gente incontrata per strada – e la lettura dei titoli di giornali più strani o che risultano involontariamente comici.
In un articolo di Rolling Stone del 1989 intitolato Jay Leno: Populist King Of Comedy (“Il re populista della comicità”), il giornalista americano Graydon Carter (che ora dirige Vanity Fair) spiegava che Leno «piace sia ai democratici che ai repubblicani; alla gente di campagna come agli hipster; ai bambini e agli anziani; ai bianchi e ai neri. Leno ha costruito questo enorme consenso nel modo più difficile, quello che usavano i politici prima della televisione: un voto alla volta». Quasi 25 anni dopo, l’Atlantic lo descrive «solido, populista e redditizio», spiegando che «ha ridotto un’arte piuttosto fragile a una formula: “Scrivi battute. Raccontale. Incassa l’assegno” [in alcune interviste ha detto di avere l’abitudine di risparmiare per intero il suo stipendio annuale, attorno ai 15 milioni di dollari, e vivere solo con i guadagni dagli spettacoli]». CNN ha messo insieme una lista di 15 fra le sue migliori battute.
(Leno nel 1995 chiese all’attore Hugh Grant – di cui si era appena saputo che aveva tradito la propria fidanzata con una prostituta – «Ma a cosa diavolo stavi pensando?»)
La sua comicità, che molti hanno definito «da uomo della strada», secondo l’Atlantic è resa più credibile dal fatto che «non ha mostrato di avere valori politici dichiarati né le nevrosi che rendono riconoscibili i suoi rivali – la severa autoironia di Letterman, o l’incapacità di Conan O’Brien di stare fermo». In molti insomma lo hanno accusato di avere adottato negli anni una comicità più “facile” e tutto sommato poco originale, sprecando il talento dimostrato ad esempio nei vecchi dialoghi con Letterman al “Late Show”: il comico e presentatore televisivo Jimmy Kimmel, in un’intervista a Rolling Stone del 2013, lo ha definito «uno chef pazzesco che ha aperto un Burger King».
Non è chiaro cosa farà Leno nei prossimi anni. Secondo lo Hollywood Reporter il capo di NBC, Bob Greenblatt, ha detto che «nulla mi renderebbe più felice di trovare il modo di impiegarlo nel nostro canale. Sta a lui decidere». Nell’ultimo anno gli ascolti del programma erano rimasti molti alti, attorno ai quattro milioni di spettatori a puntata.