La storia della “compravendita” dei senatori
Breve riassunto del processo in cui il Senato si costituirà parte civile, che inizierà a Napoli il prossimo 11 febbraio e che vede come imputato lui, l'ex PresdelCons
Mercoledì 5 febbraio il presidente del Senato, Pietro Grasso, ha deciso che il Senato si costituirà parte civile in un processo contro Silvio Berlusconi che inizierà il prossimo 11 febbraio, per la cosiddetta “compravendita dei senatori” nel corso della XV legislatura. Grasso ha rovesciato così il parere del Consiglio di presidenza, che qualche ora prima aveva votato per il no con dieci voti a favore e dieci contrari. Grasso ha detto che:
«l’identificazione, prima da parte del Pubblico Ministero, poi del Giudice, del Senato della Repubblica italiana quale persona offesa di fatti asseritamente avvenuti all’interno del Senato, e comunque relativi alla dignità dell’Istituzione, ponga un ineludibile dovere morale di partecipazione all’accertamento della verità, in base alle regole processuali e seguendo il naturale andamento del dibattimento».
Un anno fa, nel febbraio del 2013, Silvio Berlusconi aveva ricevuto un avviso di garanzia in cui veniva ufficialmente informato di essere indagato dalla procura di Napoli per corruzione e finanziamento illecito ai partiti: il presunto corrotto era il senatore Sergio De Gregorio – eletto nel 2006 con l’Italia del Valori e passato poi al Popolo della Libertà – che il 24 febbraio del 2008 aveva votato contro la fiducia al governo Prodi, contribuendo alla sua caduta. L’indagine, condotta dai pm Henry John Woodock ed Enzo Piscitelli, era cominciata grazie alle dichiarazioni spontanee che De Gregorio aveva fatto ai magistrati, in tre incontri a partire dal 28 dicembre 2012. De Gregorio aveva dichiarato di avere ricevuto 3 milioni di euro – parte come finanziamento alla sua fondazione, parte in contanti e in nero – come compenso per il suo passaggio alla coalizione di centrodestra. Il tramite tra Silvio Berlusconi e De Gregorio sarebbe stato Valter Lavitola, ex direttore dell’Avanti e collaboratore di Berlusconi.
La procura di Napoli aveva chiesto il giudizio immediato nei confronti di Silvio Berlusconi, che era allora deputato alla Camera, di De Gregorio e di Lavitola, ma il gip aveva respinto la richiesta lasciando così che nel giugno del 2013 iniziasse l’udienza preliminare. De Gregorio ha chiesto il patteggiamento, concordando con la procura 1 anno e 8 mesi di reclusione con sospensione della pena, e in ottobre il gup Amelia Primavera – che aveva anche ammesso due delle tre parti civili che avevano chiesto la costituzione in giudizio, l’associazione Codacons e Italia dei Valori, rifiutando invece la richiesta di Antonio Di Pietro – ha accolto la sua richiesta. Valter Lavitola e Silvio Berlusconi sono stati invece rinviati a giudizio: saranno processati davanti al collegio A della V sezione penale di Napoli, a partire dall’11 febbraio 2014.
In una serie di dichiarazioni spontanee durante l’udienza preliminare, Lavitola ha ammesso di avere consegnato delle consistenti somme di denaro a Sergio De Gregorio, dicendo però di non sapere di essere stato solo il veicolo della corruzione. Secondo il Fatto Quotidiano, Lavitola ha detto: «Sono stato corriere inconsapevole. Mi si accusa di avere portato mezzo milione di euro a De Gregorio in un pacchettino. Io ho dato questi soldi black ma sono stato solo un postino, non conoscevo la ragione del pagamento». L’avvocato di Silvio Berlusconi, Michele Cerabona, ha detto che la sua linea difensiva sarà sostenere che il reato di corruzione non si configura: «Non c’è reato in quanto la Costituzione italiana prevede per ogni parlamentare il diritto dell’insindacabilità dei suoi voti». Non si potrebbe insomma provare in modo inequivoco la ragione del passaggio di De Gregorio dal centrosinistra al centrodestra.