Il misterioso attacco alla rete elettrica in California
Una storia da film: nove mesi fa alcuni cecchini hanno messo fuori uso un impianto sparando un centinaio di proiettili, non si sa ancora chi è stato
Martedì 4 febbraio il Wall Street Journal ha ricostruito in un lungo articolo cosa si sa riguardo un attacco avvenuto ad aprile 2013 e diretto a una sottostazione della rete elettrica della California. L’ex capo dell’ente federale per l’energia americano (FERC) lo ha definito “un atto di terrorismo interno”, mentre continua a non essere chiaro chi lo abbia portato avanti e perché.
Il Wall Street Journal ha ricostruito quello che è successo tramite i documenti ufficiali sul caso e alcune interviste. Nessuno è stato ancora arrestato o incriminato per l’attacco, mentre un agente dell’FBI a San Francisco ha detto al giornale che gli investigatori “stanno continuando a setacciare le prove”. Si è però detto molto scettico sulla possibilità che si tratti davvero di un atto di terrorismo, dicendo che non ci sono prove a sostegno di questa ipotesi e che non c’è stata alcuna rivendicazione.
Poco prima dell’una di notte del 16 aprile 2013, scrive il Wall Street Journal, qualcuno si introdusse in una cabina sotterranea non lontana da un’autostrada molto trafficata appena fuori da San José, in California, e tagliò i cavi in fibra ottica della zona. Meno di mezz’ora più tardi, uno o più cecchini aprirono il fuoco sulla vicina sottostazione elettrica di Metcalf, gestita dalla grande società energetica californiana PG&E.
Chi sparò agì per 19 minuti, lasciando sul posto i bossoli di oltre cento proiettili “simili a quelli sparati dagli AK-47”, scrive il Wall Street Journal. Vennero colpiti e messi fuori uso 17 grandi trasformatori della sottostazione e l’autore o gli autori dell’attacco sparirono un minuto prima che arrivasse sul posto un’auto della polizia. La chiamata al 911 da parte di un ingegnere che lavorava in una vicina centrale elettrica era arrivata dopo dieci minuti dall’inizio dell’attacco, ma i poliziotti non poterono entrare nella struttura chiusa a chiave, e andarono via senza notare nulla di strano.
Solo con l’arrivo dei tecnici della società, oltre un’ora più tardi, ci si rese conto della serietà della situazione. Successive indagini portate avanti con l’aiuto di esperti della Marina militare dissero che l’attacco sembrava portato avanti in modo professionale, con proiettili privi di impronte e probabili segnali per i bersagli più importanti. Non è chiaro però se ad agire sia stata una persona o più di una. In un video di sorveglianza si vedono solo alcuni lampi, forse dovuti all’impatto dei proiettili con la rete di sicurezza (ai minuti 1’54”, 2’07”, 2’10”, 2’57” e 3’01”).
La notizia dell’attacco fu subito ripresa dai media locali e lo sceriffo della contea di Santa Clara lo definì “un sabotaggio”, ma presto tutti si dimenticarono dell’incidente, anche perché atti di vandalismo alla rete elettrica avvengono molto di frequente. Sul momento, per evitare un blackout, i tecnici reindirizzarono l’elettricità su altri nodi della rete e chiesero alle altre centrali della Silicon Valley di incrementare la produzione. Ci volle quasi un mese di lavoro per aggiustare tutti i danni.
Chi ha fatto tornare la notizia di attualità – dopo un articolo sull’episodio di Foreign Policy a dicembre scorso, che ha definito l’attacco “in stile militare” – è l’ex capo della Federal Energy Regulatory Commission, l’ente federale statunitense per l’energia. Fino a novembre 2013 il suo responsabile era Jon Wellinghoff, oggi 64enne e socio in uno studio legale di San Francisco, un avvocato esperto di questioni energetiche che cominciò il suo incarico all’inizio dell’amministrazione Obama. Wellinghoff ha definito l’incidente di Metcalf un atto terroristico, suggerendo la possibilità che, se un’azione del genere fosse portata avanti su larga scala, potrebbe causare gravi danni alla rete elettrica di tutto il paese e portare a un blackout in gran parte degli Stati Uniti. Parlando al WSJ, Wellinghoff lo ha definito come “l’episodio di terrorismo domestico rivolto alla rete elettrica più significativo mai accaduto”.
Ha aggiunto di aver tenuto, lo scorso anno, incontri riservati con importanti responsabili degli enti federali, del Congresso e della Casa Bianca per parlare dell’incidente, ma il fatto che siano passati da allora diversi mesi senza che si arrivasse a nessun arresto lo ha reso estremamente preoccupato per la sicurezza delle infrastrutture elettriche e per la possibilità che sia in preparazione un attacco simile ma di maggiori dimensioni. Le stesse preoccupazioni, scrive il Wall Street Journal, sono state espresse da un ex dirigente della PG&E a un incontro sul settore energetico lo scorso novembre. Un portavoce di PG&E non ha fatto commenti sulle possibili motivazioni dell’attacco di aprile 2013, ma ha detto che la società ha aumentato le misure di sicurezza.
Il Wall Street Journal commenta:
I responsabili delle società energetiche e i funzionari delle agenzie federali si preoccupano da tempo del fatto che la rete elettrica sia vulnerabile ai sabotaggi. Ciò è dovuto in parte al fatto che la rete, formata in concreto da tre sistemi che servono diverse aree degli Stati Uniti, è crollata quando piccoli problemi come la caduta di alberi sulle linee di trasmissione hanno creato blackout a cascata. Uno di questi, nel 2003, ha tolto l’energia per giorni a 50 milioni di persone negli Stati Uniti orientali e in Canada.
Molte delle componenti più importanti del sistema sono all’aperto, spesso in località remote, protette da poco più di telecamere e recinzioni. Nella rete, le sottostazioni di trasmissione sono collegamenti critici. Rendono possibile all’elettricità muoversi su lunghe distanze, e servono da nodi per le linee energetiche che si intersecano.
In tutti gli Stati Uniti ci sono circa duemila grandi trasformatori del tipo messo fuori uso a Metcalf, molto difficili da rimpiazzare e dal costo di alcuni milioni di dollari ciascuno. Fino a oggi, le società energetiche si sono preoccupate soprattutto di attacchi informatici, che potrebbero danneggiare la rete di distribuzione interrompendo le comunicazioni o mettendo fuori uso i computer. Il Wall Street Journal dice che negli ultimi tre anni ci sono stati 13 attacchi di questo tipo e, nonostante le società elettriche tendano a non parlarne molto volentieri, nessuno di questi sembra aver causato importanti interruzioni della corrente.
Nello stesso periodo di tempo, prosegue il giornale, ci sono stati invece 274 atti di vandalismo, oltre a circa 700 problemi causati dal tempo atmosferico. Fino all’incidente di Metcalf, i vandalismi erano collegati soprattutto a “furti di metallo, dipendenti scontenti o cacciatori annoiati, che qualche volta tirano a casaccio ai piccoli trasformatori sui pali della luce per vedere cosa succede”.