Il patto tra Google e l’Unione Europea
La società ha stretto un accordo preliminare con l'antitrust europea per dare più spazio alla concorrenza sul suo motore di ricerca, evitandosi una multa miliardaria
Google ha raggiunto un accordo preliminare con l’Unione Europea per risolvere una causa antitrust che si trascinava da quasi quattro anni, per la quale la società rischiava di dovere pagare una multa da diversi miliardi di dollari. L’accordo, che dovrà essere perfezionato nei prossimi mesi, impone a Google di dare più spazio ad altre aziende quando promuove i propri prodotti nelle pagine dei risultati del motore di ricerca. La soluzione raggiunta non convince diverse società concorrenti, che continuano a sostenere la predominanza di Google sul mercato europeo.
Prima di attribuire all’accordo un valore legale, la Commissione Europea si consulterà con la concorrenza di Google in Europa. Joaquín Almunia, il commissario europeo che si occupa dell’antitrust, ha comunque spiegato che difficilmente le osservazioni dei concorrenti potranno portare a significative modifiche dell’accordo da poco raggiunto con Google. Almunia terminerà il proprio mandato entro fine anno, ma ha detto di essere aperto per accogliere qualsiasi osservazione dalle parti interessate sulla vicenda.
In molti stati membri dell’Unione Europea, Google è utilizzato per eseguire circa il 90 per cento delle ricerche su Internet, soprattutto perché non ci sono molte alternative di qualità. Il dato è molto più alto rispetto a quello degli Stati Uniti, dove è il 70 per cento e c’è una maggiore concorrenza, a partire da quella di Microsoft con il suo motore di ricerca Bing.
L’accordo annunciato mercoledì 5 febbraio avrà una durata di cinque anni. In questo arco di tempo Google sarà tenuto a dare più spazio ai servizi concorrenti ai suoi nelle sue pagine dei risultati, negli spazi pubblicitari. Dovrà mostrare e dare la stessa evidenza a tre servizi della concorrenza nelle pagine che mostrano informazioni su ricerche legate a prodotti, ristoranti, hotel e altri servizi. Trattandosi di link promozionali, la concorrenza dovrà comunque pagare qualcosa a Google quando saranno mostrati i suoi prodotti nelle pagine. Il meccanismo sarà supervisionato da un soggetto terzo, che vigilerà anche sui criteri con cui saranno venduti gli spazi alla concorrenza.
Grazie all’accordo, inoltre, chi fa pubblicità su Google potrà pubblicare con più facilità le proprie inserzioni anche sui sistemi della concorrenza, come quelli gestiti da Microsoft e da Yahoo. Google finora aveva imposto una sorta di esclusiva su diversi tipi di pubblicità, rendendo molto difficile la possibilità di usare servizi diversi dal suo per promuovere le proprie cose.
L’accordo non piace a buona parte della concorrenza, Microsoft compresa. Il timore è che nonostante questi aggiustamenti Google mantenga ugualmente la propria posizione dominante sul mercato europeo delle ricerche e della pubblicità online. Alcune società potrebbero decidere di avviare cause contro l’accordo a livello nazionale o nell’ambito della giustizia comunitaria. Viene inoltre criticata la decisione di rendere valido l’accordo per soli cinque anni, tempo ritenuto insufficiente perché si possa verificare un effettivo cambiamento del mercato.
I detrattori ricordano infine che dal 2010, cioè da quando fu avviata la prima serie di verifiche antitrust, le cose sono cambiate sensibilmente: Google ha differenziato ed esteso ulteriormente servizi come Maps, integrati nel motore di ricerca e usati da buona parte dei cittadini europei quando sono online.
Raggiungere un accordo con l’Unione Europea non è stato comunque semplice per Google. Aveva proposto una prima soluzione a inizio 2013, ma era stata rifiutata perché ritenuta inefficace per risolvere il problema della sua massiccia presenza sul mercato. A settembre 2013 Google fece una seconda proposta, che fu nuovamente rifiutata nonostante contenesse buona parte delle cose su cui si è trovato ora un accordo.
Se i termini dell’accordo saranno confermati, per Google si tratterà di un importante successo. La società dovrà cambiare sensibilmente alcune cose del proprio motore di ricerca in Europa, ma in compenso si è evitata una causa antitrust vera e propria dagli esiti imprevedibili, scenario che ha sempre voluto evitare a tutti i costi considerato come andarono le cose con Microsoft. Google ha da subito mostrato di volere collaborare alla risoluzione del problema, facendosi carico degli aspetti tecnici e accettando diversi compromessi per convincere le autorità europee.