Le complicate elezioni in Thailandia
Si è votato oggi, ma l'opposizione non ha partecipato e ha bloccato diversi seggi a Bangkok e nel sud del paese
Domenica 2 febbraio sono cominciate in Thailandia le operazioni di voto per le elezioni anticipate. Il Partito Democratico, il principale partito di opposizione, aveva promesso di boicottare le elezioni e domenica è riuscito a bloccare il voto in 438 seggi della capitale (su un totale di circa settemila) e in tutte le nove province meridionali del paese, dove l’opposizione raccoglie la maggioranza dei voti. Secondo i dati della Commissione elettorale, circa 6 milioni di elettori su un totale di 50 milioni non hanno potuto votare a causa delle proteste. Secondo il governo, l’89 per cento dei seggi non ha subito problemi o ritardi (qui potete leggere la nostra guida al voto di domenica).
Lo scopo delle proteste dell’opposizione è ottenere le dimissioni della presidente Yingluck Shinawatra e invalidare le elezioni, che secondo i sondaggi dovrebbero portare alla vittoria proprio del Pheu Thai, il partito di Shinawatra. Secondo la costituzione thailandese, per convocare un nuovo parlamento è necessario il consenso di almeno 475 parlamentari sui 500 che dovrebbero essere eletti. Se vengono eletti un numero inferiore di parlamentari, non è possibile convocare un parlamento e quindi formare un governo. Con le proteste nel giorno del voto e con quelle che, nelle scorse settimane, hanno impedito la registrazione dei candidati in diversi collegi nel sud del paese, le opposizione sperano di impedire al Pheu Thai di eleggere un numero di deputati sufficiente a convocare il parlamento.
Se si dovesse verificare questa situazione, il governo potrebbe essere costretto a convocare un secondo turno di elezioni. La costituzione, però, prevede che le operazioni di voto si svolgano in un giorno soltanto. Se il governo adottasse questa strategia, i partiti di opposizione potrebbero rivolgersi alla corte costituzionale del paese per invalidare il voto. Secondo il governo, non ci sono stati particolari scontri e incidenti e la situazione è calma, nonostante i manifestanti abbiano impedito l’accesso a numerosi seggi e siano riusciti a bloccare la consegna delle schede elettorali in diverse aree nel sud del paese. Le operazioni di voto nel nord si sarebbero svolte invece senza rallentamenti o blocchi dei seggi. Circa 130 mila tra agenti di polizia e militari sono stati utilizzati in tutto il paese per mantenere l’ordine.
Numerose star della televisione e del cinema non si sono recate a votare a Bangkok, che insieme al sud del paese è uno dei centri dell’opposizione, ha scritto il New York Times. Invece che votare, i manifestanti hanno tenuto dei “picnic” per le strade di Bangkok e di altre città del sud, con musica dal vivo, spettacoli e comizi politici. Non è ancora chiaro quanto le proteste abbiano influenzato l’affluenza ai seggi. Nella giornata di domenica non ci sono stati scontri. Sabato, invece, sette persone sono rimaste ferite da colpi di arma da fuoco a Bangkok, durante gli scontri tra i manifestanti e alcuni residenti che cercavano di registrarsi per il voto.