L’axolotl si è estinto?
Il "mostro d'acqua" del Messico, una salamandra che rigenera il suo corpo, non si trova più nell'unico lago in cui vive
Dopo quattro mesi di ricerche nel lago di Xochimilco nei pressi di Città del Messico, un gruppo di ricerca della Universidad Nacional Autónoma de México (UNAM) non ha trovato un solo esemplare di axolotl, possibile indizio della sua estinzione in ambiente naturale. L’Ambystoma mexicanum, conosciuto con il più abbordabile nome axolotl, è una salamandra che compie il proprio intero ciclo vitale allo stadio di larva (neotenica) e che vive solamente in un ristretto numero di laghi nei pressi della capitale del Messico. È una specie ad altissimo rischio di estinzione e il fatto che non se ne trovino più esemplari in natura sta facendo temere il peggio a molti ricercatori.
L’axolotl ha fattezze simili a quelle della salamandra, con corpo tozzo e la presenza di due ciuffi al lato del capo, all’altezza delle branchie. Può raggiungere i 30 centimetri di lunghezza, vive in acqua sui fondali di sabbia fine e si nasconde spesso tra le radici e le rocce per non farsi vedere dai predatori. Dalle popolazioni locali viene spesso chiamato “mostro d’acqua” ed è anche conosciuto con il nome di “pesce messicano che cammina”.
Il biologo Armando Tovar Garza della UNAM ha spiegato che nel 2013 un team di ricerca ha lavorato per quattro mesi nel complesso di laghi e canali di Xochimilco per trovare qualche axolotl, senza trovarne nemmeno uno. Il problema principale sembra essere l’alto livello di inquinamento nel lago. Questi animali vivono in acque molto ossigenate e pulite, se si trovano in un ambiente con poco ossigeno e alti livello di inquinamento vanno spesso incontro a metamorfosi, diventando esemplari adulti più grandi e con maggiori necessità alimentari.
Secondo l’Accademia delle scienze del Messico, nel 1998 nel lago vivevano circa 6mila esemplari di axolotl per chilometro quadrato. Uno studio realizzato nel 2003 rivelò che la densità era scesa a mille axolotl per chilometro quadrato. Un’ulteriore ricerca, eseguita nel 2008, portò la stima a solo 100 esemplari per chilometro quadrato.
Garza dice che è ancora presto per dichiarare del tutto estinto l’axolotl nel suo ambiente naturale. A partire da febbraio sarà organizzata una nuova serie di ricerche nel lago vicino a Città del Messico con la speranza di trovare ancora qualche esemplare vivo. Il periodo invernale è ideale, perché è quello in cui questi animali si riproducono. I maschi attirano le femmine compiendo una sorta di danza rituale e quando trovano una compagna depongono particolari capsule che contengono lo sperma sul fondale. La femmina le raccoglie e in questo modo avviene la fecondazione, le uova fecondate sono poi deposte attorcigliate intorno a foglie e radici sommerse.
L’axolotl è da tempo oggetto di studio per via della sua capacità di rigenerare parti del proprio corpo. Ne esistono quindi diversi esemplari conservati nei laboratori, che vengono incrociati tra loro per proseguire la specie e gli studi. Il problema è che incrociando esemplari che sono tra loro parenti stretti porta alla nascita di axolotl più deboli e con caratteristiche genetiche differenti da quelle degli animali in natura.