La versione di Angiola Armellini
La proprietaria di 1243 case accusata di aver frodato il fisco per circa 2 miliardi di euro si difende in una lunga intervista su Repubblica («Gli immobili non possono essere fantasmi»)
Aggiornamento: il 3 novembre 2017 il Giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Roma ha disposto l’archiviazione del procedimento contro Angiola Armellini perché “la notizia di reato è da ritenersi infondata”.
Su Repubblica di oggi c’è un’intervista a Angiola Armellini, l’imprenditrice di 56 anni accusata di aver frodato il fisco italiano per circa 2 miliardi di euro tra il 2003 e il 2012, non dichiarando di essere proprietaria di 1.243 immobili. Lo scorso 20 gennaio Armellini, erede di una celebre famiglia di imprenditori romani, era stata denunciata dalla Guardia di Finanza insieme ad altre 11 persone, tutte accusate di associazione a delinquere finalizzata all’evasione fiscale. Le indagini, dirette dalla Procura di Roma e svolte dai finanzieri del Comando Provinciale, avevano mostrato come la donna fosse sempre stata «l’amministratore di fatto» di una struttura societaria molto complessa che trasferiva i capitali nel Principato di Monaco, in Lussemburgo, in Svizzera e in altri cosiddetti “paradisi fiscali”.
Lunedì è corsa all’Agenzia delle Entrate. Martedì ha risposto alle domande del pubblico ministero. Ora è seduta nell’ufficio del suo avvocato, nel cuore del quartiere romano dei Parioli. Alta, un cappotto scuro, un maglioncino grigio, gli orecchini di perle, è Angiola Armellini. Erede dell’impero immobiliare creato dal padre Renato dagli anni Sessanta, è accusata da un’inchiesta della Finanza di aver nascosto al Fisco circa 2 miliardi di euro e di non aver pagato Ici e Imu per 1.243 appartamenti a Roma.
Le accuse sono pesanti.
«Non posso aver nascosto al fisco un patrimonio di 2 miliardi di euro, perché non ho simili ricchezze. È la Guardia di Finanza ad affermare che possiedo un patrimonio di circa 200 milioni di euro. Secondo la Finanza ogni anno, per dieci anni, avrei dovuto indicarlo nella mia dichiarazione, perché le holding sono in Lussemburgo: quindi 200 milioni per dieci anni fa 2 miliardi. Quanto alle imposte, quelle locali, come tutte le altre imposte, le pagano le società, a me riferibili, proprietarie degli immobili».Ma quante case possiede davvero a Roma: mille, diecimila, decine di migliaia?
«Sono titolare di quote in società immobiliari, che espongono in bilancio il patrimonio. Gli immobili non possono essere fantasmi. Le mie società hanno circa 1.200 appartamenti a Ostia, tre alberghi e qualche palazzo che ospita uffici».Si parla di capitali nei cosiddetti Paesi a fiscalità privilegiata, come Principato di Monaco, Lussemburgo, Bahamas.
«Dalla morte di mio padre ho ereditato la situazione più o meno a tutt’oggi esistente. Forse ho sbagliato a non modificarla. Però tutte le società a me riferibili hanno sempre avuto una sede secondaria in Italia: dichiarano i propri redditi in Italia e pagano in Italia le relative imposte. Non ho mai avuto altre ricchezze in paradisi fiscali».Significa che le tasse le paga all’estero e poi di nuovo in Italia?
«No, la società lussemburghese ha pagato soltanto per i redditi degli immobili posseduti in Italia. In Lussemburgo non sono tassati»Gli investigatori le contestano di aver anche spostato, dal 1999 al 2010, la sua residenza nel Principato di Monaco, mentre abitava all’Eur e poi in un palazzo del centro di Roma. È vero?
«In realtà mi sono trasferita a Montecarlo nel 1989 e non nel 1999, quando nacquero i miei figli che hanno frequentato lì tutte le scuole dell’obbligo. Non è vero che ho fissato la mia residenza all’estero per motivi fiscali, ma per motivi di sicurezza, avendo subito personalmente un tentativo di sequestro e mio padre un sequestro durato nove mesi. Alla fine ho dovuto scegliere e sono tornata definitivamente».