• Moda
  • Mercoledì 29 gennaio 2014

I guai di Abercrombie & Fitch

Dopo l'ottavo trimestre consecutivo in perdita la società di abbigliamento ha cambiato presidente (e sta cercando di scrollarsi di dosso una certa immagine)

La casa di moda statunitense per teenager Abercrombie & Fitch ha annunciato che il suo amministratore delegato, Mike Jeffries, non sarà più anche presidente della società, dopo aver ceduto alle pressioni degli investitori per ridurre il suo controllo sul gruppo, che si trova in difficoltà. Arthur Martinez, un ex dirigente della catena statunitense di grande distribuzione Sears, Roebuck & Co., diventerà presidente non esecutivo della società, che ha sede a New Albany, in Ohio.

Abercrombie & Fitch è vicina a dichiarare l’ottava perdita trimestrale consecutiva nelle vendite, scrive Reuters, e le azioni della società hanno perso circa un quarto del loro valore negli ultimi 12 mesi. La decisione di separare il ruolo di presidente e amministratore delegato arriva a quasi due mesi dal rinnovo di un anno del contratto di Jeffries, dopo che era stato ignorato il consiglio dell’azionista Capital LLC di sostituirlo.

Jeffries è stato amministratore delegato per quasi 22 anni: Abercrombie & Fitch era all’inizio un fornitore di materiale ed abbigliamento sportivo ed escursionistico, fino a quando non fu comprata dalla compagnia The Limited nel 1988 e affidata a lui quattro anni dopo. Jeffries ha dovuto affrontare molte critiche per il fatto di aver ceduto negli ultimi due anni grosse quote di mercato a catene “fast fashion” come Zara o H&M. Gli analisti hanno sollevato molte preoccupazioni circa la capacità della società di aumentare le vendite, dicendo che la gestione di Jeffries era più concentrata sui costi di marketing che sulla reale capacità di attrarre teenager nei propri negozi.

Jeffries è stato infatti molto spesso criticato per alcune sue scelte riguardo l’immagine dell’azienda. Nel tempo Abercrombie & Fitch è diventata famosa soprattutto per i suoi commessi avvenenti e per le campagne pubblicitarie sessualmente allusive. L’anno scorso Robin Lewis, co-autore del libro The New Rules of Retail raccontò a Business Insider che Jeffries non gradiva la presenza di giovani in sovrappeso nei suoi negozi, ma solo “persone magre e belle”: per questo motivo nei negozi del marchio erano state vietate le taglie da donna superiori alla 44 (mentre quelle per i capi maschili arrivano fino alla XXL). Questo atteggiamento discriminatorio, unito ai prezzi elevati dei capi (rispetto ad altre catene di abbigliamento per teenager), è secondo molti la causa della crisi dell’azienda: lo scorso novembre, nel tentativo di risolvere la questione e riconquistare gli acquirenti adolescenti, la società ha dichiarato di voler espandere la sua collezione femminile, offrendo taglie più grandi, e iniziando a vendere anche scarpe.