La candidatura a presidente di al-Sisi
L'ha approvata oggi l'esercito egiziano, perché questo è il «desiderio della popolazione»: lui ha deposto l'ex presidente Morsi ed è l'uomo più potente d'Egitto
Lunedì l’organo militare più importante dell’Egitto – il Consiglio Supremo delle Forze Armate (SCAF) – ha dato la sua approvazione alla candidatura a prossimo presidente egiziano al maresciallo di campo Abdul Fattah al-Sisi, l’uomo probabilmente più potente dell’intero Egitto. Secondo molti osservatori, al-Sisi – che da generale guidò il 3 luglio scorso la deposizione dell’ex presidente egiziano Mohamed Morsi – dovrebbe stravincere le elezioni che si terranno alla fine di aprile: in Egitto la sua popolarità è enorme, e nessun candidato delle opposizioni ha mostrato fino ad oggi di poter competere con lui.
La candidatura di al-Sisi a presidente era stata molto discussa in Egitto almeno dalla deposizione di Morsi e dalla nomina del presidente ad interim Adli Mansur. Per diversi mesi, comunque, al-Sisi era stato piuttosto vago, non dando indicazioni chiare sulle sue intenzioni. Le mosse fatte dal governo e dall’esercito egiziano nelle ultime ore sembrano però avere creato tutte le condizioni per una sua candidatura (che era data per scontata da quasi tutti i giornalisti ed esperti che hanno seguito le vicende egiziane dalla scorsa estate): prima, nella mattina di lunedì, Adli Mansur ha attribuito ad al-Sisi il titolo onorifico di “maresciallo di campo” – una mossa che spesso anticipa le dimissioni di un militare dall’esercito. Poi, otto ore dopo, lo SCAF ha annunciato la sua approvazione della candidatura di al-Sisi alle prossime elezioni presidenziali.
Domenica centinaia di migliaia di sostenitori di al-Sisi si sono radunati in piazza Tahrir al Cairo per chiedere all’allora generale di candidarsi alle elezioni. Manifestazioni così numerose a favore di al-Sisi non sono una novità in Egitto. Già dalla scorsa state la sua figura è diventata sempre più popolare: attorno a lui si è sviluppato un vero e proprio culto della personalità, sia grazie alla propaganda portata avanti dagli organi di stampa nazionali, sia perché viene considerato colui che ha messo fine alla fallimentare esperienza di governo dei Fratelli Musulmani.
Ad oggi, comunque, non è facile misurare il livello reale di approvazione degli egiziani verso al-Sisi. A metà gennaio il paese ha votato per l’approvazione della nuova Costituzione scritta sulle proposte del governo e dei militari: anche se i “sì” hanno vinto con il 98 per cento dei voti, l’affluenza è stata piuttosto bassa, solo il 38,6 per cento degli aventi diritto. Molti attivisti laici, che si erano espressi contro il governo dei Fratelli Musulmani, hanno criticato anche la possibilità che l’Egitto sia governato di nuovo da un militare, a soli tre anni dal colpo di stato contro Hosni Mubarak. Ahmad Abd Allah, attivista che manifestò in favore della deposizione sia di Mubarak che di Morsi, ha detto al Guardian: «Non va per niente bene – è come mandare un messaggio alle persone che quello del 3 luglio è stato un colpo di stato. Non abbiamo vissuto il 25 gennaio 2011 [giorno della deposizione di Mubarak, ndr], e il 3 luglio 2013 [giorno della deposizione di Morsi, ndr] per arrivare a questo». Ad ogni modo al-Sisi deve ancora annunciare ufficialmente la sua candidatura e potrebbe farlo una volta che il comitato elettorale egiziano fisserà la data precisa delle prossime elezioni.