Una settimana di quasi guerra a Kiev
Le foto più impressionanti di questi giorni tormentati, tra fiamme, fumo, spari e ghiaccio
Domenica 19 gennaio è cominciata a Kiev, in Ucraina, una fase particolarmente violenta di una protesta che va avanti – sostanzialmente senza interruzioni – dal 21 novembre scorso, quando il governo del presidente Viktor Yanukovich ha interrotto il dialogo con i leader dell’Unione Europea rifiutando un accordo di libero scambio e provocando le reazioni dei tantissimi cittadini ucraini invece favorevoli all’accordo. Nella settimana scorsa, a queste ragioni immutate – e alla richieste di liberare i prigionieri politici, tra cui l’ex primo ministro Yulia Tymoshenko – si sono aggiunte le proteste contro una serie di nuove leggi repressive molto contestate che prevedono fino a cinque anni di carcere per chi partecipa a manifestazioni non autorizzate, e vietano di protestare a volto coperto e di utilizzare megafoni. Al termine di un incontro con i principali leader dei partiti dell’opposizione, sabato 25 gennaio il presidente Yanukovich ha offerto incarichi di governo a due di loro, Arseniy Yatsenyuk e Vitali Klitschko, che hanno rifiutato l’offerta e ribadito le richieste di dimissioni di Yanukovich e di elezioni anticipate.
Negli ultimi giorni, dalle principal strade di Kiev le proteste si sono estese ad altre zone del paese, in particolare nell’Ucraina occidentale, e i manifestanti hanno occupato alcuni edifici governativi in diverse città (Ivano-Frankivsk, Chernivsti, Lutsk, Uzhgorod e Lviv). Ma il centro della protesta – e da settimane punto di ritrovo per gran parte dei manifestanti, violenti e non – rimane Piazza dell’Indipendenza, a Kiev, mentre scontri molto violenti con la polizia continuano a verificarsi nella vicina via Grushevsky, una strada centrale di Kiev che dalla piazza conduce alla sede del Parlamento ucraino ed è occupata dai manifestanti con accampamenti e barricate già da diversi giorni; ma anche vicino allo stadio della squadra di calcio della Dinamo. Sabato mattina alcuni manifestanti hanno cercato di occupare l’edificio del ministero dell’Energia, che si trova in via Khreshatik. Gli scontri della settimana passata hanno provocato in totale la morte di almeno quattro persone.