L’anniversario della rivoluzione in Egitto
Almeno 29 persone sono morte negli scontri tra polizia e manifestanti durante le celebrazioni del terzo anniversario della prima grande manifestazione di protesta al Cairo
Sabato 25 gennaio, terzo anniversario della rivoluzione che portò alla deposizione dell’ex presidente Hosni Mubarak, almeno 29 persone sono morte in una serie di scontri tra polizia e manifestanti in Egitto. Nel pomeriggio la televisione di stato egiziana ha dato la notizia dell’esplosione di una bomba all’ingresso di una caserma della polizia nella penisola del Sinai, che però non ha provocato morti.
Durante la giornata, le forze di sicurezza hanno disperso diverse manifestazioni, alcune organizzate dai Fratelli Musulmani, il movimento politico-religioso che appoggia l’ex presidente Mohamed Morsi, altre organizzate dal movimento “La strada per la rivoluzione”, formato da laici e islamici moderati che si oppongono sia all’attuale governo guidato dai militari sia a un ritorno al potere dei Fratelli Musulmani.
Negli ultimi giorni il governo aveva invitato la popolazione a partecipare attivamente alle cerimonie per celebrare il terzo anniversario dell’inizio della rivoluzione e ha promesso misure di sicurezza particolarmente severe per proteggere le celebrazioni. La mattina di sabato, alcune centinaia di persone si sono radunate a piazza Tahrir, il luogo simbolo della rivolta, e hanno cantato slogan a favore del governo militare e del generale Abdel Fattah al-Sisi, vice-primo ministro e comandante in capo dell’esercito. Alcuni cortei di manifestanti diretti verso piazza Tahrir, alcuni composti da Fratelli Musulmani, altri da gruppi laici, sono stati dispersi con il lancio di lacrimogeni e sparando in aria.
La richiesta del governo di partecipare alle manifestazioni è stata necessaria perché la tensione in Egitto è molto aumentata nelle ultime settimane. Venerdì 24 gennaio al Cairo e nella periferia della capitale sono esplose quattro autobombe che hanno causato la morte di sei persone e il ferimento di altre decine. Gli attacchi sono stati rivendicati dal gruppo Ansar Bait al-Maqdis, una formazione di estremisti islamici che opera da diversi anni nella penisola del Sinai e che è considerato vicino ad al Qaida. Una serie di altri scontri, negli scorsi giorni, ha causato almeno altri 12 morti.